Comitato apartitico consegna le 218 firme raccolte per chiamare la popolazione alle urne contro il progetto votato da Municipio e Consiglio comunale
«Siamo un comitato apartitico di cittadini che vogliono il meglio per il villaggio in cui risiedono. Come tanti altri, comprese le persone che non hanno sottoscritto la domanda di referendum, ci sentiamo presi in giro dalle autorità politiche di Origlio, che pare non abbiano voglia di ascoltare il parere della maggioranza della popolazione». Si sono presentate così le persone che ieri pomeriggio hanno consegnato alla Cancelleria comunale di Origlio le 218 firme, a sostegno del referendum contro il credito di 1’585’000 franchi, votato dal Consiglio comunale nella seduta di inizio ottobre (16 favorevoli, 4 contrari e due astenuti), per la realizzazione di un ecocentro destinato alla raccolta dei rifiuti e di una zona a servizio del paese. Le firme dovranno ora essere certificate dal Comune. Alla luce del fatto che ne sarebbero bastate 149, a ‘spanne’ possiamo dire che il referendum sia riuscito e gli aventi diritto al voto residenti a Origlio saranno nuovamente chiamati a esprimersi in merito a un credito per l’ecocentro.
Riassumiamo, in estrema sintesi, le puntate precedenti. Come si ricorderà, la popolazione venne chiamata alle urne, la prima volta, nel novembre 2020 e bocciò il credito voluto da Municipio e Consiglio comunale. Allora, il progetto costava di più: il credito votato da Municipio e Consiglio comunale era di 1,825 milioni di franchi. Dopo le elezioni comunali del 2021, l’esecutivo presentò una proposta molto più economica, allestita dallo studio d’ingegneria Brugnoli e Gottardi Sa, al costo di 1,165 milioni di franchi, che però non raggiunse la maggioranza qualificata richiesta in Consiglio comunale. Alla luce di questa seconda battuta d’arresto, l’esecutivo decise quindi di incontrare i gruppi politici in Consiglio comunale per cercare un accordo ampiamente condiviso tra i gruppi politici. La soluzione è stata individuata con un progetto di ecocentro ridimensionato ma previsto sempre nello stesso sedime, con l’allungamento degli orari di apertura e l’inserimento della videosorveglianza. Il messaggio è stato approvato dal legislativo nella seduta del 2 ottobre scorso.
I promotori della raccolta di firme ribadiscono di non essere attivi in politica: «Siamo un comitato apartitico: il fatto che la volontà popolare sia stata ignorata dalle autorità politiche ci ha deluso, ci sentiamo presi in giro. Questo aspetto ha peraltro suscitato nervosismo e amarezza anche in tante persone che condividono quello che pensiamo ma non hanno sottoscritto la domanda di referendum, per paura». I promotori precisano di non essere contrari a un ammodernamento dell’attuale ecocentro che comunque andrebbe sistemato. Aggiungono, tuttavia, che «non siamo nemmeno d’accordo a spendere quella cifra per asfaltare un bosco e fare posto ai rifiuti». Sottolineano inoltre che, ai loro occhi, è parso davvero strano che il Cantone, dopo che si era espresso negativamente per due volte, al terzo tentativo abbia dato il via libera al cambio di destinazione del sedime in una zona per attrezzature ed edifici pubblici». Al di là di questo, insistono, «un’area boschiva di oltre mille metri nella quale scorre un ruscello sparirebbe. E di fatto saremmo chiamati a pagare per abbattere il verde e asfaltare l’area con una spesa eccessiva, che andrebbe ad aggiungersi agli altri milioni di franchi che dovremo spendere per le canalizzazioni». Non ci possono essere dubbi sull’esistenza di quel bosco lungo via Taverne. Che l’autorità cantonale abbia dato luce verde per abbatterlo è un altro discorso.
I promotori del referendum rimarcano pure che «il bel villaggio di Origlio non merita di venir rovinato da una struttura, che verrebbe insediata a ridosso di una zona residenziale. Siamo convinti che si possa individuare una soluzione meno invasiva, facendo attenzione a mantenere il verde attuale». Non solo. Secondo i referendisti, «ci sono un paio di curve lungo la strada cantonale, è larga soltanto cinque metri, quando transita l’autopostale bisogna fare attenzione. Si potrebbero studiare soluzioni alternative, invece di spendere tutti quei soldi». In alternativa cosa proponete? «Vorremmo che il Comune sistemasse gli attuali ecopunti distribuiti sul territorio – dicono i promotori del referendum –. Peccato che i nemmeno i consiglieri comunali abbiano voluto affrontare questo tema e nemmeno valutare una collaborazione con i professionisti del settore, né collaborare con il Comune confinante di Ponte Capriasca».