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Manca un solo sì per il parco solare alpino Duragno 

Il 24 giugno il Consiglio comunale è chiamato a dare il proprio consenso per l’unico progetto del Sottoceneri che adempie ai requisiti del ‘Solar express’

In sintesi:
  • Il progetto ha già ricevuto il benestare del Municipio e dell’Assemblea Patriziale 
  • Se realizzato, produrrà energia pari al consumo annuo di 4’000 economie domestiche
Il piano dei promotori
31 maggio 2024
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Un pendio brullo poco visibile dal fondovalle potrebbe diventare il luogo di un progetto pionieristico in Ticino. Si tratta del parco solare alpino Duragno. Un impianto così particolare che il 24 giugno, prima dell’approvazione da parte del Consiglio di stato, anche il Consiglio comunale di Mezzovico-Vira dovrà esprimersi riguardo il principio di idea di politica energetica federale; infatti il Parco Duragno adempie tutti i requisiti del cosiddetto ‘Solar express’, la campagna avviata dal Parlamento svizzero per favorire la costruzione di grandi impianti fotovoltaici in montagna, anche a seguito dell’esito positivo (59% di sì) della votazione popolare sulla legge sul clima del giugno 2023.

L’impianto da sedici gigawattora

Il parco solare che ha già ricevuto sia il benestare del Municipio che dell’Assemblea Patriziale di Mezzovico-Vira, proprietaria del fondo, si situerà in cima alla Valle Duragno, trai 1’700 e i 1’850 metri di altitudine, sul versante rivolto a sud ai piedi della Manèra a poca distanza della capanna del Tamaro gestita dalla sezione bellinzonese dell’Unione ticinese operai escursionisti (Utoe). L’impianto fotovoltaico in questione, qualora dovesse essere realizzato, occuperà otto ettari di superficie dei quali 1,5 coperti dai 15’840 pannelli bifacciali posti su 1’320 vele; avrà una potenza installata di 10 MWp; avrà una produzione invernale di 776 kWh/kWp e produrrà 16 GWh di energia elettrica all’anno, che corrisponde al consumo di 4’000 economie domestiche (stando all’Ufficio cantonale di statistica a Mezzovico-Vira a fine 2023 erano 567). I pannelli saranno a un’altezza di tre metri dal suolo “per permettere il normale sviluppo della vegetazione e il pascolo del bestiame e della selvaggina” e le vele saranno costruite con “fondazioni a vite senza beton per ridurre l’impatto ambientale e permettere un facile smantellamento a fine vita”.

Per quanto riguarda invece l’allacciamento “a oggi già esiste un collegamento elettrico che alimenta l’edificio dell’antenna Swisscom e la capanna Utoe. L’infrastruttura odierna è in grado di trasportare almeno due Megavoltampere ed è quindi sufficiente per allacciare almeno il 10% dell’impianto alla rete”. Per collegare l’intero impianto servirà una nuova linea elettrica che verrà posata sotto terra “tra la Manèra e l’Alpe Foppa per una lunghezza totale di 1’476 metri dei quali il 79% sarà sotto la strada già esistente”. Tutto il materiale necessario per questa grande costruzione, come rimarca il Municipio, “sarà trasportato con una teleferica di cantiere provvisoria che verrà costruita da Armasuisse (il centro di competenza per gli acquisti, la tecnologia e gli immobili del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport, ndr) per i suoi interventi all’interno dell’edificio Manèra”. Si eviterà dunque l’uso di elicotteri “riducendo notevolmente l’impatto del cantiere”.

Un pendio poco visibile

Il luogo scelto dai promotori, risulta essere “particolarmente favorevole” perché, come viene spiegato nel messaggio municipale “il pendio ha tante ore di sole su tutto l’anno e non è coperto da montagne più alte a sud e la superficie è nascosta da altre montagne”, quindi parzialmente visibile solo da Capriasca e dalla Val Colla. Inoltre “la montagna è già antropizzata e potrà approfittare dell’infrastruttura esistente riducendo l’impatto, limitandolo anche a livello ambientale”. In alcuni tratti, però, il terreno presenta un’inclinazione superiore ai 30 gradi con un relativo potenziale rischio di valanghe, un fattore che non viene menzionato dall’esecutivo.

L’interesse nazionale e lo smantellamento

Come viene spiegato nel messaggio municipale che verrà votato dal legislativo dell’Alto Vedeggio “La base legale è l’articolo 71a della legge federale sull’energia (Lene) e la rispettiva ordinanza. L’articolo concerne i grandi impianti fotovoltaici sulle alpi e definisce tre criteri affinché possano essere ritenuti di interesse nazionale: produzione di almeno 10 GWh di energia all’anno, produzione invernale di almeno 500 kWh di energia per ogni kWp di potenza installata e allacciamento alla rete di almeno il 10% della potenza prevista entro la fine del 2025”. Tre requisiti che il parco solare, come spiegato sopra, soddisfa appieno. Inoltre, secondo la Lene, “la realizzazione prevale, in linea di principio, su altri interessi nazionali e regionali e la Confederazione versa un’indennità unica per sussidiare la loro realizzazione”. Infine, “la legge stabilisce che, alla fine del servizio, gli impianti dovranno essere smantellati completamente e la situazione iniziale ripristinata”. Quest’ultimo punto, dopo l’Assemblea patriziale di Mezzovico tenutasi lo scorso dicembre, ha messo in stato di allerta un cittadino, che ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, a nome e per conto dei Liberi pensatori della Carvina: stando alla convenzione stipulata tra il Patriziato e la società anonima promotrice, la S’Rok del già consigliere nazionale Rocco Cattaneo, non è stata inserita alcuna clausola di salvaguardia. Se il progetto, per qualche ragione, sfumasse o la società fallisse, sui terreni rimarrebbero i moduli fotovoltaici posati su una struttura e lo smantellamento sarebbe a carico del Patriziato.

Scadenze da rispettare

In questi mesi in tutta la Svizzera, soprattutto in Vallese e nei Grigioni si sta parlando di importanti progetti di impianti solari sulle Alpi. E il motivo principale apparentemente sono i soldi della confederazione: chi presenterà entro fine 2025 una domanda per la realizzazione di un impianto adempiente ai requisiti del ‘Solar express’, avrà diritto ai contributi federali pari fino al 60% dei costi di investimento e che per il progetto di Rocco Cattaneo nel ‘suo’ Tamaro, ammontano a 46 milioni di franchi. Qualora dovesse andare in porto, la prima pietra, o meglio la prima cella fotovoltaica, sarà posata già questo autunno e il tutto verrà terminato alla fine del 2026. A partire da quella data, precisa il Municipio, “i promotori si sono impegnati ad avere la sede fiscale a Mezzovico-Vira e i cittadini del Comune avranno anche uno sconto di un centesimo al KWh sulla fattura dell’elettricità per i prossimi 30 anni”. A favore del Patriziato locale ci saranno, come indennizzo per il diritto di superficie, 0,5 centesimi per ogni Kw prodotto, per un minimo di 60mila franchi all’anno.

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