Pollice verso alla richiesta di aggiungere parcheggi voluta dal Consiglio comunale. Restrizioni sui terreni Ffs: abitazioni e attività terziarie limitate
Bocciati i 140 parcheggi richiesti da una maggioranza del Consiglio comunale di Lugano. E poi, importanti limitazioni agli edifici e ai loro contenuti: altezze più basse, abitazioni e attività terziarie limitate sui terreni di proprietà delle Ffs, stralciati alcuni edifici su sedimi privati. Il Consiglio di Stato (CdS) ha sì approvato la variante di Piano regolatore (Pr) per il comparto Stazione Ffs di Lugano (StazLu2), ma è intervenuto in maniera importante con le cesoie. A tal punto che la pianificazione che ne emerge è significativamente diversa da quella presentata dal Comune nell’autunno del 2020.
È notizia di questi giorni che il CdS ha approvato poco prima di Natale due importanti progetti pianificatori per la città e per l’intero agglomerato. La citata variante StazLu2 e poi il Pr intercomunale per il Campus universitario della Supsi e la copertura della trincea ferroviaria di Massagno (Pr TriMa). E mentre quest’ultimo è stato sostanzialmente accettato e le richieste governative sono più che altro formali, fin da subito è apparsa più problematica la situazione relativa alla variante luganese. A confermarcelo era stato il capodicastero dello Sviluppo territoriale Filippo Lombardi stesso, parlando di restrizioni e modifiche da approfondire, sulle quali non ha dato ulteriori dettagli.
Da nostre informazioni, le censure sembrava riguardassero in particolare le possibilità edificatorie sui terreni delle Ffs. Il condizionale era d’obbligo, in quanto sul ‘Foglio Ufficiale’ sono stati pubblicati gli avvisi e non le risoluzioni e l’Ufficio della pianificazione locale del Dipartimento del territorio, da noi contattato, ha spiegato che al momento non verranno rilasciate ulteriori spiegazioni. Tuttavia, ‘laRegione’ è riuscita a risalire ad alcune informazioni chiave contenute nelle decisioni. Aspetti cruciali, non solo per l’assetto del comparto ma anche per l’iter ricorsuale e in definitiva per eventuali ridiscussioni delle intese fra Ffs e Supsi per la cessione dei terreni dei primi ai secondi per la costruzione del campus universitario. Le Ferrovie, da noi sentite due giorni fa, hanno spiegato che i tempi sono prematuri per valutazioni di questo tenore.
Per semplicità, possiamo suddividere le zone interessate dalle censure principali della variante StazLu2 in tre: il piazzale di Besso con l’ex parcheggio ex Pestalozzi; il comparto edificabile a forma di L tra le vie Besso e Basilea dietro alla stazione; i terreni a sud della stazione dove oggi è situato un parcheggio pubblico. Per quanto riguarda il primo, con un terreno edificabile di proprietà delle Ffs, è stato approvato quasi integralmente, compresa l’autorimessa da 140 stalli. Non sarà invece possibile aggiungerne di altri in superficie per l’edificio che si intende realizzare, mentre il CdS stabilisce che per eventuali aggiunte interrate andrà fatto uno studio di fattibilità nell’ambito del Piano di quartiere. Per quanto riguarda l’edificio, è stato approvato ma senza contenuti abitativi. Ammessi solo quelli formativi, turistici e amministrativi, legati però ai medesimi previsti dal Pr TriMa. Non lo si dice esplicitamente, ma via libera in sostanza a uno stabile che potrebbe essere utilizzato dalla Supsi come appoggio al campus da edificare a nord della stazione.
La scure delle restrizioni si è abbattuta più massicciamente sugli altri due comparti della variante. Ad esempio, sul sedime (privato) dove sorgeva l’ex Posta di Besso all’incrocio fra il piazzale di Besso e via Basilea era inizialmente prevista una torre di 31,70 metri – corrispondente a dieci piani – ma l’altezza è stata limitata a 22,70, in linea con gli altri edifici della zona. Stralciati poi altri edifici che erano previsti più a sud lungo via Basilea, che si trovano ai piedi del quartiere Montarina e che non risultano soggetti al Piano di quartiere. Infine, limiti di rilievo anche sul terreno delle Ffs a sud della stazione, dove oggi si trova un parcheggio pubblico. Lì, le Ferrovie desiderano edificare due stabili a uso misto residenziale e commerciale. Ebbene, oltre ad aver limitato l’altezza a 22,70 metri (invece degli attuali 26,50 possibili), non è stata approvata la destinazione abitativa per il primo stabile (quello più alto), mentre per entrambi i contenuti terziari sono limitati a quanto di pertinenza delle attività alberghiere e della Stazione Ffs.
Infine, la questione parcheggi, che già aveva suscitato ampie discussioni in Consiglio comunale, dove una risicata maggioranza trasversale ma guidata da Lega e Udc era riuscita a far passare un emendamento che chiedeva una sorta di compensazione alla perdita di altri posteggi nel comparto: la costruzione di 140 nuovi stalli sul terreno a nord della stazione, dove è previsto che sorga il campus Supsi. Ebbene, il CdS ha bocciato questa iniziativa: l’incarto inviato al dipartimento non contiene una valutazione tecnica degli accresciuti bisogni di posteggi pubblici, pertanto la richiesta è da considerarsi immotivata.
Prematuri sono i tempi per sapere se i sei ricorsi approderanno al Tribunale cantonale amministrativo, come è ancora presto per le osservazioni di dettaglio dei due Comuni e delle Ffs. Tuttavia, c’è in particolare qualcuno che ha poco tempo da perdere: la Supsi. «Abbiamo esigenza di spazi – conferma il direttore Franco Gervasoni –. La nostra esigenza è di trasferire in una prima fase la Direzione e il Dipartimento economia aziendale sanità e sociale, oggi a Manno, con un orizzonte al 2030. Lo spazio però potrebbe non bastare, abbiamo bisogno di un secondo edificio da affiancare a quello pianificato nel comparto nord». Per questi scopi è stata pianificata la possibilità di edificare un secondo campus sulla trincea, coperta, giusto? «No, quello è più a medio termine, i nostri tempi sono più stretti. Da lì è nata l’idea, con la Città di Lugano e con un accordo di massima con il Cantone, di costruire sul piazzale ex Pestalozzi degli spazi per noi».
In tal modo, continua, «con i due edifici riusciremo in una prima fase a coprire le nostre esigenze. In seguito, se la Supsi si svilupperà ulteriormente, c’è ancora la possibilità di costruire sopra la trincea». I tempi non sono brevi. «Bisognerà attendere probabilmente 8-10 anni per la prima fase. Anche perché per l’ipotesi all’ex Pestalozzi ancora non è stato realizzato il concorso di progettazione». Il comparto, in un futuro a medio termine, potrebbe dunque ritrovarsi con ben tre campus Supsi. Uno scenario che, spiega Gervasoni, rientra nella strategia globale delle Scuole universitarie professionali svizzere. «In diverse città, da ultimo anche a Mendrisio in Ticino, si sceglie di costruire vicino alle stazioni e questo vale anche per Lugano. Portare lì, piuttosto che in altri luoghi, 2’000 persone al giorno è sicuramente una scelta strategica per noi, la città e il cantone. Questo è sì un progetto sostenibile perché molta più gente utilizzerebbe il treno per raggiungerci. Inoltre la costruzione degli edifici porterà sicuramente tanti giovani in città e renderà più vivace la zona».