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Parco solare alpino al Nara: Dt prudente, Ses pensa in grande

Non piace al Dipartimento del territorio l’impianto test di medie dimensioni. Perciò Sopracenerina cerca partner per realizzare quello completo da 10 GWh

15 maggio 2023
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Dalle parole alle… parole. Caute in entrambi i casi. Dopo quelle espresse su queste colonne il 29 marzo da Claudio Zali in merito alla domanda di costruzione preliminare per realizzare un parco solare ai 2000 metri di quota di Pian Nara, il Dipartimento del territorio ha incontrato recentemente la Società elettrica sopracenerina (Ses) promotrice. E, ancora una volta, l’opinione espressa rivela un approccio prudente. Tutto, ricordiamo, ha inizio lo scorso autunno quando Berna nell’ottica di garantire un approvvigionamento elettrico più sicuro specialmente in inverno, contribuendo a un significativo aumento della quota di energie rinnovabili e al raggiungimento degli obiettivi climatici, ha deciso agevolazioni per la realizzazione di impianti solari sull’arco alpino di grandi dimensioni; previsti finanziamenti fino al 60% dell’investimento.

Fra le condizioni poste per venire considerati in una valutazione generale su scala nazionale vi è una capacità produttiva minima di 10 gigawattora (GWh) annui per ciascun impianto. La Ses ha colto la palla al balzo e tramite un apposito gruppo di lavoro ha sviluppato un progetto preliminare, con tanto di studio d’impatto ambientale, sottoponendolo in marzo al Municipio di Acquarossa che a sua volta lo ha inviato per competenza al Dt. Il progetto indica la volontà finale di realizzare un maxi impianto su una superficie di 120mila metri quadrati ma solo dopo averne testato uno di medie dimensioni su 3’500 metri quadrati e con una produzione di 300 megawattora (MWh) annui pari al 3% di quella minima richiesta dalla Confederazione per rientrare nei parametri di finanziamento.

‘Temiamo che rimanga sul terreno’

La reazione del Dt, dicevamo, non è stata entusiasta. «Abbiamo esposto delle criticità dal profilo legale – spiega alla ‘Regione’ Claudio Zali – anzitutto perché la domanda di costruzione preliminare non soddisfa le dimensioni che danno il diritto di accedere alle procedure facilitate. Realizzando un impianto test da 300 MWh, temiamo infatti che in caso di risultati negativi finisca per rimanere inutilizzato sul terreno, o solo parzialmente funzionante, con importanti conseguenze negative sul piano locale. Perciò, se proprio la Ses ritiene necessaria una prova di funzionamento, abbiamo suggerito di limitarla al minimo indispensabile. In tal caso abbiamo detto che potremmo entrare in materia. Attendiamo una loro valutazione».

Non si vogliono risposte insufficienti

Valutazione che è in corso. Il direttore della Sopracenerina, Pietro Nizzola, attraverso l’ufficio comunicazione fa sapere che alla luce dell’incontro col Dt sono stati contattati possibili partner interessati a co-finanziare. Se per l’impianto pilota da 300 MWh sarebbero necessari 1,5 milioni di franchi, per quello definitivo grande 33 volte tanto l’investimento si aggirerebbe sui 50 milioni. Che al netto degli aiuti federali potrebbero ridursi a 20 milioni. Detto questo, Ses difende ancora la bontà della fase test, in grado di fornire valutazioni adeguate anche sull’impatto di tipo sociale e ambientale, oltre che tecnologico in relazione per esempio alla posa verticale dei pannelli, alla loro resa energetica e all’ancoraggio al terreno. Proprio per questi motivi Ses ritiene che un impianto di dimensioni troppo limitate fornirebbe risposte insufficienti e inattendibili. I tempi peraltro stringono, perché la Confederazione indica la fine del 2025 per la messa in esercizio di una prima parte di produzione, pari ad almeno il 10% di quella prevista a impianto ultimato; ma d’altronde nemmeno sono chiari al momento, poiché non ancora definiti a Berna, i criteri che verranno utilizzati per selezionare i vari progetti – se ne annunciano parecchi – meritevoli di finanziamento nell’ambito dell’autorizzazione semplificata prevista fino a un massimo di 2 terawattora (TWh) annui su scala nazionale. Autorizzazione che dovrà comunque essere preceduta da quella cantonale previo consenso di Comune e proprietari dei terreni, ossia rispettivamente Acquarossa e Patriziato di Prugiasco già dichiaratisi molto interessati.

‘Prove inaffidabili’

Proprio per recepire l’umore della popolazione ed evitare critiche a posteriori, il Dipartimento del territorio caldeggia l'organizzazione di una serata informativa aperta a tutti. Fabio Mandioni, promotore del progetto, spiega di aver nel frattempo contattato Wwf e Pro Natura per organizzare un sopralluogo. E conferma che la Sopracenerina sta valutando l’ipotesi ‘tutto e subito’. «Ma a scanso di equivoci voglio precisare – annota Mandioni – che se venisse invece autorizzato un impianto test, ne assicuriamo lo smontaggio e il ripristino del terreno qualora non desse i risultati sperati». Pollice verso per contro a un’installazione limitata a soli 10 KWh, come suggerito dal Dt: «Alla quindicina di funzionari presenti abbiamo detto che le prove in tal caso sarebbero tecnicamente inaffidabili. Mi riferisco al rischio rottura, alla resistenza alle intemperie, all’ancoraggio dei cavalletti al terreno. Tanti aspetti. Per accumulare un’esperienza sufficientemente valida, bisogna avere numeri sufficientemente grandi». Tra i punti favorevoli, i promotori citano l’alto soleggiamento invernale e la presenza sulla montagna della linea elettrica di media tensione 16 kV. Dal canto suo Zali un mese e mezzo fa ricordava che in base al Piano energetico cantonale (Pec) del 2013 il fotovoltaico «è gestibile all’interno delle zone edificabili, sfruttando soprattutto gli edifici di grandi dimensioni, specialmente quelli industriali. Il potenziale calcolato basta e avanza». Guardando quindi al Nara o ad altri progetti simili che potrebbero venire sviluppati in quota, «il nostro orientamento è quello di non forzare conflitti fra le esigenze energetiche e il paesaggio montano».

Nell'Alto Vallese si va di scure

Si rimpicciolisce intanto quello che era stato annunciato come uno dei più grandi impianti solari in alta montagna della Svizzera, nelle Alpi vallesane: il potenziale di 600 GWh di corrente all'anno di Grensiols-Solar, considerato fattibile due mesi fa, è ora stato ridimensionato dai suoi responsabili a 110 GWh. Il quadro giuridico e il fattore tempo impongono dei limiti al progetto, indicano in un comunicato i responsabili del progetto spiegando di volersi “orientare verso ciò che è fattibile”. Secondo i piani ridimensionati il progetto prevede la posa di 160'000 pannelli solari su una superficie di un chilometro quadrato (un milione di metri quadrati) a 2'000- 2'500 metri di quota. L'impianto dovrebbe fornire il 42% di energia in inverno, sufficiente a coprire il fabbisogno elettrico di 37'000 economie domestiche. Al progetto partecipano il comune di Grengiols, due società elettriche del Vallese, il gruppo energetico Groupe E della Svizzera occidentale e le aziende elettriche di Basilea e del canton Zurigo. L'obiettivo è presentare la domanda di costruzione alle autorità del Canton Vallese entro fine 2023. Prima però i proprietari dei terreni e la popolazione di Grengiols devono approvare i piani. “Se e come l'ulteriore potenziale di Grengiols-Solar potrà o dovrà essere sfruttato in futuro dipende dal quadro giuridico, dalla volontà politica e, in ultima analisi, dall'accettazione sociale”, scrivono i sei partner. Grengiols-Solar è uno dei sei progetti di parchi solari annunciati in Vallese e fa parte dell'offensiva solare nazionale.

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