L’Aem riceve il Watt d’Or per il progetto di Lugaggia. Rolf Endriss ci svela un’altra iniziativa energetica e rilancia l’eolico all’alpe del Tiglio
«È un riconoscimento importante, in Ticino è forse la seconda volta che viene attribuito. La "concorrenza" che è fatta di aziende molto più grosse e prestigiose. Questa ricerca applicata (Lugaggia Innovation Community, ndr) è soprattutto un unicum a livello svizzero», rileva Rolf Endriss, direttore dell’Azienda elettrica di Massagno (Aem) che abbiamo raggiunto ieri telefonicamente in treno durante il viaggio verso Berna per ritirare il riconoscimento nazionale "Watt d’Or 2023" dell’Ufficio federale dell’energia.
Il progetto premiato ha dimostrato che un raggruppamento di consumatori di elettricità e produttori di energia fotovoltaica, collegati tra loro e controllati da algoritmi d’intelligenza artificiale, può aumentare parecchio il grado di autoconsumo di energia rinnovabile. Dietro questa comunità ‘solare’, c’è una stretta collaborazione con la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi) e la sua spin-off Hive Power. Insieme, sono riusciti a mettere in rete la scuola dell’infanzia di Lugaggia, 18 case unifamiliari, una dozzina di pompe di calore e caldaie elettriche, una batteria da 60 kWh e sei impianti fotovoltaici con una capacità totale di circa 70 kW, permettendo così di consumare all’interno della comunità il 94% dell’energia fotovoltaica prodotta.
Aem ha altri progetti simili. «Ci stiamo focalizzando sul cambio di paradigma in atto che mette in relazione il consumo e la produzione delocalizzata – spiega Endriss –. L’ideale sarebbe che l’energia si possa consumare localmente dove viene prodotta. Il ‘vecchio’ mondo dell’energia era invece legato alla produzione centralizzata e alla rete di distribuzione che, con vari gradi di trasformazione, conducevano l’elettricità fino alle economie domestiche e alle aziende. Il cambiamento in atto consiste nella produzione sempre più decentralizzata, perché, potenzialmente, ogni edificio potrebbe ospitare pennelli fotovoltaici. La sfida è il nostro obiettivo primario: riuscire a gestire questi aspetti ottimizzando gli investimenti».
Aem è inoltre attiva nell’aumento della produzione di energia rinnovabile. La guerra col relativo incremento dei costi energetici stanno contribuendo ad accelerare la transizione verso l’utilizzo di fonti di produzione rinnovabili, considerate più efficienti e meno inquinanti. Questo processo apre nuove opportunità tra le quali spicca l’auspicato incremento di produzione interna di energia. In questo contesto, sia l’ente pubblico che il privato è chiamato a fare la propria parte. «Aem eroga energia che proviene al 100% da fonti rinnovabili, di cui circa un terzo prodotto dalla nostra centrale idroelettrica alla Stampa, un altro terzo, tramite contratti a lungo termine, è fornita da impianti di Aet, mentre il restante lo acquistiamo dal mercato ma è certificato rinnovabile» continua il direttore.
La tendenza, continua Endriss, «porterà a cambiare le nostre abitudini». Un esempio? «Una volta, si tendeva a usare la lavatrice di notte, anche per via delle tariffe basse. Oggi, non c’è più un orario in cui è più conveniente consumare, se non quando si produce e c’è più disponibilità di energia. Nei prossimi anni aumenteranno parecchio gli impianti fotovoltaici, quindi in estate avremo un esubero di energia, mentre in inverno ce ne sarà meno, per cui bisognerà continuare a importarne una parte». Di conseguenza, nell’ottica di ottimizzare l’uso, bisognerà «incrementare i consumi di giorno e studiare sistemi per accumulare più efficacemente l’energia».
A proposito, informa Endriss, «a Tesserete, abbiamo avviato un progetto pilota che stiamo realizzando con il Comune di Capriasca e Mobility. Si tratta di un’altra comunità energetica. Stavolta, però, abbiamo coinvolto anche la mobilità elettrica». Come funziona? «Si tratta di una vettura che viene caricata nel periodo di produzione fotovoltaica e può essere utilizzata nell’ambito del car sharing – risponde il direttore di Aem –. Se alla sera l’auto non è stata usata e dispone ancora di energia, questa può essere utilizzata per altri consumi. Per ora è un progetto pilota, ma se in futuro tutti i veicoli elettrici potessero riportare nella rete l’energia che non consumano, si potrebbe ridurre considerevolmente la necessità di importazione».
Rispetto invece al progetto eolico all’alpe del Tiglio che è rimasto nel cassetto, perché realizzarlo risultava logisticamente molto complicato e oneroso? «Di recente, a livello federale, c’è stata un’evoluzione normativa che agevola questo genere di impianti e sono state identificate tre aree ideali in Ticino: una al San Gottardo, l’altra al monte Boglia, la terza in zona alpe del Tiglio, più interessante, dal punto di vista ambientale, perché meno deturpante per il paesaggio», sostiene Endriss. Nel frattempo, l’evoluzione tecnica ha aperto nuove soluzioni: «Quest’anno riprenderemo lo studio e valuteremo anche altri modi, con impianti eolici di nuova generazione, per superare i problemi tecnici e logistici. Approfondiremo lo studio perché l’eolico garantisce la produzione di energia nel periodo invernale, quando c’è n’è più bisogno».