Aumentano i pazienti sotto i 30 anni ricoverati al centro terapeutico di Villa Argentina. Il crack rimane una delle sostanze più abusate.
Crack e cocaina rimangono le sostanze più di ‘tendenza’, anche tra giovani e giovanissimi, mentre desta meno preoccupazione, almeno in Svizzera, l’epidemia del Fentanyl. Lo svela Mirko Steiner, direttore del centro terapeutico di Villa Argentina, in occasione del rapporto di attività del 2023. Tra le problematiche emerse, o comunque peggiorate nel corso dello scorso anno, spiccano un incremento di casi psichiatrici, e la difficoltà di reinserimento professionale degli utenti del centro. L’anno scorso è anche aumentato il numero di pazienti rispetto all’anno precedente, che sono passati da 43 a 46, che a sua volta era maggiore rispetto al 2021, quando erano 41.
Il crack continua a essere la droga più consumata dalle persone che finiscono ricoverate, forte anche del prezzo più vantaggioso rispetto alla cocaina, e questo porta a conseguenze negative sulla sicurezza del personale. «Sostanze eccitanti come cocaina e crack inducono l’aggressività – ha detto Steiner – e abbiamo avuto casi di aggressioni fisiche anche gravi». Preoccupa meno la diffusione del Fentanyl, oppioide sintetico fino a 80 volte più potente dell’eroina, che negli Stati Uniti, e più recentemente anche in Italia, sta facendo molto discutere. «Da noi non c’è una situazione paragonabile – spiega Steiner –. Qui è usato con successo come medicinale, anche se pian piano sta uscendo dagli ospedali. Più diffuso è l’abuso di benzodiazepine (farmaci tranquillanti, ndr), ai quali anche i più giovani riescono ad avere accesso, magari ordinandoli da internet o trafugando l’armadietto dei medicinali di un famigliare». L’uso di questi farmaci diventa ancora più grave quando vengono mischiati con l’alcol, che ne amplifica gli effetti.
Per Villa Argentina, il 2023 ha segnato la fine della crisi Covid, con una maggiore stabilità del personale e la riapertura della sede in corso Elvezia a Lugano, che per altro quest’anno festeggia i 40 anni dalla sua apertura. Ma gli effetti della pandemia sono ben lungi dall’essere terminati. «Non so bene cosa abbia fatto – ha detto Steiner – ma il Covid ha scosso molti, anche i bambini. Ci sono molte preoccupazioni riguardo alla fascia adolescenziale, nella quale si registra un aumento di casi di depressione e d’ansia. Condizioni che possono poi sfociare nell’abuso di sostanze, come la cocaina e il crack. So di casi di persone che hanno iniziato a drogarsi in giovanissima età, alcuni già dai 12 anni. Tra le cause di questo fenomeno c’è spesso la pressione sociale e il desiderio di fare gruppo». Nel 2023 si è infatti registrato un aumento dei pazienti di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che costituiscono oltre la metà (24 su 46) dei pazienti totali.
Di questi 46 utenti, 39 sono di genere maschile, una prevalenza che secondo Steiner può avere diverse concause. «C’è da dire che certe dipendenze – spiega –, come quelle da benzodiazepine sono più comuni tra le donne, ma queste le nascondono meglio rispetto agli uomini. Gli uomini tendono a compiere azioni più rischiose, come ad esempio il mettersi alla guida, e questo rende più facile identificarli».
Come detto, sono state riscontrate delle problematiche nel reinserimento lavorativo degli utenti, in parte riconducibili, secondo Steiner, all’eccessivo affidamento alle prestazioni sociali come l’assicurazione invalidità (Ai). «Una parte delle persone è difficile da reinserire – ha affermato –. Il senso di colpa e di vergogna (dovuti al dipendere dai sussidi statali, ndr) stanno scomparendo, e abbiamo avuto casi di persone che si vantano di avere delle rendite sociali». A ogni modo, il centro ritiene il processo di reinserimento generalmente positivo, con tre persone reinserite con successo nel mondo lavorativo, altre tre in un contesto di laboratori protetti, e tre persone che svolgono attività di volontariato. Inoltre, sei pazienti hanno avuto la possibilità di svolgere ore di lavoro di pubblica utilità.