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Parco solare Monte Tamaro, l’incarto è al vaglio del Dt

Inoltrata la domanda di costruzione preliminare. Il Dipartimento del territorio però sembra non avere fretta di saltare sul ‘Solarexpress’

4 agosto 2023
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È ormai sulla scrivania di uffici e servizi del Dipartimento del territorio (Dt) la domanda di costruzione preliminare informativa per il parco solare alpino Monte Tamaro. Rocco Cattaneo l’ha inoltrata a nome della società anonima S’Rok il 21 luglio al Municipio di Mezzovico-Vira, che a sua volta l’ha trasmessa a Bellinzona. L’imprenditore e consigliere nazionale morde il freno: l’obiettivo resta quello di «presentare la richiesta di licenza edilizia entro la fine dell’anno». Il tempo stringe: per beneficiare della procedura di approvazione semplificata (concessa dal Cantone, previo consenso di Comune e proprietari) e dei generosi contributi federali (fino al 60% dei costi di investimento) previsti dall’‘offensiva solare’ decretata – sotto forma di legge urgente – dal Parlamento federale, l’impianto dev’essere allacciato alla rete entro la fine del 2025. Il Dt però sembra non avere fretta di saltare sul ‘Solarexpress’.

L’impianto fotovoltaico verrebbe realizzato in cima alla Valle di Duragno, in zona Manèra, a un’altitudine di circa 1’900 metri, su un terreno di sette ettari di proprietà del locale Patriziato (che sostiene il progetto; anche il Municipio ha espresso un parere positivo di massima). Parliamo di 17’544 moduli che, secondo uno studio preliminare commissionato dal promotore agli specialisti della Basler & Hofmann e alla Supsi, sono in grado di produrre dai 15,6 ai 17,6 gigawattora (GWh) di elettricità all’anno. Sufficienti per coprire il fabbisogno di 4mila economie domestiche, quindi ben oltre le 2’500 dell’Alto Vedeggio.

Buone premesse

Cattaneo è convinto che il progetto – costo stimato: 39,7 milioni di franchi – abbia numerosi atout. «Una parte preponderante dell’elettricità verrebbe prodotta in inverno. E su questo punto siamo abbondantemente sopra la soglia minima definita nella legge federale urgente», dice l’imprenditore a ‘laRegione’. Inoltre, la zona individuata è già ampiamente antropizzata (antenna Swisscom, strada sterrata ecc.) e provvista di alcune delle infrastrutture necessarie. «Per portare la corrente a valle si potrà utilizzare il cavo esistente [di quasi 4 km, di proprietà della Swisscom e della Monte Tamaro Sa, ndr], opportunamente potenziato. Non dovremo costruire tralicci». Nella lettera che accompagna la domanda di costruzione preliminare, vengono sottolineate le “evidenti, potenziali e positive sinergie” con Swisscom (proprietaria dell’imponente antenna e dell’impianto solare sul tetto della costruzione adiacente) e Armasuisse (presente in zona con alcune sue infrastrutture).

Le premesse sono buone anche sotto il profilo ambientale e paesaggistico. Non sono emersi conflitti con oggetti inventariati a livello nazionale e cantonale. Cattaneo a inizio estate ha incaricato la società EcoControl di effettuare rilievi sulla flora, che a giugno/luglio è al suo culmine. I primi riscontri non lascerebbero presagire particolari problemi.

Gli specialisti hanno approfondito anche l’impatto paesaggistico. Risultato: dal fondovalle l’impianto non si vedrebbe; per il resto, sarebbe visibile solamente a una distanza di 7 km, da Ponte Capriasca e Origlio. L’impatto visivo quindi è “molto mitigato”, si legge nella lettera al Municipio di Mezzovico-Vira.

Il promotore assicura: saranno inoltre presi in considerazione i criteri che la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio ha sviluppato per impianti di questo tipo. Ancora da definire sono svariati aspetti tecnici (il tipo di ancoraggio al terreno, ad esempio), così come la cerchia dei finanziatori (lettere d’intenti sono già state firmate da società private e pubbliche e da un fondo d’investimento).

Il dossier completo per ottenere l’autorizzazione – esame d’impatto ambientale compreso – potrebbe essere pronto entro fine anno. I lavori potrebbero iniziare nell’estate del 2024. Data prevista per la messa in esercizio: estate 2025. Una tempistica che l’imprenditore giudica «ancora realistica».

Grigioni e Berna proattivi...

Il condizionale e quell’‘ancora’ sono d’obbligo. Perché finora il Dt non ha inviato segnali positivi sul fotovoltaico alpino. Anzi. In primavera il direttore Claudio Zali aveva dichiarato a ‘laRegione’ che le riflessioni andavano «in un’altra direzione», ovvero lo sfruttamento del potenziale di edifici di grandi dimensioni nelle zone edificabili, «senza intaccare aree non edificate». Alla giornata sul tema organizzata da Swissolar il 23 maggio a Bellinzona c’erano soltanto (fra il pubblico, non come oratori) un paio di suoi funzionari. E un incontro svoltosi a fine giugno – su sollecitazione del promotore – fra lo stesso Cattaneo, il Municipio di Mezzovico-Vira, i consiglieri di Stato Zali e Christian Vitta (Dfe) e i loro funzionari non è bastato a fare chiarezza sulle reali intenzioni del Cantone. Da noi interpellato, Zali (il Dt ha la leadership sul dossier) non rilascia dichiarazioni.

Quest’attitudine passiva contrasta con quella proattiva di altri Cantoni: il canton Berna, ad esempio, ha indetto una serie di tavole rotonde con tutti gli attori interessati, in modo da individuare e smorzare sul nascere potenziali conflitti; nei Grigioni il Cantone ha subito emanato linee direttive che consentono ai promotori di decidere con cognizione di causa se portare avanti i loro progetti o rinunciarvi; e in Vallese – dove nel frattempo, anche a causa della mancanza di capacità della rete, sono stati drasticamente ridimensionati i maxiprogetti di Grengiols e della Vispertal – il Gran Consiglio ha approvato un decreto di attuazione della legge federale volto a semplificare le procedure e ad accelerare la procedura di autorizzazione per la costruzione di grandi parchi solari in montagna (si andrà a votare, poiché è riuscito il referendum lanciato da Pro Natura e dai Verdi).

... Ticino passivo

Nella ‘Sonnenstube’ della Svizzera, invece, le regole del gioco non sono ancora note. E non si capisce bene perché: l’offensiva solare è stata lanciata dieci mesi fa, le ordinanze che la attuano sono in vigore dal primo aprile; tutti riconoscono la necessità di produrre più energia da fonti rinnovabili in inverno; e il Cantone, per giunta, non dovrebbe metterci nemmeno un franco. Il fatto che né il Dt, né il Dfe e tantomeno il Consiglio di Stato siano in grado, tutt’oggi, di indicare su quale binario contano di indirizzare il ‘Solarexpress’, rivela quantomeno – al di là del merito dei singoli progetti, e a meno di voler ridurre il tutto a una mera questione pianificatoria – un’infelice inerzia strategica sul piano della politica energetica.