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Pro Velo e Cittadini per il territorio critici sul Pal5

Le due associazioni sottolineano l'assenza di coraggio nelle proposte per ridurre il traffico motorizzato e incrementare la mobilità lenta

Il lungolago di Lugano intasato in un’immagine di qualche anno fa
(Ti-Press/Archivio)
30 ottobre 2024
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Ci si poteva attendere molto di più dal Programma d’agglomerato del Luganese di quinta generazione (Pal5). Soprattutto per quanto riguarda le proposte per ridurre la quota di traffico individuale motorizzato e per incrementare la cosiddetta mobilità lenta. Ne sono convinte e lo hanno sottolineato a più riprese nella loro presa di posizione, che è stata inviata di recente alla Commissione regionale dei trasporti del Luganese, le associazioni Pro Velo e Cittadini per il territorio. Entrambi i sodalizi non sono stati coinvolti nell’elaborazione del voluminoso documento che verrà sottoposto alla Confederazione. Tuttavia, hanno inviato le loro osservazioni.

Amarezza e disappunto: a rischio il tram

Dapprima, le due associazioni esprimono amarezza e disappunto nel constatare l’assenza di proposte efficaci per abbattere il continuo aumento del traffico individuale motorizzato (Tim). Tanto che, agli occhi dei Cittadini per il territorio, nell’attuale contesto la proposta di tram a Lugano non è opportuna, sia perché costa mezzo miliardo di franchi, sia perché sconvolge la viabilità cittadina, non riesce nemmeno a raggiungere gli obiettivi prefissati e nelle ore di punta non impedisce il formarsi di gravi congestioni e paralisi della circolazione sulle strade. Prima di reintrodurre il tram sulle strade cittadine, bisognerebbe ridurre drasticamente la circolazione di auto. In realtà, nel Pal5 un invito simile alle autorità politiche (Città e Cantone), quelle che decidono e stanziano i crediti, è stato ribadito. Quanto vogliano ascoltarlo sarà da valutare. In ogni caso, i Cittadini per il territorio puntano il dito sul fatto che rimane tuttora sulla carta l’obiettivo del Pal5 di cambiare il rapporto d’uso dei trasporti pubblici a Lugano dal 10% al 30%: “Come nel passato non c’è segno di voler iniziare a stringere le viti della circolazione stradale”. Insomma, la mobilità urbana era, resta e, con le misure indicate nel documento, resterà in una situazione caotica e inaccettabile, con i bus incolonnati dietro le auto, visto che sono poche le corsie preferenziali.

Spicca la carenza di piste ciclabili

Anche Pro Velo, nella sua presa di posizione, ha sottolineato che sarebbe stata necessaria qualche misura supplementare per incrementare la mobilità lenta. L’associazione si è limitata a commentare la strategia e le misure riferite alla mobilità ciclistica e alle componenti del traffico che più o meno direttamente la riguardano. Dunque, anzitutto ribadisce le critiche sulla situazione generale in cui si trova il Luganese, sottolineando i ritardi accumulati nella realizzazione dei progetti e la ridotta incisività degli interventi prospettati. Rileva pure, come emerge dal documento, che “solo l’1% degli itinerari risulta essere infrastrutturato tramite piste ciclabili”, che sono “eccessivamente limitate le misure per contenere il traffico”, che la quota degli spostamenti in bicicletta “nell’agglomerato luganese” si limita “al 2-3%”. Pro Velo auspica interventi e progetti di ben altra portata, “se non altro per provare a smarcarsi dalla scomoda posizione di fanalino di coda tra le città svizzere (e non solo) nonché di detentore di non invidiabili primati per quanto invece riguarda la mobilità motorizzata”.

Occorrono interventi infrastrutturali

Anche se le iniziative sono ritenute lodevoli, secondo Pro Velo, “la strategia d’intervento non può limitarsi alla demarcazione di alcune corsie ciclabili, ai diversi semafori dedicati e alla posa di una grande quantità di cartelli indicatori, collocati pure sulle grandi direttrici più trafficate. Richiede invece scelte di campo, creazione di spazi e interventi infrastrutturali. Sarebbe stato auspicabile, in particolare nel comparto cittadino, integrarli con misure chiare in grado di spianare la strada a forme di mobilità più sostenibile in tutto l’agglomerato”. L’associazione ribadisce inoltre di essere favorevole alla pista ciclabile sull’attuale linea ferroviaria di collina della Flp. Pro Velo considera che “realizzare un accesso da ovest alla stazione di Lugano e al polo urbano sia imprescindibile, e indiscutibilmente più importante del mantenimento della linea Flp per i casi di manutenzione o di incidente in galleria della futura linea del tram-treno. Attualmente le condizioni minime di sicurezza e di agio, in questo comparto, ai ciclisti non sono infatti date”.

Una zona a 30 km/h in tutto il centro città

L’associazione insiste sulla possibilità “di accedere alla stazione in bicicletta da Bioggio, da Agno, da Collina d’Oro, da Sorengo, da Muzzano e dalle diverse frazioni in prossimità del percorso non può che costituire un importante incentivo alla mobilità dolce e un efficace freno a quella motorizzata”. Come i Cittadini per il territorio, anche per Pro Velo ci vorrebbero scelte maggiormente coraggiose: sempre che l’ambizione sia quella di “invertire le tendenze delle quote modali della mobilità”. Come? “Alcune scelte possibili anche a breve e con costi relativamente contenuti ci sarebbero” e addirittura “potrebbero fungere da efficace apripista alle realizzazioni più impegnative. Darebbero inoltre un seguito a ciò che si ha avuto il coraggio di fare sul lungolago di Lugano, in via Magatti e in via della Posta: alla base di questi interventi non può che esserci, a sud di via Balestra, una zona a velocità limitata a 30 km/h generalizzata in tutto il centro cittadino”. Questo, continua l'associazione “consentirebbe anche, a chi pedala, di raggiungere con maggiore sicurezza buona parte delle direttrici protette al di fuori del centro cittadino”.

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