Truffa del vino, il Laboratorio cantonale non si sbilancia sul destino delle bottiglie sequestrate. Incontro fra Dipartimento e viniviticoltori in vista
Quale sarà il destino delle bottiglie di vino sequestrate durante l’inchiesta della truffa del vino, sfociata in quattro condanne alle Assise criminali e una alle Correzionali? Il tema è diventato d’attualità settimana scorsa, alcune settimane dopo i processi, quando a farsi avanti è stata Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese (Ivvt). L’associazione di categoria sostanzialmente ha chiesto al Dipartimento delle istituzioni di rivedere la decisione pronunciata dal presidente della Corte delle Criminali Amos Pagnamenta, che aveva stabilito che le 30’000 bottiglie circa venissero messe all’asta. Sbagliato, per l’Ivvt, che chiede invece di distruggerle adducendo ragioni sanitarie, economiche e in un certo senso etiche, di difesa del valore del vino.
Sul caso abbiamo interpellato il Laboratorio cantonale e il Controllo svizzero del commercio dei vini (Cscv), con sede a Dübendorf (Zurigo), per capire quali controlli e procedure potrebbero venir messi in atto. Entrambi, come anche diversi uffici federali, sono stati raggiunti dalla lettera inviata al Dipartimento diretto dal consigliere di Stato Norman Gobbi. Ebbene, il Cscv – che è preposto ai controlli nelle cantine su territorio nazionale – in una stringata replica scritta ci ha detto di non poterci dare alcuna spiegazione invitandoci a rivolgerci alla Procura ticinese. Il processo tuttavia è terminato e la richiesta effettuata dall’Ivvt non è né un ricorso ufficiale né tantomeno un atto parlamentare. “Il caso è ancora oggetto di discussione – precisa tuttavia il Laboratorio cantonale – e non ci è dunque possibile in questo momento dare informazioni specifiche in merito”.
Pur non rilasciando dichiarazioni specifiche, il Laboratorio cantonale ci spiega che “in generale, tutte le derrate alimentari (e il vino in questione è stato definito un alimento dal giudice, ndr) che vengono immesse sul mercato devono essere sicure e non rappresentare un inganno per il consumatore. La decisione di effettuare eventuali analisi prima dell’immissione sul mercato di una derrata viene valutata sulla base di un’analisi del rischio e a partire dalle informazioni disponibili. Il tempo richiesto per effettuare analisi chimiche dipende dal tipo di analisi e può durare da qualche giorno ad alcune settimane. Per quanto riguarda il rischio di inganno, questo viene valutato sulla base di come la derrata viene caratterizzata e presentata al consumatore. Devono essere dunque prese in considerazione ad esempio le designazioni, le modalità di presentazione, le informazioni che accompagnano la derrata e i canali di vendita”.
Questa dunque la procedura, che potrebbe venir adottata anche nel caso delle bottiglie in questione. Il condizionale è d’obbligo, in quanto spetterà prima al Dipartimento delle istituzioni decidere come procedere. A tal proposito, al ‘Cdt’, il consigliere di Stato Norman Gobbi ha dichiarato che c’è l’intenzione da parte sua e dei vertici della Divisione della giustizia di incontrare i responsabili dell’Ivvt, con l’obiettivo di discutere del caso e trovare una soluzione. Una soluzione che tenga conto sia della necessità di non arrecare danni né ai consumatori né al mercato locale, ma allo stesso tempo nemmeno allo Stato, che in questo caso risulta creditore.