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‘Alcune commissioni di quartiere fraintendono il loro ruolo’

La replica di Michele Foletti ai commissari (‘alcuni si sostituiscono a Cc o Municipio’), sui temi puntuali e sui rapporti coi Comuni vicini

Michele Foletti, municipale dal 2013 e sindaco dal 2021
(Ti-Press)
29 marzo 2024
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Un parziale mea culpa in casi puntuali («si può sempre fare meglio e quando capita di sbagliare non è per cattiva volontà»), un auspicio di correggere il tiro, ma anche determinate critiche rispedite al mittente. «Non tutte le commissioni fanno il loro dovere di sentinella del quartiere. E alcune fraintendono il loro ruolo istituzionale e si sostituiscono alle competenze del Municipio o del Consiglio comunale (Cc)». Parola di Michele Foletti, al quale abbiamo chiesto una replica in seguito alle quattro puntate apparse nelle scorse settimane sul nostro giornale. Pagine, nelle quali i rappresentanti dei quartieri cittadini hanno evidenziato diversi punti critici da provare a risolvere durante la prossima legislatura.

Sindaco, numerose le criticità emerse. A cominciare da una richiesta di maggior coinvolgimento, che è forse l’istanza più trasversale di tutte.

Si può sempre fare meglio. Su tutta una serie di progetti le commissioni sono state coinvolte sin da subito. Penso ad esempio al Piano direttore comunale o alle case Spin (che riuniscono le ex case comunali, ndr). E proprio quest’ultime, per rispondere a una richiesta frequente emersa dalle interviste ossia la mancanza di spazi aggregativi, nelle intenzioni del Municipio devono dare una risposta a quest’esigenza. Però non sempre le commissioni hanno collaborato fornendo le indicazioni richieste. Sono anche state coinvolte su tutto il grosso progetto dei percorsi casa-scuola, come su tutti i temi di edilizia scolastica. Altro tema importante per i quartieri sono i parcheggi e anche in questo caso le commissioni sono state coinvolte più volte, dalle zone blu ai progetti per gli autosili. Capisco anche le richieste relative alle riqualifiche dei nuclei storici. Ma bisogna fare il passo secondo la gamba: compatibilmente con gli investimenti, ne stiamo facendo uno all’anno. Cerchiamo dunque di coinvolgere le commissioni il più possibile e quando ci sono progetti che le riguardano abbiamo dato direttiva ai vari servizi cittadini di appunto coinvolgerle, tramite l’Ufficio quartieri. Poi, è vero, ogni tanto questo non capita, come successo per la proposta dell’asilo nido a Pregassona, quando la commissione è stata coinvolta dopo la presentazione del messaggio. Ma non è per mancanza di volontà.

Come mai capita allora?

Spesso è una questione di tempo. Abbiamo venti, a breve ventuno (con la divisione fra Centro e Loreto, ndr), commissioni e tanti progetti da portare avanti.

A tal proposito, da regolamento il Municipio è tenuto a incontrare ogni commissione una volta a legislatura. Non è un po’ poco?

È sempre per una questione di tempo. In realtà, va detto che gli incontri sono più frequenti. Spesso almeno uno all’anno.

Tornando alle richieste dei quartieri. Altro leitmotiv, è il miglioramento del servizio di trasporto pubblico.

Intanto bisogna dire che non è un tema di sola competenza della Città. I trasporti pubblici sono cofinanziati da Confederazione e Cantone, poi va considerato il ruolo della Commissione regionale dei trasporti e non da ultimo quello delle società operative. Ciò detto, negli ultimi anni c’è stato un aumento importante dell’offerta, soprattutto nelle regioni più periferiche. Dal 2022 c’è stata una crescita delle corse del 75%. Anche queste zone adesso hanno i bus fino alla sera tardi e non solo fino alle 19 o alle 20 come era prima ed è aumentata la cadenza.

Riguardo agli spazi aggregativi, è vero che ci sono le case Spin, ma è altrettanto vero che alcuni quartieri, anche popolosi come Molino Nuovo, non hanno un’ex casa comunale non essendo mai stati Comune. Che soluzioni per loro?

Si ricercano alternative valide. Per quanto riguarda proprio Molino Nuovo, la nostra intenzione è, una volta trasferita l’amministrazione comunale nel Polo sportivo e degli eventi, di concedere Villa Carmine alle associazioni di quartiere. È un bel posto, con un piccolo parco, e crediamo possa rispondere bene alle esigenze locali.

Citavamo prima i parcheggi. Carabbia e Pazzallo aspettano da lungo tempo un autosilo...

Sì. Quello di Pazzallo è un tema infinito, siamo arrivati al Tribunale federale e abbiamo perso per una questione pianificatoria. È passato pochi giorni fa in Cc il messaggio per l’acquisto del terreno sul quale realizzare l’autosilo, con una modifica di Piano regolatore che stiamo portando avanti. Forse non è il progetto che alcuni si aspettavano, ma sarà pur sempre una risposta alle esigenze. Riguardo a Carabbia, il progetto iniziale non piaceva alla commissione di quartiere, sono state fatte anche delle serate pubbliche, e ora stiamo ripartendo per trovare una soluzione che possa piacere.

Si lega al tema del traffico anche quello della sicurezza stradale, che in diversi luoghi non è percepita ancora in maniera adeguata.

Abbiamo presentato al Cc un messaggio per l’introduzione delle zone 30 nei quartieri e purtroppo non è stato preparato un rapporto prima della fine della legislatura. Forse perché l’argomento è divisivo. Si tratta di un piano d’intervento inerente alle strade comunali. Su quelle cantonali va trovata una soluzione con il Cantone, e non è sempre facile. E questo vale anche per i marciapiedi.

Un aspetto interessante che ha sollevato ad esempio la commissione di Pregassona è che attualmente il budget, 3’000 franchi all’anno, è il medesimo per tutti: per i quartieri come il loro che hanno più di 9’000 abitanti e per quelli che ne hanno poche centinaia. Una situazione ritenuta ingiusta. Si può ipotizzare una modifica?

La richiesta è legittima. E oltretutto va considerato che alcune commissioni sono più attive di altre nell’organizzazione di attività e quindi è comprensibile che abbiano l’esigenza di contributi maggiori. Rivedere questi aspetti è sicuramente fattibile. A giugno abbiamo in programma un incontro con tutte le commissioni e discuteremo anche di questo tema.

A proposito di cambiamenti, è in agenda la revisione dell’intero Regolamento delle commissioni ed è previsto che diventino le cosiddette ‘costellazioni’, che saranno meno della metà degli organi attuali.

Attualmente stiamo terminando la revisione delle Linee di sviluppo, in modo da poterle affiancare al Piano direttore comunale. Fatto questo lavoro presenteremo il messaggio al Cc con la richiesta di credito per lo studio dei nove Piani regolatori (Pr), che comprendono altrettante costellazioni. Ogni costellazione sarà rappresentata da una commissione, in tal modo si vuole avere una coerenza tra la gestione del territorio e i quartieri. È una discussione politica che andrà fatta prima con le commissioni e poi con il Cc. Se dovessero opporsi a questa visione, avremo nove Pr e ventuno commissioni di quartiere.

Voi come Municipio avete qualcosa da ‘rimproverare’ alle commissioni?

Tengo dapprima a ringraziare le commissioni per il lavoro che svolgono a favore della comunità e dei quartieri. Detto questo, come in tutti i gremi, il fattore umano è fondamentale. Alcune svolgono bene il loro ruolo di sentinella del territorio, altre meno. Capita talvolta che alcune commissioni, o alcuni presidenti, fraintendano il loro ruolo istituzionale e tendono a sostituirsi alle competenze del Cc o anche del Municipio.

A cosa allude?

Ad esempio quando una commissione presenta ricorso contro una variante di Pr. Chiaramente poi viene giudicata come irricevibile, ma significa che c’è un fraintendimento sul ruolo istituzionale che hanno, non sono associazioni con una propria entità giuridica. Sono organi consultivi, del Municipio e non del Cc. È importante che ciascuno faccia il suo, senza entrare nelle competenze altrui, altrimenti il meccanismo democratico diventa ancor più farraginoso.

Voltando pagina, quest’anno ricorrono i vent’anni dalle aggregazioni del 2004. La prima delle tre ondate, assieme a quelle del 2008 e del 2013, che hanno cambiato il volto di Lugano. Come dimostra il rapporto non sempre semplice con le commissioni di quartiere, la città sta ancora digerendo quel processo. Che bilancio possiamo trarne?

Credo che negli ultimi anni si siano fatti dei passi in avanti importanti. Ricordo che quando sono entrato in Municipio (nel 2013, ndr) durante i primi incontri con le commissioni ai quali avevo partecipato praticamente era sempre un ‘fuoco libero’ contro il Municipio (ride, ndr).

Come mai si era creata questa animosità? Il processo aggregativo era stato forse condotto male o troppo frettolosamente?

È difficile dire e i motivi potrebbero essere diversi. Uno di questo credo che sia il fatto che in diverse commissioni di quartiere sedevano persone che erano state membri dei Municipi e dei Consigli comunali scomparsi con le aggregazioni, persino ex sindaci. E loro interpretavano il ruolo delle commissioni come se fossero dei ‘Municipi di zona’. Con un cambiamento generazionale la collaborazione è migliorata. Inoltre, nel frattempo sono stati portati avanti tanti investimenti nei quartieri e anche questo ha contribuito a rasserenare i rapporti. Certo, non sempre le promesse fatte in fase aggregativa hanno potuto essere poi mantenute, non per cattiva volontà ma spesso per motivi pianificatori. Penso che il processo affinché tutti si sentano luganesi sia ancora lungo, decennale. Ma è anche giusto che le identità dei singoli quartieri restino forti.

Il tema aggregativo in ogni caso da diversi anni è tornato nel cassetto e per ora sembra restarci. Ciononostante sempre di più si parla sul ruolo, anche finanziario, che i Comuni della cintura dovrebbero giocare nei progetti che porta avanti la Città. Come la mettiamo?

Ci sono due aspetti che vanno risolti. Uno è quello della gestione territoriale. A oggi abbiamo tre Pr intercomunali (l’Agenzia Nqc con Canobbio e Porza, quello del Piano della Stampa con Canobbio e quello del Pian Scairolo con Collina d’Oro e Grancia, ndr) e siamo tutti coscienti che da un punto di vista istituzionale hanno dei limiti. La soluzione migliore chiaramente sarebbe aggregare quei territori in un unico comune. Il secondo aspetto per il quale a mio avviso andrebbe trovata una soluzione è quella dei contributi di centralità, che sta diventando una questione non solo per Lugano ma anche per altri Comuni aggregati. I poli mettono a disposizione una serie di servizi che vengono utilizzati anche dai comuni dell’agglomerato, ma gli oneri di costruzione e gestionali restano sulle spalle delle Città. È un tema che in Ticino non si è mai voluto risolvere, a differenza di altri cantoni. A Zurigo per esempio esiste una legge cantonale che regolamenta la partecipazione dei comuni dell’area urbana ai servizi che si trovano in città.

A suo giudizio manca la volontà politica?

Esatto. Il fatto che negli ultimi anni, dopo Lugano, si siano aggregate notevolmente anche Bellinzona e Mendrisio potrebbe cambiare un po’ le cose ora, portando ad aprire quantomeno una discussione a livello cantonale sul tema del cofinanziamento degli oneri di centralità. Per il futuro di questo cantone sarebbe intelligente se a livello cantonale ci si rendesse conto che i poli urbani possono essere i centri di sviluppo sia sociale sia economico. Però andrebbero valorizzati meglio.

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