Lanciata una petizione da parte del Comitato civico dell'enclave, che chiede all'autorità comunale di avviare l'iter per tornare sui propri passi
I cittadini di Campione d’Italia vogliono uscire dallo Spazio doganale dell’Unione europea, e per farlo hanno lanciato una petizione in cui chiedono alle autorità di avviare l’iter burocratico volto a tale scopo. Ci avevano già provato nel marzo del 2020, ma non si può certo dire che fosse il momento storico più fortunato per iniziative di ogni genere. Per Campione, questo equivale a tornare sui propri passi, dal momento che fu proprio l’amministrazione comunale dell’enclave a chiedere l’adesione nel 2017, che divenne realtà nel gennaio del 2019. Tre anni fa furono raccolte 1’800 firme, e adesso si punta almeno a ottenere lo stesso risultato, sperando che questa volta le autorità accettino di avviare la procedura.
In origine, i motivi che avevano spinto le autorità a chiedere l’adesione erano prevalentemente di natura economica, e all’epoca era stata definita “essenziale per garantire condizioni di parità fra gli operatori economici svizzeri e quelli operanti a Campione d’Italia attraverso l’applicazione di un regime di imposizione indiretta locale, in linea con l’imposta sul valore aggiunto (Iva) svizzera”.«Non ne ho la certezza, ma mi pare che a richiederla fosse stata un’associazione di commercianti e operatori economici di Campione», afferma Emilio Longoni, vicepresidente del Comitato civico da cui è partita l’iniziativa.
Come detto, tre anni fa lo stesso Comitato aveva già tentato di far tornare la cittadina sui suoi passi, ma a troppa poca distanza dall’effettiva annessione. «Era passato troppo poco tempo – sostiene Longoni –, quindi probabilmente avranno detto ’sì avete dei problemi, però vedete di risolverli’».
«Questa petizione è stata lanciata dal Comitato civico, perché abbiamo ricevuto questa richiesta dai nostri associati – continua Longoni –. Lo scopo è quello di chiedere al Comune di avviare un iter che riporti Campione a far parte del territorio svizzero: sarà un iter lungo, ma non bisogna lasciare nulla di intentato, perché in tutti questi anni l’unica cosa che è stata risolta è stata la problematica delle targhe e delle patenti, peraltro a spese dei singoli individui». I campionesi erano tenuti infatti, una volta entrati a far parte in piena regola dell’Unione europea, a cambiare la propria targa da svizzera a italiana, così come a commutare la patente, con tutti i disagi che queste pratiche possono comportare.
Pur avendo per così dire risolto la problematica legata alle auto, la lista di problematiche, legate alla particolarità di un Comune esterno al territorio nazionale italiano e completamente circondato da uno Stato estero, sono molteplici. Nel testo della petizione, la richiesta viene infatti definita come “un passo indietro auspicato per le numerose criticità che ha comportato e che ancora permangono, in particolare, nei servizi, nella mobilità e nella sanità, oltre ad aver innescato un preoccupante spopolamento del paese, comportando a sua volta un carico psicologico non indifferente, soprattutto per le categorie più fragili”.
Le criticità sono infatti molteplici, e influiscono sulla vita quotidiana di tutti i giorni. Tra queste, ad esempio, vi sono la raccolta e smaltimento dei rifiuti, così come la consegna della posta: “Se si considera che più del 70% della posta in partenza/arrivo di Campione è svizzera, si comprenderà che la cessazione del servizio precedente impone ai cittadini campionesi non solo i maggiori costi dell’invio internazionale, ma i ritardi derivanti da un percorso assai e assurdamente più lungo”. Poi, vi sono anche problemi con lo smaltimento di materiali edili, il soccorso stradale, l’intervento sul territorio da parte di ditte svizzere (che di fatto è come se andassero a lavorare all’estero), la difficoltà nell’ottenere aiuti domiciliari e farmaci, e molti altri ancora.
«Ovviamente quando si tratta di situazioni così delicate – dice Longoni –, chi aveva portato avanti la richiesta (di annessione ndr.) è ancora convinto che si tratti di un ottimo accordo, e che spetti al Comune e agli enti preposti trovare le soluzioni agli innumerevoli problemi. Io credo che bisogna cercare una nuova strada. Se il Comune accetterà questa petizione lo vedremo, non è ancora assodato». Ma Longoni rimane comunque fiducioso: «Ufficiosamente sono convinto che a Strasburgo, l'autorità comunale troverà qualcuno che possa accettare questa richiesta. Perché nella vita si può sbagliare, basta riconoscerlo. L'adesione è stato un esercizio interessante, per il quale, però non si è riusciti a trovare soluzioni a vari problemi. Gli anni passano, e alcuni di questi problemi stanno debilitando e impoverendo il territorio».
«Nei primi giorni (la petizione è datata 20 maggio ndr.), abbiamo avuto un ottimo riscontro, segno che la popolazione è ancora sensibile a questo tema. Va inoltre detto che la disponibilità a firmare è stata data sia ai residenti di Campione che agli Aire (gli italiani che vivono in Svizzera ndr.). Questi ultimi sono infatti un numero superiore rispetto ai residenti, perché questi sono 1’750 mentre gli Aire superano abbondantemente i duemila».