Luganese

Job Contact perde la causa civile contro l'Ocst e Locatelli

Dopo le irregolarità dell'agenzia interinale negli anni scorsi, respinto dal pretore e dal Tribunale d'appello il risarcimento milionario

Paolo Locatelli, vicesegretario cantonale dell’Ocst
(Ti-Press)
20 ottobre 2023
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È giunta all’epilogo la vertenza tra Job Contact e Ocst. La parola fine l’ha scritta in una recente sentenza, cresciuta in giudicato, la Camera civile del Tribunale d’appello. L’agenzia interinale non ha alcun diritto al risarcimento che aveva chiesto, presentando alla Pretura di Lugano una causa contro il sindacato e il suo vicesegretario cantonale Paolo Locatelli. La società aveva quantificato a un milione di franchi l’indennizzo per il danno economico e di immagine causato alla società dal presunto attacco mediatico subito dal sindacato. Job Contact aveva poi aumentato la pretesa a 3,9 milioni di franchi e aveva spiccato precetti esecutivi per oltre 18 milioni di franchi nei confronti di Locatelli, precetti poi annullati con la sentenza del Tribunale d’appello.

Non luogo a procedere, ma...

Il braccio di ferro tra le parti scaturisce dalle irregolarità, che sono state accertate dall’Ocst e dalla segnalazione inoltrata dal sindacato nell’aprile 2014 alla Sezione del lavoro del Dipartimento finanze ed economia. Dalla segnalazione viene avviato un procedimento penale nei confronti di Job Contact Sa, coordinato dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, che si è concluso con un decreto di abbandono. Un decreto nel quale viene negata, per mancanza di prove, la pretesa risarcitoria di almeno 6 milioni di franchi a titolo d’indennizzo, per il preteso danno economico subito dalla società interinale, che è stata pertanto rinviata al foro civile. Già nel decreto di abbandono, la procuratrice chiarisce però che è stato il comportamento di Job Contact a provocare, di fatto, il procedimento penale.

Cambiati i vertici della società

Nel frattempo, tra il 2014 e il 2016, in maniera imparziale, come ha rilevato il pretore di Lugano, tutti i media hanno pubblicato numerosi servizi sul dumping salariale, sull’apertura dell’inchiesta penale, sul licenziamento in tronco della responsabile della Job Contact della sede di Chiasso e sulle successive denunce penali e richieste di risarcimento avanzate dall’agenzia nei confronti dell’Ocst e di Paolo Locatelli. Dal registro di commercio, risulta che i vertici della società sono nel frattempo cambiati e, fino a prova contraria, l’agenzia interinale ha smesso di operare pratiche scorrette. Come allora, abbiamo provato a raggiungere invano la nuova direttrice, per chiederle un eventuale commento o una presa di posizione, in merito alle due sentenze.

Il sindacato ha fatto il suo lavoro

Il pretore di Lugano Francesco Trezzini, nella sentenza, ha dapprima evidenziato la parità di trattamento riservata dai media alla vertenza tra l’agenzia e il sindacato. Poi, il pretore ha chiarito che il decreto di abbandono significa solo che non sono state rilevate infrazioni penali, ma non dimostra che non ci siano state irregolarità di carattere civile rispetto alle regole. Dalle due sentenze emerge che l’Ocst ha fatto il suo lavoro, ossia l’attività di tutela dei suoi iscritti, che riveste un interesse pubblico preponderante. Tanto più che la controversia, aggiunge il pretore, riguarda un tema sensibile, in quanto proprio la natura interinale del rapporto di lavoro espone il lavoratore a potenziali criticità, che hanno “imposto” il perfezionamento di un Contratto collettivo di lavoro di obbligatorietà generale.

Quel licenziamento in tronco

In sede di appello, la Job Contact Sa lamenta che il pretore non abbia assunto una perizia sul danno economico subito in seguito “all’illegittimo abuso pressante dei mezzi di comunicazione”, da parte del sindacato. Tuttavia, anche il Tribunale d’appello ha confermato la scelta di Trezzini. Del resto, la società non ne ha chiesto l’assunzione in seconda battuta. Il pretore ha reputato che la vicenda legata al licenziamento in tronco della direttrice di Chiasso giustificasse “senz’altro la presa di posizione di Paolo Locatelli del maggio 2014, a maggior ragione rispetto alle dichiarazioni della teste Plebani, licenziata in tronco dopo aver parlato con il Ministero pubblico, che peraltro l’aveva convocata appositamente. La tesi proposta dall’agenzia interinale, secondo cui “il licenziamento in tronco di Valentina Plebani, è giustificato da gravissimi motivi”, non ha invece trovato conferma probatoria.

Il fiato sul collo era dovuto

La seconda sentenza conferma la decisione del pretore che ha rimarcato come l’intento del sindacato era quello di mettere pressione sull'agenzia, non di distruggerla attraverso il racconto di fatti distorti e falsi, usando i media. Questo “fiato sul collo” ha disturbato Job Contact e, riconosce Trezzini, e potrebbe aver avuto delle conseguenze negative sulla redditività. Ma, le due sentenze negano il nesso di causalità tra il danno e le azioni dell’Ocst, visto che la vertenza è da ricondurre alle irregolarità commesse e ammesse dalla società. Irregolarità che giustificavano l’operato sindacale, non solo nel periodo in cui la Job Contact Sa le aveva commesse, ma anche dopo. In merito alla tempistica dell’agire di Ocst, il pretore richiama le irregolarità commesse nel 2016 dalla ex direttrice dell’agenzia, alla quale è stata inflitta una sanzione nell’ottobre 2017.

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