Quasi ultimati i lavori di risanamento delle facciate dell'edificio, dopo il tinteggio con un colore più neutro rispetto al blu che aveva fatto discutere
C’è la mano del Cantone, più precisamente dell’Ufficio della natura e del paesaggio (Dipartimento del territorio), nella scelta di colore per il tinteggio delle facciate della Casa Alta di Viganello: si resta su una tonalità di grigio. La soluzione iniziale, per gli esterni, prevedeva invece una verniciatura blu sulla base di una decisione adottata, a maggioranza, dall’assemblea dei proprietari, quando venne discusso l’argomento degli interventi di risanamento necessari all’edificio. Una soluzione che, come si ricorderà, venne bloccata dalla Città di Lugano dopo la pubblicazione di un nostro articolo.
Il blocco del cantiere aveva causato non pochi grattacapi, ricorda Gianluigi Caverzasio, presidente della Consulenza immobiliari Sa e presidente dell’assemblea dei proprietari: «Non le nascondo che ero parecchio preoccupato. Sa, nell’edificio, ci sono 86 appartamenti dove abitano 160 persone. Dopo le controversie con le autorità, abbiamo trovato una soluzione grazie alle persone dell’Ufficio della natura e del paesaggio che hanno dimostrato senso pratico e ci hanno indicato un color grigio simile al beton e una velatura trasparente». In seguito i lavori hanno potuto proseguire e gli interventi volgono al termine. Entro fine mese, Caverzasio spera di poter finire tutto.
Un cantiere davvero imponente quello che sta volgendo al termine all’edificio di oltre 110 metri, uno dei più alti del Ticino, situato all’incrocio tra via Luigi Taddei e via la Santa: sono ben 5’800 i metri quadrati di superficie delle impalcature, che sono state ancorate alle facciate, perché non è stato possibile fissarle alla pensilina. In tutto, pesava circa 60 tonnellate. L’azienda scelta per i lavori sta pian piano togliendo le impalcature. «L’abbiamo scelta tra le quattro offerte ricevute e non era quella più vantaggiosa ma la migliore a livello di qualità, tanto che i lavoratori hanno mostrato passione sul cantiere», spiega il presidente dell’assemblea dei proprietari che quantifica l’investimento di risanamento in 1,2 milione di franchi.
Il tinteggio delle facciate aveva suscitato parecchie discussioni, a causa dell’ipotesi di usare il colore blu. Tale scelta era stata messa in dubbio da parte di alcuni architetti che, a microfoni spenti, avevano espresso scetticismo e perplessità. Il principale dubbio era riferito al colore che avrebbe provocato l’appiattimento dell’effetto ondulatorio delle balconate dell’edificio e avrebbe reso la casa torre individuabile anche da molto lontano. Tinteggiare le facciate di blu avrebbe inoltre inserito un nuovo segno nel contesto paesaggistico. Una controindicazione questa, che è legata all’effetto pubblico di una scelta privata, perché chi costruisce non cambia la solo sua proprietà, ma inserisce una traccia nell’ambiente pubblico.
Dopo l’intervento della Città di Lugano, che aveva imposto il fermo del cantiere, sul tema era pure stata presentata un’interpellanza interpartitica al Municipio. Un’interpellanza alla quale, nell’ultima seduta di Consiglio comunale dello scorso anno, l’esecutivo aveva fornito una risposta generica che comunque preannunciava il raggiungimento di un’intesa. Successivamente, le parti hanno trovato un accordo che prevede un colore più neutro per le facciate e la Città ha quindi sbloccato i lavori annunciando ai proprietari l’imminente rilascio della licenza edilizia.
Anche l’atto parlamentare (primo firmatario il consigliere comunale socialista Aurelio Sargenti) aveva messo in evidenza il potenziale impatto negativo che avrebbe avuto un eventuale tinteggio di blu delle facciate dell’imponente edificio sul territorio luganese. L’interpellanza invitava esplicitamente il Municipio a evitare altri esempi infelici di case colorate in vari modi, visto che in città ne esistono già parecchi. In particolare, per quanto riguarda edifici a torre visibili anche da grandi distanze. Meglio quindi lasciare il colore originario, il grigio, per le facciate della Casa Alta, che venne realizzata dall’architetto Americo Caratti a metà degli anni Sessanta, in cemento armato, con balconi sporgenti in facciata e uno zoccolo formato da un corpo orizzontale.