Luganese

L’Ata si dimette dalla commissione ‘Strade sicure’

A monte della decisione dell’Associazione traffico e ambiente le varie criticità attorno alla manifestazione Rally del Ticino

Una decisione che vuole evidenziare ‘il comportamento incoerente delle autorità’
(Ti-Press)
22 ottobre 2024
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La decisione è stata presa. E le ragioni che vi si celano dietro hanno un loro peso. Ne è convinta l’Associazione traffico e ambiente (Ata) che ha presentato le proprie dimissioni dalla commissione ‘Stade sicure’. A monte di questo allontanamento, tutte le criticità che sono emerse prima, durante e dopo la manifestazione Rally del Ticino di fine settembre. Tra queste, in estrema sintesi, la decisione della Sezione della circolazione di autorizzare la gara sul territorio di Alto Malcantone, malgrado il Municipio avesse espresso il proprio disaccordo e il fatto che la sicurezza sia interamente demandata agli organizzatori del rally. Ma anche la soppressione di alcune linee dei trasporti pubblici durante le ore di gara e l’inquinamento fonico che è derivato dalla gara.

“La decisione – si legge nella lettera indirizzata al Consiglio di Stato –, presa non alla leggera, vuole evidenziare il comportamento incoerente delle autorità, Dipartimento delle istituzioni in primis, che danno il permesso di usare le strade cantonali come se fossero quelle di un circuito automobilistico privato, in dispregio di tutte le norme di sicurezza, e allo stesso tempo dicono di voler aumentare la sicurezza di tutti gli utenti della strada con le campagne promosse dalla commissione strade sicure”.

‘L’autorità cantonale ha prevaricato il parere di un Comune’

Il primo aspetto critico riguarda l’autorizzazione da parte della Sezione della circolazione di consentire il passaggio della gara anche da Alto Malcantone, malgrado la decisione comunale fosse negativa. “Per la prima volta nella storia di questa manifestazione – si legge – l’autorità cantonale ha prevaricato il parere di un Comune. Un fatto grave a nostro modo di vedere, perché non si riesce a capire, a meno di pensare a forti pressioni politiche, perché forzare la mano a un Comune, quando di strade cantonali ce ne sono molte altre. Strano anche che le motivazioni al diniego di Alto Malcantone siano state chieste dopo un mese e mezzo dal preavviso negativo, in data 5 agosto, in pieno periodo di ferie giudiziarie, quando molte cancellerie lavorano a regime ridotto (solo un caso?)”. Il comunicato stampa divulgato dal
Municipio di Alto Malcantone, in data 20 agosto, “insinua l’idea che gli organizzatori del rally fossero già a conoscenza del fatto che la Sezione della circolazione avrebbe comunque autorizzato il passaggio, infatti ‘a metà luglio, alcuni piloti avevano contattato il Municipio chiedendo conferme sull’esecuzione della prova speciale in quanto gli organizzatori verbalmente riportavano conferme in tale direzione’”.

Non sono mancati pericoli concreti

Il secondo punto sollevato riguarda la sicurezza. “Sicurezza che durante la gara è interamente demandata agli organizzatori del rally, malgrado essi non posseggano le competenze per decidere con cognizione di causa e si avvalgano di personale posto lungo il percorso che non ha alcuna qualifica e che per la maggior parte proviene dall’Italia, quindi senza nemmeno la conoscenza del territorio. La Polizia cantonale non ha più alcuna competenza e anche davanti a pericoli oggettivi non ha il diritto di intervenire”. Pericoli che in effetti non sono mancati. “Durante questa edizione della manifestazione siamo venuti a conoscenza di un caso preoccupante: per permettere ai proprietari di due cavalli – fuggiti dal loro recinto a causa dei forti rumori generati dalle auto in gara – di uscire dalla loro abitazione per andare a cercarli, un agente della Polizia cantonale presente in loco ha chiesto agli organizzatori di fermare la gara per due minuti”’. Purtroppo, prosegue la nota, “la Polizia cantonale ha dovuto rimettersi alla volontà degli organizzatori del rally che hanno deciso di non accordare questa breve interruzione. Ora, ci chiediamo se sia normale che la sicurezza e le esigenze degli abitanti di un’intera regione siano nelle mani di privati, che perseguono il loro scopo e non quello del bene comune”.

‘Stile di guida in totale contrasto con la campagna’

Seguono le motivazioni sul trasporto pubblico e l’inquinamento fonico. L’Ata è rimasta stupita “nel costatare con quanta leggerezza si privano gli utenti dei loro diritti di spostarsi con i mezzi pubblici. E tutto ciò senza nessuna informazione, né alle fermate e nemmeno con un invio a tutti i fuochi toccati dal provvedimento. Scandaloso che il Dipartimento del territorio tolleri una situazione simile, che per altro si era già verificata lo scorso anno in Val Colla”. Stupisce inoltre l’associazione che l’Ufficio prevenzione dei rumori “riesca a emettere un parere favorevole alla gara che provoca un inquinamento fonico enorme”. Infine, conclude lo scritto, “Lo stile di guida aggressivo è in totale contrasto con ciò che insegnano le campagne di ‘Strade sicure’, accentua il rumore e il fatto che gli spettatori siano tentati di emularlo durante tutto l’anno provoca disturbo e mette in pericolo gli altri utenti della strada nei mesi prima e dopo la gara”.

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