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Adria, Ferrari smonta la truffa ai danni di banca Wir

Tesi contrapposte tra l’avvocato del 37enne e la legale dell’istituto di credito, che si è allineata alle richieste della procuratrice pubblica

Il cantiere abbandonato che rientra nell’operazione immobiliare oggetto dell’atto d’accusa
(AR)
20 settembre 2024
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«L’inganno nei confronti della banca non sarebbe mai riuscito senza l’agire dell’ex direttore della succursale di Lugano». Mariella Orelli, legale di banca Wir, si associa alle richieste di pena formulate ieri dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, che è stata ringraziata per l’ottimo lavoro svolto per una vicenda molto complessa. Wellauer era fondamentale sia nelle richieste di credito che nelle truffe realizzate per il suo ruolo di direttore nell’aggirare i suoi colleghi che, invece, si sarebbero aspettati un lavoro diligente. Altro che passacarte. Diametralmente opposta, invece, la tesi di Filippo Ferrari, avvocato del 37enne imputato, che ha insinuato più di un dubbio sull'impianto accusatorio alla base dell'accusa di truffa e non soltanto per la chiamata in correità del suo assistito.

‘Wellauer ha tradito la fiducia’

Cominciamo dalla legale dell’accusatrice privata, secondo la quale la banca va risarcita penalmente e civilmente. Orelli ha ribadito la richiesta di risarcimento che ha prodotto agli atti e che si dovrebbe aggirare sui 26 milioni di franchi citati nell’atto d’accusa firmato da Borelli. Con l’obiettivo di corroborare gli argomenti sostenuti della pp, la legale si è dilungata nella spiegazione di quello che ha definito il sistema Wellauer, ossia le modalità attraverso le quali l'ex direttore della filale luganese di banca Wir, fornendo informazioni fasulle, avrebbe ingannato i dirigenti della sede di Basilea, inducendoli a liberare i crediti di costruzione. L’avvocata è sicura che ci sia stato un inganno astuto nei confronti dell’istituto di credito. A maggior ragione, come ha stabilito il Tribunale federale in varie sentenze, se il cliente agisce di concreto in maniera truffaldina con un dipendente della banca. Wellauer avrebbe sfruttato il rapporto di fiducia che l’istituto di credito, per contratto e per regolamento interno, aveva con lui. Un rapporto di fiducia che, come ha sottolineato la legale, è la premessa fondamentale attraverso la quale la banca riesce a funzionare. Perdipiù, ha proseguito Orelli, Wellauer ha incassato mazzette da parte di alcuni imputati, proprio dopo la liberazione dei crediti. Mettendo in evidenza l’accordo raggiunto tra Wellauer e i Cambria, nel 2015, per la costruzione della casa di Cadro con uno sconto di mezzo milione di franchi, l’avvocata si è chiesta come mai abbia ricevuto così tanti soldi in bustarelle (stando all’atto d’accusa 285mila franchi) se avesse avuto il ruolo di semplice postino.

‘Gli imputati non sono stati sinceri’

Nonostante tutti gli sforzi degli avvocati difensori per screditare l’istituto, ha sostenuto Orelli, appare difficile contestare che i crediti ottenuti per un cantiere siano usati quali mezzi propri per accedere ad altri crediti. In questa storia, Wellauer ha tradito la fiducia della banca, i cui dirigenti si fidavano di lui che, peraltro, aveva la competenza per i crediti fino a 1,5 milioni, ha continuato l’avvocato, rievocando l’ammontare del maltolto, pari a circa 50 milioni di franchi, di cui solo una minima parte è stata recuperata. Secondo Orelli, gli imputati non sono stati sinceri nella loro dichiarazioni fornite a processo e, per dimostrare ciò, ha passato in rassegna le operazioni immobiliari riassunte nell’atto d’accusa. In tutti i casi, sistematicamente, i soldi vengono liberati dalla banca, con le indicazioni false date da Wellauer, ha aggiunto l’avvocata. L’agire truffaldino trova pieno riscontro negli atti, nelle conversazioni che avvengono tra gli imputati tramite le numerose chat ed e-mail. Discussioni che appaiono emblematiche nel dimostrare come e quante volte l’ex direttore abbia mentito ai dirigenti del Back Office per agevolare la liberazione dei crediti, arrivando perfino a suggerire di far figurare stipendi gonfiati per avere più possibilità di ottenere i soldi.

‘Non c’è alcun inganno astuto’

Dal canto suo, invece, Filippo Ferrari, legale di fiducia dell’imputato 37enne, nei confronti del quale Borelli ha chiesto una pena di dieci mesi di carcere, sospesi con la condizionale per due anni, ha tentato in ogni modo di confutare i ragionamenti della pp e di Orelli. L’avvocato l’ha presa larga e ha cominciato rievocando una storia che prende avvio tra il 2011 e il 2012 e conosce da vicino, ossia un cantiere in Capriasca, nel quale Adria non c’entra nulla e lui ha tutelato i diritti di una parte in una causa civile. Un primo segnale di qualcosa che non funziona, visto che i crediti di costruzione vengono consumati senza la firma dei clienti, ma la banca, nonostante l’intervento del suo legale, non ha fatto nulla, malgrado sia intervenuta anche la polizia, dopo una denuncia. Ferrari poi parla del cantiere di Riva San Vitale (nel quale Adria non è coinvolta). In quel caso, la banca Wir ha liberato il credito di costruzione di quattro milioni di franchi senza che il promotore immobiliare (che non figura tra gli imputati) ci mettesse un franco. Le altre garanzie a sostegno del credito sono presunti diritti di compera delle proprietà, ma l’istituto, ancora una volta, non fa accertamenti. Ad autorizzare il credito sono stati tre dirigenti di Basilea, come emerge dal documento prodotto da Ferrari, che riporta le dichiarazioni dei vertici della banca in un’udienza civile. Secondo l’avvocato, l’istituto ha certamente subìto un torto ma non c’è stato alcun inganno astuto.

‘Il 37enne va assolto’

Ferrari ha posto una serie di questioni che sono rimaste senza una risposta. Secondo l’avvocato, agli atti mancherebbero elementi per ‘vestire’ il reato di truffa. In ogni caso, il suo assistito va assolto: è l’unico che ha messo dei soldi (circa 1,6 milioni di franchi) nelle due operazioni immobiliari per le quali è stato accusato. Il 37enne non è conoscenza dei retroscena degli altri cantieri. Non c’è nessuna prova che dimostri che lui sapesse o che fosse corresponsabile di truffa. Ferrari sostiene che ci sia un enorme difetto di causalità nella chiamata in correità del suo assistito. L’avvocato ha ricordato anche il verbale di una riunione del Cda di banca Wir, che si è tenuta nel maggio 2015, quando i vertici dell'istituto parlano di qualcosa che non funziona, peccato che il documento sia stato completamente oscurato. Allo stesso modo, Ferrari rievoca l’intesa di risarcimento del danno tra banca Wir e l’assicurazione, che è agli atti ma la cifra è stata censurata.

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