La Città ha presentato la revisione del Psia che prevede una riduzione del 14% della superficie del perimetro. I Comuni vicini sollevano perplessità.
Areoporto di Lugano-Agno, si avvicina la data in cui la Città – con i Comuni di Bioggio, Agno e Muzzano – incontrerà l’Ufficio federale dell’aviazione civile (Ufac). La portata principale dell’incontro previsto per dicembre è la revisione del Piano settoriale dell’infrastruttura aeroportuale (Psia) che prevede, in estrema sintesi, una riduzione del 14% della superficie del perimetro; la rinaturazione e la deviazione del riale Barboi, che potrebbe portare alla creazione di un laghetto e di un parco naturale e la possibilità di allungare in futuro la pista verso sud. A far sorgere alcune perplessità sono proprio questi due ultimi aspetti.
«Non ci convince – ci spiega Thierry Morotti, sindaco di Agno – l’allungamento della pista da sud, non lo abbiamo mai voluto. E poi anche il progetto di rivitalizzazione e riqualifica di tutto il riale Barboi in zona Prati maggiori anche se di fatto rimane al di fuori del perimetro dello Psia. Prima di tutto vorrei sottolineare che non siamo stati coinvolti e in secondo luogo vogliamo anche capire chi lo porterà avanti, se il Cantone o la Città di Lugano, ma soprattutto chi dovrà pagarne gli oneri, visto che si parla di diversi milioni d’investimento». Inoltre, afferma Morotti, «c’è tutta la problematica della strada d’accesso da nord, la via aeroporto. Con il fatto che si voglia riportare a cielo aperto il Barboi ci potrebbe essere anche la possibilità che in futuro venga impedita la realizzazione di questa strada d’accesso che oggi è sterrata. Anche se è un tema che esula forse dal concetto del Masterplan dell’aeroporto sembra che tutti stiano facendo un po’ orecchie da mercante, sia la Confederazione, sia il Cantone, sia la Città».
Di parere simile anche Daniele Bianchi, vicesindaco facente funzione di Bioggio. «L’incontro alla presenza dell’Ufac sarà l’occasione per capire più nel dettaglio il progetto. Il punto cardine per Bioggio è conoscere quali saranno le conseguenze della rinaturazione del riale Barboi, in quanto nella stessa zona in cui si vuole creare una sorta di laghetto, noi, insieme al Comune di Agno abbiamo sempre voluto creare una di strada di servizio per congiungere le due zone industriali ed eliminare così il traffico di automezzi pesanti dalla strada principale (Strada Regina, ndr)». Pertanto Bioggio «di principio non è favorevole alla rivitalizzazione del riale Barboi nella misura in cui impedirebbe la realizzazione di questa strada per l’accesso all’aeroporto da nord. Desideriamo quindi comprendere se si possa trovare una soluzione che funzioni per tutti». Verena Hoschstrasser, sindaca di Muzzano, da noi contattata ha scelto di non rilasciare dichiarazioni in merito per ora.
La revisione dello Psia rappresenta la base indispensabile per il rinnovo della concessione federale d’esercizio alla Città, che scadrà nel 2026. Dopo il ‘fallimento’ della ‘Call for expression of interest’ che aveva l’obiettivo di identificare degli investitori privati interessati ad assumere la gestione dello scalo, Lugano ha deciso di procedere per conto suo alla revisione dello scenario pianificatorio. Per questo è stata costituito il Gruppo di lavoro aeroporto diretto dal municipale Filippo Lombardi e comprendente i direttori delle divisioni comunali interessate e due specialisti esterni, con l’obiettivo di approfondire la strategia cittadina per l’aeroporto e per il coinvolgimento di investitori privati, in vista di una futura partnership pubblico-privata. Lo scorso ottobre, il Piano d’indirizzo – fase precedente la definizione dello Psia – è stato presentato ai tre Comuni toccati. Il documento è dunque ora in consultazione. Nonostante i numerosi tentativi, non abbiamo ottenuto riscontro da Lombardi.
Ma nel dettaglio, quale potrebbe essere l’aspetto futuro dello scalo luganese secondo questa nuova scheda Pisia? Lo abbiamo chiesto a Davide Pedrioli, direttore di Lugano Airport Sa. «In ottica di un aggiornamento tra i bisogni dell’aeroporto e quelli della pianificazione della zona del basso Vedeggio, abbiamo diminuito lo spazio lungo l’argine del fiume Vedeggio, in zona ai Mulini (Muzzano) per lasciar spazio alla futura Circonvallazione stradale Agno-Bioggio. La seconda diminuzione di area è verso i Prati Maggiori (Agno) in considerazione del fatto che non c’è più un grosso bisogno di allargamento delle infrastrutture logistiche quindi delle costruzioni come hangar e terminal. Nella pianificazione precedente – spiega Pedrioli – era prevista una grossa presenza di aviazione di linea, quindi doveva esserci una grossa superficie a disposizione. Adesso l’aeroporto, come tutti quelli regionali, viene riconfigurato in base all’aviazione d’affari, che ha bisogno di meno spazio e di ‘parcheggi’ per gli aerei. L’area delle infrastrutture dell’aeroporto di Lugano corrisponde a circa un terzo di quella degli altri aeroporti regionali svizzeri. Questo è voluto, perché si è attenti a non invadere troppo le superfici per l’avvicendamento delle colture (Sac)».
In totale la superficie viene ridotta di 55mila metri quadrati. A diminuire sarà anche il numero dei movimenti aerei. «Con l’attuale pianificazione siamo a 38mila movimenti annui massimi. È un aspetto importante perché gli aeroporti vengono sempre definiti nella pianificazione federale anche con questa cifra. Adesso questa numero è ridotto a 35mila. Questo perché le necessità e l’utilizzo di questo scalo sono cambiate». Una diminuzione che, sulla carta, non dovrebbe impattare: attualmente i movimenti annui sono circa la metà del massimo consentito.
L’allungamento della pista verso sud «andrà discusso, ma è sempre stato ipotizzato in quanto permetterebbe di raggiungere le lunghezze degli altri due aeroporti regionali di Berna e San Gallo. Si tratterebbe di circa 100 metri in più. In questo modo potremmo avere la disponibilità per aerei sia business sia charter, o per la linea Lugano-Ginevra». L’elemento centrale, che è anche il più appariscente «è il rifacimento delle infrastrutture. Sono costruzioni concepite e realizzate tra gli anni Ottanta e Novanta come provvisorie. Ora, visto che il mercato dell’aviazione regionale a inizio millennio è cambiato completamente e che sono infrastrutture datate, bisogna ripensarle in base alle esigenze odierne, ma vanno rifatte». Tema riale Barboi. «Il concetto del Cantone è quella di spostare in superficie il pezzo del corso d’acqua, circa 700 metri, che scorre in una galleria sotto la pista. In questo modo il Barboi diventerebbe praticamente il perimetro occidentale dello scalo. In questo modo si rafforza l’area di svago che già esiste».
A dicembre, come detto, ci sarà l’incontro con l’Ufac «nel quale verrà presentato il progetto di revisione della pianificazione aeroportuale, dove tutti gli interessati avranno modo di esprimersi. Successivamente toccherà alla Confederazione raccogliere tutti gli atti per poi decidere se questo progetto di revisione della pianificazione è condiviso dagli attori coinvolti. La decisione finale sarà presa dal Consiglio federale, verosimilmente nella seconda metà dell’anno prossimo».