Per i fatti alla festa campestre, nel 2019, cambiano le imputazioni e la perizia: venerdì la sentenza
Una festa campestre, qualche bicchiere di troppo e il sesso in auto: lei, una giovane donna che aveva bevuto parecchio, e tre giovani uomini. Un atto non consensuale, questo sostiene la diretta interessata e la pubblica accusa. La donna era d'accordo, raccontano invece gli imputati. I fatti incriminati risalgono al luglio del 2019 nella periferia luganese e si svolsero a margine di un torneo calcistico. La vicenda era già approdata in aula penale lo scorso mese di marzo ma la Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Siro Quadri, aveva chiesto un supplemento di istruttoria. Che è stata presentata nella ‘seconda manche’ di questo processo. Essenzialmente, una nuova perizia psichiatrica sulla presunta vittima. Perizia di cui gli esiti sono stati contestati in aula tanto dalla difesa quanto dall'accusatrice privata. Il procuratore pubblico Zaccaria Akbas ha inoltre esteso l'accusa nei confronti del principale imputato, un 31enne residente nel Luganese (come i due correi, un 27enne e un 25enne) aggiungendo il reato di violenza carnale.
Questo perché, quando lui tornò alla carica per avere un secondo rapporto sessuale, la donna avrebbe manifestato chiaramente il suo rifiuto mentre in una prima fase, pochi minuti prima, a quanto pare lei non avrebbe espresso nitidamente la propria volontà, se non ad atto in corso, agli uomini coinvolti: sempre il 31enne e il 27enne mentre il terzo individuo, il più giovane, era rimasto fuori dall'auto a fare da ‘palo’. Per questa prima situazione l'accusa è di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Il procuratore Akbas ha ribadito le richieste di pena formulate sette mesi fa, ovvero dai 20 mesi sospesi per il più giovane ai 36 mesi, di cui 18 da espiare, per il 31enne, passando per i 28 mesi, di cui 6 da espiare, per il 27 enne. I tre avvocati difensori - Niccolò Giovanettina, Sandra Xavier e Massimo de' Sena - hanno tutti chiesto il proscioglimento dei loro assistiti. La sentenza sarà emessa, sempre in udienza a porte chiuse, venerdì prossimo 27 alle 15.
Dunque, la giovane era ubriaca così pesantemente da non essere più in grado di accettare consapevolmente un atto sessuale? Per l'articolo 191 del codice penale: “Chiunque, conoscendone e sfruttandone lo stato, si congiunge carnalmente o compie un atto analogo alla congiunzione carnale o un altro atto sessuale con una persona incapace di discernimento o inetta a resistere, è punito con una pena detentiva sino a dieci anni o con una pena pecuniaria”. Fin qui la legge.
Come si può immaginare, il problema è proprio stabilire se dopo l’abbondante bevuta la giovane fosse ancora in sé. A proposito del tasso di alcolemia, in aula si è accesa una battaglia fra accusa e difesa, innescata dalla nuova perizia, o meglio dalla decisione del procuratore pubblico di fissare “empiricamente”, per così dire, il tasso di alcolemia al valore ipotetico di 2,64 grammi per mille (dunque assai elevato) basandosi sul calcolo fatto dallo psichiatra che dentro una possibile forchetta variabile tra l'1,3 e il 3,1 per mille (stabilito dalla prima perizia) ipotizzava questo possibile valore, a mò di esempio. Lo stesso psichiatra, analizzando il comportamento successivo della vittima, che guidò l'auto fino a casa e scrisse dei messaggini agli amici, ritiene non vi fosse comunque una inettitudine di grado grave. Questo almeno stando a quanto riferito in aula, dal momento che la perizia non è accessibile alla stampa. La stima dell’effettivo tenore alcolemico nel sangue della vittima è complicato dal fatto che l'esame dello stesso venne fatto solo il giorno dopo i fatti alle 15.30, e ne uscì (a quel momento) uno 0%. I contenuti della nuova perizia sono stati contestati pure dall'accusatrice privata (cioè la presunta vittima) per il tramite dell'avvocato Letizia Vezzoni. Molti i rilievi della difesa a una inchiesta «che è deragliata dai giusti binari» ha detto l'avvocato Niccolò Giovanettina. Il legale del principale imputato ha pure lamentato l'estensione dell'accusa a violenza carnale, motivata dal procuratore «in un paio di minuti». Il difensore del 31enne è stato peraltro ripreso dal giudice Quadri: «Questo non è il processo al procuratore pubblico». Insomma toni alti anche per la posta in gioco, pene detentive (solo in un caso sospesa) per tre giovani attivi professionalmente. Si trovano tutti e tre a piede libero, anche se nel 2019 dopo i fatti trascorsero tre settimane in carcerazione preventive alla Farera.