Contestata sia la residenza di dieci appartamenti nella fascia verde delle ville Walty e Ganser sia la struttura dietro l'edificio progettato da Marazzi
Due contesti diversi ma simili, perché in entrambi i casi, a Lugano, ci sono beni culturali da salvaguardare. La Società ticinese per l’arte e la natura (Stan) ha presentato opposizione a due domande di costruzione. Una contestazione riguarda il quartiere di Montarina con la richiesta di tutela di villa Walty e villa Ganser, l’altra concerne lo storico edificio progettato, in stile Liberty, dall’architetto Americo Marazzi in via Angelo Jelmini, sempre a Besso.
Rispetto alla ‘Città giardino’, progettata dell’architetto Americo Marazzi di Lugano dal 1915, «riteniamo che l’edificio progettato (una nuova residenza di 10 appartamenti proprio sulla fascia verde dei mappali 1025 e 1026, ndr) non s’inserisca in maniera ordinata e armoniosa nel contesto», spiega Tiziano Fontana, presidente della Stan, interpellato dalla ‘Regione’. Fontana tiene a precisare che l’opposizione è stata presentata, «perché vogliamo restare parte attiva e capire come l’autorità comunale valuterà la domanda di costruzione alla luce della Zona di pianificazione introdotta dal Municipio di Lugano a tutela del quartiere di Montarina e della sua ‘Città giardino’ alla luce del ricorso al Tribunale federale, in merito alla prima licenza concessa da Municipio e Consiglio di Stato, che i promotori non hanno ritirato».
D’altra parte, il presidente della Stan afferma che l’obiettivo dell’opposizione non è quello di contrastare l’iniziativa dei promotori. Al contrario, Fontana riconosce il passo avanti legato al previsto restauro conservativo di villa Walty e villa Ganser (anche se non conosciamo i dettagli dell’intervento), inserito nell’ultima domanda di costruzione dai promotori. Attraverso l’opposizione, continua il presidente della Stan, «possiamo entrare nel merito di un eventuale tentativo di conciliazione per rivalutare l’inserimento del nuovo edificio di 10 appartamenti, nell’ottica di giungere a una soluzione che possa salvaguardare la zona e in particolare le due ville che non sono ancora tutelate». La palazzina prevista, nella fascia verde dei due mappali, secondo la Stan, snatura la Città giardino, soprattutto dal profilo urbanistico.
Il discorso è simile, da parte della Stan, nel secondo caso. Dopo l’opposizione alla precedente domanda di costruzione, che prevedeva la demolizione del villino realizzato in stile Liberty su progetto dell’architetto Americo Marazzi, pure il progetto aggiornato è stato ritenuto «ancora piuttosto invasivo», sottolinea il presidente della Stan. In particolare, per quell’edificio ‘attaccato’ al retro della villa. Fontana considera positivamente il fatto che la villa non viene abbattuta. Però, ritiene «necessaria una soluzione più rispettosa dello storico edificio per la struttura che dovrebbe sorgere dietro». Come per il caso di Montarina, la Stan vuole, tramite l’opposizione, restare ‘nella procedura’, affinché si possa forse trovare una soluzione. Il problema è (purtroppo), spesso, «legato agli eccessivi indici di sfruttamento concessi in zone dove ci sono ville storiche e monumenti da tutelare», dice il presidente della Stan.
Secondo la Stan, il nuovo corpo di fabbrica distrugge la facciata nord–est della villa fino a cancellarla. Non solo. La scala d’ingresso verrebbe demolita, l’interno completamente rimaneggiato: verrebbe demolita pure la scala interna, e parte degli spazi all’angolo nord-est verrebbe sacrificata per la costruzione di un ascensore, che troverebbe facilmente miglior collocazione nel nuovo corpo di fabbrica. La Stan si batte da anni per la conservazione delle opere dell’architetto Marazzi e di molti altri architetti del periodo Liberty, che rappresenta la qualità storico-architettonica di Lugano, un valore considerato di interesse generale. La villa che sorge lungo via Angelo Jelmini è in buon stato di conservazione nonostante l’incuria che ha causato qualche danno ad alcune decorazioni in gesso.
Finora, lo stabile è sfuggito all’attenzione delle persone incaricate di allestire l’inventario dei beni culturali da tutelare a Lugano. La Stan attribuisce a una possibile svista la mancanza di una tutela formale della villa e non comprende come mai l’autorità comunale, avvertita del valore storico-culturale dell’oggetto mediante le opposizioni a progetti precedenti, perseveri nell’ignorarne i valori. Consapevole dello scopo sociale del progetto, l’opposizione non contesta la possibilità di realizzare un secondo corpo di fabbrica nella parte del fondo individuata come la più favorevole dai progettisti, ‘purché questo sacrificio comporti un restauro della villa rispettoso dei principi della Carta di Venezia e quelli (simili) della Commissione federale dei monumenti storici’.