L’esperienza alla Gerra fa l’unanimità in Municipio, tanto che si vorrebbe darle un seguito. Torna alla ribalta il tema della cultura alternativa
Promosse, da destra a sinistra, le proposte della Straordinaria – La Tour Vagabonde alla Gerra. Questo successo sta creando i presupposti per continuare l’esperienza in città. Va trovato un luogo adeguato: in Municipio non si esclude l’ex Macello. La questione è tornata alla ribalta, dopo l’auspicio espresso pubblicamente dalla capodicastero Immobili Cristina Zanini Barzaghi di riaprire la parte pubblica del sedime, che veniva usata dal Dicastero cultura, sport ed eventi prima della controversa demolizione di un edificio, e della replica del municipale Tiziano Galeazzi. Due interventi che hanno riacceso il dibattito anche sull’autogestione.
Secondo il sindaco di Lugano Michele Foletti, «la questione, oggi, non è un tema». Per quale motivo? «Anzitutto, dovremo attendere che la Camera dei ricorsi penali si esprima sul non luogo a procedere deciso dal procuratore generale. Se questo fosse confermato, potremmo iniziare le procedure per rimuovere le macerie dal sedime. In ogni caso l’autogestione nello stesso luogo è stata esclusa dal Consiglio comunale (Cc)».
Non parla di autogestione il vicesindaco Roberto Badaracco, ma di «esperienze positive. L’argomento va affrontato. Già ai tempi avevamo provato a proporre un’alternativa (l’ex depuratore di Cadro, ndr) e tutt’oggi la necessità di uno spazio è evidente. Ma non solo per il Molino. Pensiamo alla Tour Vagabonde, che dimostra che c’è una necessità di avere uno spazio per i giovani, dove possono fare cultura, concerti, dove poter anche solo trovarsi e socializzare».
«I numeri di queste prime settimane dell’esperienza – aggiunge Badaracco – ne dimostrano il successo: sempre pieno all’interno, diverse centinaia di persone all’esterno, in pieno inverno. È un’idea vincente, che raccoglie consensi e si sta dimostrando di valore. Per questo, vogliamo dare una continuità a una proposta che funziona. In un luogo adeguato, dove svolgere le attività culturali che si stanno tenendo lì in queste settimane. Conditio sine qua non: parlarsi, discutere, trovare delle soluzioni e delle regole condivise, come in questo caso».
«La sperimentazione in corso alla Gerra con la Tour Vagabonde – concorda Foletti – sta funzionando bene e sta riscontrando un grande successo. Ci potrebbero essere le premesse per iniziare un discorso di più ampio respiro sulla cultura spontanea. Quando finiranno gli spettacoli, tireremo le somme e valuteremo se sussistono le condizioni per riuscire a utilizzare la parte pubblica dell’ex Macello, che veniva utilizzate dal Dicastero cultura, sport ed eventi. L’altra parte, invece, quella che era occupata, non è utilizzabile perché fatiscente». Il sindaco precisa inoltre che «nel frattempo, il Dicastero immobili sta preparando i messaggi municipali, per portare avanti il progetto Matrix, per il quale, con l’Università della Svizzera italiana, abbiamo sottoscritto una lettera d’intenti».
Coma già Zanini Barzaghi, anche Badaracco ritiene fattibile la riapertura parziale dell’ex Macello: «Ho già chiesto due volte al Municipio di poter riaprire quegli spazi, anche perché la Divisione eventi riceve tante richieste. È uno spazio bello, che si addice bene a numerose iniziative e che è completamente inutilizzato. È un peccato. Credo sia sbagliato, come ente pubblico, sprecare spazi che sono peraltro anche stati ristrutturati. Si potrebbe invece riaprire, prima di iniziare il cantiere per il Campus Matrix. E ci vorranno ancora diversi anni».
«Il comparto è chiuso per ragioni di sicurezza, per evitare ulteriori occupazioni», spiega invece la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi, secondo la quale, «adesso, sul tema, c’è un’impasse istituzionale. Non si sa esattamente da che parte andare, perché non c’è chiarezza e molta strumentalizzazione». La municipale vede una soluzione in una votazione consultiva: «Essendo un tema delicato e divisivo, credo che una buona discussione possa essere fatta indicendo un voto consultivo, strumento oggettivo e democratico. Per questo, l’avevo portata in Municipio già tempo fa. Vorrei che ci fosse una discussione seria, non strumentalizzata politicamente o mediaticamente, non in modo polemico come ‘Adess Basta’. Ci darebbe una direzione nella quale andare, dove cercare eventuali spazi».
Quale sarebbe lo scopo del voto consultivo? «Aiuterebbe le istituzioni che faticano a trovare una linea, perché sono condizionate da logiche politiche e non solo – risponde Valenzano Rossi –. Prima di arrivare a una richiesta di credito e, a maggior ragione, ora che il dialogo è assente, dobbiamo fare delle ipotesi, ma sapendo se per la cittadinanza sono percorribili o meno. Dopo spetterebbe al Municipio fare i compiti rispetto al risultato della consultazione, per portare un progetto concreto in Cc».
Non ritiene che una votazione, anche solo consultiva, possa essere un ulteriore elemento di divisione? «No, lo trovo anzi uno strumento molto democratico – sostiene la municipale –. Bisogna evidentemente porre la questione in maniera oggettiva, non polemica o tendenziosa. Ci vuole cautela. Anche sulla Foce e sul Palace c’erano state polemiche, ma almeno la Città ha saputo in quale direzione andare». Ma la votazione su cosa verterebbe di preciso, quale potrebbe essere la domanda? «Al momento non ho una formulazione precisa da proporre – spiega Valenzano Rossi –. Indicativamente, sottoporrei alla popolazione l’eventualità di ricercare spazi per l’autogestione da parte della Città. Con un mandato, diventerebbe tutto più semplice. Spetterebbe poi al Dicastero immobili trovare uno stabile da proporre. Anche la stessa autogestione, se si vedesse riconosciuta, troverebbe, immagino, una modalità di condivisione differente».
Quali scenari intravede? «Se la popolazione dicesse di sì, si saprebbe su cosa si lavora e l’iter diventerebbe più spedito – risponde la capodicastero Sicurezza –. Se invece dovessero prevalere i no, allora bisognerà trovare una linea di comportamento diversa verso l’autogestione, anche perché comunque il fenomeno non sparirà. Si potrebbe lavorare su altre soluzioni. Penso sia giusto trovare una risposta il più democratica possibile a un tema che esiste, a un’esigenza che c’è. Lo dimostra l’esperienza della Straordinaria, che sta funzionando bene».
«Devo dire che, durante la seduta, ho criticato le dichiarazioni dei miei colleghi: Zanini Barzaghi che ha riacceso la questione, Galeazzi che ha replicato e Valenzano Rossi, per la proposta di voto consultivo», ammette, da parte sua, Foletti. Proposta che non pare abbia raccolto molto sostegno nell’esecutivo cittadino. Anche il vicesindaco esprime perplessità sulla votazione consultiva: «Non c’è la necessità di una votazione consultiva. Intanto, manca un progetto sul quale esprimersi. Inoltre, siamo noi come Municipio che dobbiamo rispondere a determinate esigenze, non la popolazione. Sta a noi avere una strategia politica». È dello stesso parere Cristina Zanini Barzaghi: «Su che cosa si vuol fare la votazione consultiva? Ci sono decine di gruppi, in svariati ambiti, che possono essere definiti autogestiti».