Risultati incoraggianti per l'innovativo progetto della Supsi fra Morcote e Caslano: rilasciare centinaia di migliaia di maschi sterili
È guerra a tutto campo alla zanzara tigre. Alle porte della stagione che vede protagonista il fastidioso insetto, la Supsi svela alcuni dettagli del suo innovativo esperimento che sta portando avanti sulle rive del Ceresio: la sterilizzazione, e il conseguente rilascio nella natura, di centinaia di migliaia di maschi sterili, con l’obiettivo di farli accoppiare con le zanzare femmine presenti e impedire così che queste producano altre zanzare. E i risultati sono sorprendenti: rispetto all’anno scorso, si registra già un calo del 65-70%. La sperimentazione è iniziata a maggio e proseguirà fino a fine settembre, e comprende il rilascio a cadenza settimanale di 150’000 esemplari. Uno di questi momenti è avvenuto proprio oggi, martedì 18 luglio, a Morcote. È stata l’occasione per parlarne con i responsabili del progetto.
La zanzara tigre (Aedes albopictus) odiata da tutti, oltre che essere molto fastidiosa è diventata una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica a causa della sua capacità di trasmettere diverse malattie virali (come Dengue, Chikungunya, febbre gialla e Zika). È quindi molto importante combatterla e le misure preventive come installare zanzariere, indossare abiti lunghi e ridurre le potenziali aree di stagnazione dell’acqua dove le zanzare depongono le uova non sembrano più essere sufficienti.
Il settore di Ecologia dei vettori dell’Istituto microbiologia della Supsi ha quindi avviato un progetto basato sulla tecnica del maschio sterile (Sit) con l’intenzione di verificare se questa tecnica potrà essere efficace e in aiuto ai metodi di controllo già in atto. L’operazione consiste nel sterilizzare mediante radiazioni (raggi X) grandi quantità di zanzare prodotte in laboratorio, di separare le femmine dai maschi per poi rilasciarli nell’ambiente affinché possano competere con quelli selvatici per accoppiarsi con le femmine presenti sul territorio, diminuendone così la capacità di riproduzione della specie. Il primo rilascio di prova è stato fatto nell’agosto 2022 grazie a un finanziamento del Laboratorio cantonale di Basilea Città. Questa prova è andata a buon fine e aveva il solo scopo di acquisire padronanza e parametri di campo per poi realizzare l’esperimento quest’anno. L’esperimento consiste nel rilasciare 150’000 maschi sterili tutte le settimane da un totale di 75 stazioni posizionate a 50-100 metri di distanza per una durata totale di 5 mesi (da maggio a settembre) a Morcote. Comune scelto perché è delimitato da barriere naturali come lo specchio d’acqua del lago e boschi circostanti. Caslano, con qui verranno confrontati i dati, è un comune con caratteristiche climatiche e abitative simili a Morcote ed è stato scelto come zona di controllo. Per monitorare più facilmente le zanzare rilasciate e valutarne precisamente la sopravvivenza e la diffusione, gli studiosi hanno deciso di rilasciare 10’000 insetti sterili marcati di colorante rosa in tre momenti precisi del periodo di ricerca, ovvero metà giugno, luglio e agosto. Inoltre, in entrambi i comuni, sono state poste delle trappole per catturare le uova di zanzara e altre gli adulti. Questo processo aiuta per l’analisi della diminuzione della popolazione. Se l’esperimento dovesse andare bene si potrebbe estenderlo a diversi ambienti urbani in Svizzera con la possibilità in futuro di realizzare delle biofabbriche sul nostro territorio. Per questo progetto non vengono utilizzati né pesticidi né sostanze chimiche dannose all’ambiente.
Abbiamo avuto l’opportunità di porre alcune domande riguardanti i risultati preliminari, i progetti futuri e i finanziamenti dell’esperimento alla responsabile del progetto Eleonora Flacio. Nonostante i risultati veri e propri si vedranno «nel picco stagionale della zanzara tigre, ovvero agosto e settembre, gli esiti sin qui ottenuti sono molto incoraggianti: si è riuscito ad abbassare del 65/70% la quantità di zanzare». Per ottenere dei dati più precisi il progetto (di un costo complessivo di 200’000 franchi l’anno) dovrebbe essere eseguito su due anni. Inizialmente la Supsi «aveva vinto un finanziamento di due anni da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. A causa del Covid i fondi sono purtroppo venuti a cadere ma nonostante ciò hanno deciso di proseguire comunque con il progetto. La Supsi in parte si autofinanzia e in parte i soldi vengono da altri enti». Visti i risultati incoraggianti, ci sarà dunque un seguito? «Con i fondi attuali si può purtroppo garantire, per ora, l’iniziativa solo per il 202. Per l’anno prossimo è in avvio una raccolta fondi per poter continuare l’esperimento». A tal proposito, sul sito della Supsi c’è un link dedicato alla raccolta di denaro (www.supsi.ch/go/zanzare).