Sui 16,4 (ripidi) chilometri fra Viganello e Manno una flotta di bus a batterie. Costi in aumento.
Nel 2025 la linea 5, una delle più importanti, e la più lunga nella rete Tpl, sarà interamente elettrificata. Questo tramite l’acquisto di otto autobus articolati completamente elettrici, cioè privi di motore termico. La gara d’appalto si svolgerà quest’anno. La ricarica delle batterie avverrà sia presso la rimessa delle Tpl, sia lungo la linea, precisamente a Manno dove verrà installata una stazione apposita, coi bus a ‘captare’ la corrente tramite un pantografo sul tetto, come i treni. Un’altra stazione per la ricarica sarà allestita sempre ungo la linea in un punto ancora da definire, per motivi più che altro di ridondanza. Meno rumore, meno inquinamento e si spera qualche risparmio a livello di ‘carburante’: questa l’aspettativa. Tutto molto green ma la novità avrà un costo, quantificato in 500mila franchi annui supplementari per la linea 5, coperti dalla Città di Lugano (150mila franchi) e dagli altri Comuni serviti lungo il percorso, vale a dire (andando in direzione ovest) Massagno, Savosa, Vezia, Cadempino, Lamone e Manno) nonché dal Cantone. Il costo potrebbe essere inferiore, a seconda dei termini di ammortamento degli autobus, una risultanza che uscirà dal concorso di acquisto.
I dettagli dell’iniziativa sono stati presentati in un incontro con la stampa: presenti il direttore della Trasporti pubblici luganesi Sa Roberto Ferroni, il presidente Filippo Lombardi (pure municipale di Lugano) e il consigliere di Stato Claudio Zali. La linea 5 elettrica viene annunciata come una ‘prima’ per il Ticino, anche se il primato sarà in bilico dato che pure nel Bellinzonese è stata annunciata una iniziativa simile per la linea 1 Castione-Camorino, i bus sarebbero in strada già dal 2024. Quella luganese resta comunque un’iniziativa sfidante, per la lunghezza del percorso coperto, 16,4 km da Viganello a Manno, passando per il traffico del centro città e l’attacco alla salita di Massagno, 117 metri il dislivello massimo con corse ogni 10 minuti, servizio 19 ore su 24, 300 km al giorno per bus e oltre 2 milioni di passeggeri l’anno. Tanto gas in meno nell’aria, con questi 8 bus elettrici si andrebbero a risparmiare ben 656 tonnellate di CO2 annue.
Ce la faranno gli e-bus, ad arrampicarsi sulla collina senza restare a terra con le batterie? I primi riscontri sono incoraggianti, secondo alcuni test effettuati l’anno scorso. In tre giorni di prova, dice Ferroni, «il bus ha restituito un esito positivo, riscuotendo anche apprezzamento dell’utenza». Dalle prove effettuate, le batterie consentono di fare due giri e mezzo del percorso Viganello-Manno (33 km), e la ricarica a Manno si risolverebbe in pochi minuti, entro il tempo-tampone al capolinea, tanto da non richiedere un cambiamento degli orari. Sempre per il discorso batterie, tipicamente problematico sul lungo periodo, il direttore della Tpl dice che la questione sarà risolta attraverso il bando di concorso, che prevederà un contratto di manutenzione con costo chilometrico. Che non appare a buon mercato: il bus elettrico costa mediamente il doppio di quello termico, oggi come oggi. Ma è un mondo in rapida evoluzione, così come il discorso costi. Per Filippo Lombardi «il mercato anticipa queste decisioni, oggi i costruttori non propongono quasi più autobus a motore solo termico. E dal 2026 la Confederazione toglierà il rimborso del dazio sui carburanti fossili». Per il municipale e presidente Tpl, comunque, la strada è tracciata. «La 5 non è una piccola linea, ma quella più lunga e più complicata. Abbiamo voluto mirare alto per dimostrare che l’elettrificazione può portare lontano». Ricorda anche «il sostegno dato dalla città per l’elettrificazione di due battelli della Società navigazione, ora stiamo discutendo per trasformare l’intera flotta. La volontà di elettrificare il trasporto pubblico evidentemente arriva da Berna. Noi ci siamo detti: facciamolo in fretta». Da qui pure «la ricerca sulla fattibilità di mezzi più sostenibili low carbon, l’idrogeno e altre idee su cui lavoriamo. Non abbiamo obblighi di farlo, ma è la nostra volontà di guardare al futuro con lungimiranza». Claudio Zali precisa che «il Cantone è (solo) committente delle prestazioni ma ciononostante ci si rallegra di questo piccolo grande risultato. C’era una certa gara tra chi sarebbe stato il primo a portare una linea elettrica in servizio» ricorda il ministro menzionando i progetti simili di Autopostale e Fart nel Locarnese.
Insomma il dado è tratto, dietro l’orizzonte c’è l’elettrificazione di altre linee. Non è per contro sul tavolo un clamoroso ritorno dei filobus, che a Lugano vennero tolti nel lontano 2001. Troppo complicato, secondo Ferroni, ripristinare la linea elettrica aerea, tra i costi e il rischio di ricorsi contro pali, cavi e ganci da montare fra le case. Il direttore, perlomeno, si dice «scettico» in materia. Detto del sostegno dei Comuni e del Cantone, che andranno a coprire l’avvio del programma, resta da capire se questa svolta elettrica avrà un impatto sul prezzo di biglietti e abbonamenti in Ticino; un discorso evidentemente ancora prematuro.