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Bissone, Grosa: ‘Incerti e Ballinari si dimettano’

Per il municipale, sindaco e vice sarebbero responsabili di un danno economico e d’immagine per il Comune. La replica: ‘Richiesta che fa sorridere’

In sintesi:
  • La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la recente notizia del Tribunale federale che ha respinto il ricorso del Comune sulla vertenza relativa alla ditta che si è occupata dei lavori al Lido comunale
  • La vicenda legale risale al 2016
Poca concordia nella casa comunale del borgo
(Ti-Press)
19 settembre 2024
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Danni non solo economici, ma anche di reputazione. Queste, in estrema sintesi, le accuse mosse da Ludwig Grosa ad Andrea Incerti e Ugo Ballinari. Critiche, alla base della richiesta di dimissioni che il municipale di Lega-Udc per una nuova Bissone ha formulato nei confronti di sindaco e vice, entrambi della lista Bissone Unita. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la recente notizia del Tribunale federale (Tf), che ha respinto il ricorso del Comune sulla vertenza relativa alla ditta che si è occupata dei lavori al Lido comunale. Società, dalla quale l’ente pubblico voleva essere risarcito, perché questi lavori non sarebbero stati condotti in maniera adeguata.

Una storia vecchia oltre 15 anni

La vicenda legale risale al 2016, ma ha radici ben più indietro nel tempo. La necessità di sistemare la struttura balneare emerse infatti oltre 15 anni fa. Nel 2007 il Consiglio comunale (Cc) stanziò un credito di poco meno di due milioni di franchi, destinato al rifacimento delle vasche, dell’impianto di filtrazione, alla manutenzione straordinaria delle attrezzature e ad altre migliorie. I lavori vennero ritardati a causa di controversie di natura giudiziaria, anche per via dell’assegnazione dell’appalto, che dilatarono i tempi di realizzazione. Come venne alla luce in seguito, l’aggiudicazione dei lavori da parte dell’allora compagine municipale guidata da Grosa – ai tempi sindaco –, venne giudicata irregolare. Nel marzo 2011, l’esecutivo in carica affidò la commessa al consorzio Acquamauchle (che includeva Acquaplan Sa, la società in causa col Comune) e il contratto tra le parti venne firmato qualche mese dopo. Entrambe le parti erano a conoscenza della nullità e illiceità dell’accordo. Nonostante ciò, proseguirono i lavori ancora da eseguire, sebbene non supportati da delibere valide.

La causa civile risale al 2016

I primi difetti nell’esecuzione dei lavori vennero a galla lo stesso anno, ma il Lido riaprì comunque nel giugno del 2011. Risale invece all’anno successivo l’apertura di un’inchiesta penale per presunte irregolarità commesse nell’ambito del risanamento del Lido a carico di Grosa. Un’inchiesta che venne conclusa con un decreto di abbandono tre anni dopo. Nel 2013, il nuovo Municipio trasmise ad Acquaplan una notifica di difetti inerenti ai lavori deliberati sulla base del capitolato d’appalto del febbraio 2008. Dopodiché, forte del riscontro della prima perizia, l’autorità politica di Bissone spiccò nel dicembre 2015 un precetto esecutivo nei confronti di Acquaplan per la somma di 800’000 franchi. Poco dopo venne avviata la causa civile della quale si dibatte in questi giorni, chiesta dal Cc nel dicembre 2016, per fare luce sulla validità dei lavori e sui costi fatturati dalla società al Comune, ritenuti eccessivi e ingiustificati. Per la causa sono state esperite tre perizie. Dopo il parere già espresso da due periti convocati dalle rispettive parti, è stato commissionato un terzo parere ‘super partes’ ordinato dalla Pretura, che ha messo in evidenza numerose inadempienze nelle quali sarebbe incorsa la società incaricata dell’opera.

Due sentenze opposte

La più significativa inadempienza segnalata da questa nuova perizia riguarda il rifacimento della pavimentazione attorno alle tre piscine, che viene definita “non eseguita a regola d’arte”. Ne emerge un danno accertato nei confronti dell’ente pubblico per alcune decine di migliaia di franchi. Da lì, la richiesta di risarcimento del Comune, sfociata in due sentenze diametralmente opposte. Nel 2022, la Pretura di Lugano si è pronunciata favorevolmente nei confronti del Municipio, condannando la Acquaplan a versare 553’000 franchi e gli interessi a partire dal 2011. Pochi mesi dopo, la Seconda camera civile del Tribunale d’appello capovolge il giudizio, condannando invece il Comune a versare più di 100’000 franchi alla ditta. Nel 2023 dunque il Municipio, con decisione avallata dal Cc, si rivolge al Tf, fino alla sentenza di pochi giorni fa, anticipata dal ‘Cdt’, che ha dato ragione all’Acquaplan Sa. Definitivamente.

L’accusa: ‘Un disastro finanziario’

Una vicenda che per Grosa è stata gestita “in maniera assolutamente inadeguata e con evidente desiderio di vendetta nei miei confronti: era chiaro fin dall’inizio che la causa intrapresa contro la Acquaplan Sa fosse destinata a fallire. Un approccio più ponderato avrebbe suggerito di negoziare un risanamento degli eventuali errori contestati, anziché intraprendere una battaglia legale costosissima che, con termini ormai prescritti, era ovvio che si sarebbe rivelata totalmente inutile e priva di fondamento”. Quella che il municipale definisce come “assenza di una chiara strategia negoziale” in uno scritto consegnato lunedì ai colleghi di esecutivo, avrebbe portato a un “disastro finanziario” per il Comune. Grosa quantifica infatti in oltre 400’000 franchi le spese di vario genere sostenute per portare avanti la vertenza. E quindi? Quindi, la questione si fa politica: “La responsabilità di questa sconfitta legale e finanziaria ricade indiscutibilmente su di voi e sul vostro gruppo politico”. Ricordando le proprie dimissioni, l’ex sindaco ha infine invitato Incerti e Ballinari a farsi da parte e qualora questo non avvenisse ha preannunciato che si muoverà secondo quanto previsto dalla legge, ossia iniziando la raccolta di firme per la destituzione in corpore dell’esecutivo e il ritorno dunque alle urne per il movimentato borgo.

La risposta: ‘Agito nella legalità’

«Non abbiamo ancora le motivazioni della sentenza del Tf, quindi più di tanto non possiamo dire e non vogliamo nemmeno fomentare le polemiche – spiega a ‘laRegione’ Ballinari –. Tuttavia, la richiesta di dimissioni fa sorridere, per usare un eufemismo. Soprattutto perché arriva da chi il problema lo ha creato, che è esattamente chi chiede le dimissioni. Ricordo che la problematica è nata dal fatto che il Cc ha ordinato al Municipio di non pagare la fattura da 1,1 milioni perché bisognava fare i controlli sui lavori, ma il Municipio, e Grosa era sindaco, l’ha pagata lo stesso. Inoltre, la prima sentenza ha riconosciuto che i lavori non erano stati fatti a regola d’arte, mentre la sentenza successiva si è espressa sui termini di prescrizione. Purtroppo siamo arrivati tardi per poter recuperare qualcosa, ma questo non cambia quel che è stato scritto sui lavori». E l’ipotesi di una raccolta firme per una destituzione vi preoccupa? «No. È un diritto democratico e i Municipi che hanno portato avanti negli anni le decisioni del Cc hanno agito nella legalità».

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