La stragrande maggioranza dei votanti si è detta contraria al progetto del Municipio, per il quale era stato approvato un credito di 695mila franchi
Il progetto di ampliamento dell'ecocentro di Magliaso riparte dal via. Il referendum che si opponeva al credito di 695mila franchi è stato infatti largamente approvato dalla popolazione, chiamata alle urne quest'oggi, domenica 22 settembre. «Sono molto soddisfatto – dice, da noi raggiunto, Patrick Nora, promotore e primo firmatario del referendum –. Per dirla con il Nano, abbiamo asfaltato tutto». I numeri mostrano di fatto una netta approvazione per i referendisti, con 148 sì (ossia favorevoli all'ampliamento) e 465 contrari, su un totale di 613 schede valide. «Ero molto titubante sull'esito del voto – ammette il sindaco Roberto Citterio –, ma non mi aspettavo un risultato così chiaro».
Il credito era stato votato dal legislativo nel dicembre del 2023. Nel mese di marzo, un gruppo di cittadini, guidati tra gli altri da Nora stesso, aveva consegnato in municipio 330 firme per opporsi al credito (il numero minimo di firme richiesto era 170).
Come il sindaco stesso aveva spiegato a ‘laRegione’ pochi giorni fa, il Municipio non ha un piano alternativo per l'ampliamento dell'ecocentro in caso di bocciatura. Gran parte del dibattito referendista si concentrava sull'utilizzo della pesatura dei rifiuti, che l'esecutivo voleva implementare per fare in modo che ogni cittadino pagasse in base alla quantità di spazzatura generata. Il sistema, che i firmatari definivano dispendioso e poco efficiente, ad oggi, in tutto il cantone, è utilizzato unicamente dal Comune di Caslano. Nei prossimi giorni – magari già domani, secondo Citterio – il Municipio dovrà quindi decidere il da farsi, se cercare di trovare una soluzione alternativa o archiviare definitivamente il progetto di ampliamento.
«Auspico che il Municipio e il Consiglio comunale – afferma Nora – possano incontrarsi per discutere e valutare di istituire una commissione che possa affrontare il tema in modo più approfondito, e non superficiale come è stato fatto fino a oggi. A me ha spiazzato leggere che il sindaco non ha un piano B. In questo caso dico: se non ha proattività, che dia le dimissioni. Che lascino spazio a gente che è capace di ragionare, e di capire cos’è la politica e cos’è la sensibilità delle persone. Se sono stanchi e stufi, vadano in pensione e lascino spazio ai giovani che hanno sicuramente più volontà. Ci sarà sicuramente qualcuno disposto a studiare un progetto basato su quello che fanno gli altri cento e passa Comuni ticinesi. E non sto parlando di me: non ho alcun interesse a candidarmi per il Municipio o il Consiglio comunale».
Un cavillo che conduceva all'implementazione delle pesature, è un articolo contenuto nel Regolamento comunale per lo smaltimento dei rifiuti, con una postilla che fa proprio riferimento al peso dell'immondizia. Un articolo che ora va necessariamente cambiato. «È solo una formalità burocratica – spiega Citterio –. Si tratta solo di fare una modifica al Regolamento e presentarla al legislativo per una ratifica. Nulla di complicato». Sembra dunque che non sarà necessario un secondo referendum per richiedere la modifica dell'articolo, come paventato nelle scorse settimane da Nora stesso.
Martedì 10 settembre si era tenuta una serata informativa, organizzata dal Municipio, dov'erano stati invitati come relatori Mauro Togni, capo dell’Ufficio dei rifiuti e siti inquinati del Cantone, il progettista Michel Tricarico e Angelo Bianchi, il revisore che si era occupato del piano finanziario. Ma nonostante i relatori fossero lì per difendere il progetto, la serata non si è rivelata positiva per il sindaco. «C'è stata una grande affluenza, la sala era praticamente piena – rivela Citterio –, ma è stata una serata negativa. Non so se siano arrivati in massa i referendisti o se non si siano presentati i favorevoli, fatto sta che c'erano tante persone che avevano firmato il referendum. Già quello non era stato un buon segnale».
«Oramai la democrazia ha deciso, e come Municipio dovremo ritrovarci per capire cosa sia mancato nella nostra comunicazione. Forse i cittadini non hanno compreso il principio di equità o magari a loro sta bene pagare anche per le persone che portano più rifiuti, o forse ancora temevano di pagare nuove tasse. È un peccato, tanto più che il progetto era interamente autofinanziato con la liquidità in cassa, senza dover ricorrere a un prestito bancario».