Luganese

Giorgio Giudici infortunato ma assolto dall'accusa di truffa

Prosciolti anche gli altri due imputati, il caso riguardava una grossa compravendita di azioni fra il 2012 e il 2014

Giorgio Giudici
(Ti-Press)
11 ottobre 2023
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È stata sicuramente una giornata difficile da dimenticare per Giorgio Giudici, che in mattinata era atteso nella veste di imputato davanti alla Corte della Pretura penale. Salendo le scale dell'Archivio di Stato, a Bellinzona, dove era stata predisposta l'aula, l'ex sindaco di Lugano è caduto malamente sui gradini in pietra, procurandosi una frattura del naso. Mentre il 78enne Giudici veniva soccorso dall'ambulanza, il processo iniziava alla presenza di solo uno dei tre imputati, difesi da Goran Mazzucchelli, Bay Roy, e Kouloud Raffalla Matta Nassif. Un dibattimento piuttosto rapido, terminato già nel pomeriggio con l'assoluzione di tutti gli imputati per non aver commesso i reati contestati, rispettivamente complicità in truffa e tentata truffa. Il Ministero pubblico aveva già emesso un decreto di abbandono, cassato però dalla Corte dei reclami penali che ha costretto a istituire un processo.

Google map in salsa cinese

L'incarto riguardava gli affari della VrWay international Ltd e della sua partecipata, la VrWay communication Sa il cui Consiglio di amministrazione era presieduto dallo stesso Giudici. A inizio 2012 viene deciso di mettere in vendita azioni della ‘international’ (a quei tempi quotate in borsa) per finanziare la ‘communication’, che aveva in programma un investimento nel campo delle nuove tecnologie. Precisamente, intendeva realizzare una sorta di Google map su territorio cinese, con immagini a 360 grandi e quant'altro. Per la cronaca, il tentativo andrà male e la società finirà successivamente in fallimento. Il primo episodio, quello della presunta truffa, riguarda la vendita delle azioni, per un valore di 2 milioni e 250mila euro. Giudici trova un "gruppo arabo" interessato e la transazione si compie come previsto. L'accusa era praticamente quella di aver fatto la ‘cresta’, vendendo le azioni per 4,5 euro ad azione, e versando invece nelle casse della società il corrispettivo della cifra prefissata, 2,25 ad azione. Ora, di questa maggiorazione del prezzo, cosa denunciata da un altro consigliere d'amministrazione, non vi è traccia documentale.«Nonostante le dichiarazioni non sempre cristalline degli imputati non c’è nessun riscontro di questa eccedenza» ha detto la giudice Orsetta Bernasconi Matti. A Giudici, secondo l'atto d'accusa, sarebbero stati versati per la sua intermediazione, cioè aver trovato un compratore, oltre due milioni di euro, accusa come detto caduta. Resta un episodio controverso, cioè la consegna di 875mila euro in contanti, in buste chiuse, direttamente a Palazzo civico presso il Municipio di Lugano, soldi che poi l'ex sindaco avrebbe a sua volta consegnato a una terza persona: situazione comunque emblematica, sottolineata in aula dal procuratore pubblico Daniele Galliano. Che comunque non ha nascosto la propria perplessità rispetto alla situazione processuale: «Per una volta sono abbastanza d'accordo con le difese».

Il secondo episodio riportato nell'atto d’accusa risale al 2014 e ha sempre a che vedere con le società, precisamente un debito della società svizzera nei confronti della casa madre. Debito postergato, sulla base di asserite false informazioni di Giorgio Giudici e del suo socio 72enne, ma come detto pure questa imputazione è venuta a cadere in assenza di prove documentali.

Milioni in fumo

Insomma un bel pasticcio, nel quale lo stesso Giudici diceva di aver perso 4 milioni di franchi, messi di tasca propria. Dall'altra parte c’è il patron della VrWay international, aveva emesso nei confronti dell'ex sindaco un precetto esecutivo da ben 9 milioni. Alla luce della sentenza penale, si può immaginare che anche questo precetto abbia poche speranze di successo. Chi è questo patron? Un altro luganese piuttosto noto, il fiscalista Giovanni Gianola, anche se pare che dietro vi fossero gli arabi entrati nell'affare. Ma non sono questi gli ultimi nomi conosciuti. Nel business erano entrati, sia pure con ruoli più defilati, anche l'ex presidente del Partito liberale-radicale di Lugano Giorgio Grandini, che avrebbe iniettato alcune decine di migliaia di franchi, e il giornalista Alfonso Tuor, incaricato di allacciare i contatti con i partner cinesi, ma che lasciò l'operazione abbastanza presto.

Resta da capire se la vicenda avrà strascichi di tipo penale o civile. L'accusatrice privata, la VrWay international (patrocinata dall'avvocata Valentina Zeli) ha ora il boccino in mano. Quanto all'infortunio di Giudici, da nostre informazioni non vi sarebbero ulteriori complicazioni: insomma tutto bene (o quasi) quello che finisce bene.

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