Luganese

Cornaredo, Ata e Stan contro il Piano di quartiere

Contestati i troppi posteggi e l’eccessiva edificazione: ‘Lugano sembra andare semplicemente incontro alle esigenze degli speculatori edilizi’

Una veduta del nodo intermodale da sud
(Afry Svizzera Sa)
27 ottobre 2022
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Sono due le opposizioni al nuovo Piano di quartiere per il comparto a nord di Cornaredo (PQ B1a) di Lugano. Una l’ha presentata nei giorni scorsi l’Associazione traffico e ambiente (Ata), con il sostegno dei Cittadini per il territorio del Luganese (Ctl). L’altra è stata inoltrata dalla Società ticinese per l’Arte e la Natura (Stan). Secondo Ata e Ctl, si tratta di un ulteriore passo falso della Città che peggiorerebbe "la situazione ambientale e viaria di Lugano (già oggi la città più congestionata d’Europa). I 55’000 metri quadrati di superficie utile lorda non si giustificano a fronte dell’alto numero di appartamenti e spazi commerciali vuoti presenti oggi in città". Non solo. "I 1’200 parcheggi previsti contribuiscono ad aumentare il traffico motorizzato privato e compromettono gli sforzi fatti per promuovere i trasporti pubblici nell’agglomerato" scrive l’Ata nella nota stampa. Un altro punto critico, a proposito di pianificazione viaria, ci spiega la segretaria dell’Ata Caroline Camponovo Berardi, «è la mega-rotatoria prevista sul fiume Cassarate, che abbiamo contestato e il Tribunale amministrativo cantonale (Tram) non si è ancora espresso. Non ci pare sensato pianificare altro che si riferisca a strade che non sono consolidate. Stesso discorso, per quanto riguarda la linea di tram dal centro fino al Piano Scairolo, non inserita in alcun documento pianificatorio».

’Mancano le misure fiancheggiatrici’

Ma andiamo con ordine. La domanda di costruzione in questione riguarda la pianificazione del nuovo quartiere nel comparto a nord di Cornaredo che prevede l’edificazione di tre torri fino a 60 metri di altezza e 1’200 nuovi parcheggi, di cui 600 P&R, 400 posteggi pubblici per la zona e altri 200 destinati ai contenuti del nuovo quartiere. Una domanda che indica uno sviluppo periferico esagerato di cui, nel prossimo futuro, non ci sarebbe bisogno, perché indebolirebbe il centro città. I Cittadini per il territorio del Luganese ritengono che, se il progetto avesse successo, le difficoltà e le congestioni stradali si diffonderebbero a tutta l’area urbana. A preoccupare sono in particolare i 1’200 posteggi previsti. L’Ata ribadisce che, malgrado siano trascorsi oramai dieci anni dall’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate, Lugano non ha mai messo in atto una vera politica dei parcheggi come venne richiesto con le misure fiancheggiatrici che accompagnavano questa opera viaria e nemmeno applicato le schede del Piano di risanamento dell’aria del Luganese (Pral). Schede che, lo ricordiamo, sarebbero vincolanti perché, come si legge nella documentazione ufficiale del Dipartimento del territorio (Divisione dell’ambiente, Sezione protezione aria acqua e suolo Ufficio protezione aria) "traduce in provvedimenti concreti le misure che mirano a ridurre le emissioni del traffico motorizzato – migliorando la situazione ambientale e quindi la qualità della vita nell’agglomerato di Lugano – e garantisce l’attuazione coordinata con la realizzazione delle opere principali così come richiesto dall’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio nel suo preavviso". Come emerge dal sito di Lugano, che offre la disponibilità di posti auto in tempo reale, scrive Ata "la Città non ha nessuna visione in materia di gestione dei posteggi". Ciò è dimostrato dal fatto che "già oggi molti parcheggi (specialmente quelli di interscambio a Cornaredo) risultano perlopiù vuoti". Sempre la stessa associazione, ricorda che "la disponibilità di un posteggio concorre in modo considerevole nella scelta del mezzo di trasporto utilizzato per raggiungere una determinata destinazione. Ne consegue che la gestione dei posteggi è un elemento fondamentale per favorire una migliore integrazione dei sistemi di trasporto e quindi ridurre le percorrenze. La Città non ha provveduto a ridurre i posteggi in centro e nemmeno a mettere in atto una politica delle tariffe dei parcheggi che avrebbe contribuito a incentivare l’uso del trasporto pubblico e il traffico lento per i movimenti da e per la città".

Si costruisce più del fabbisogno

Ma i parcheggi non sono l’unico problema del progetto, che, continua Ata, prevede anche "l’edificazione di tre enormi torri con appartamenti e uffici. Ora, una semplice osservazione del mercato immobiliare luganese, fa ben capire che non è necessario costruire nuovi edifici viste le 1’334 abitazioni sfitte (3,24%) censite a Lugano il 1° giugno 2022 e gli spazi commerciali vuoti. Lugano sembra navigare a vista e andare semplicemente incontro alle esigenze degli speculatori edilizi". L’associazione punta il dito contro la mancanza, a Lugano, di un ‘compendio dell’urbanizzazione’ (art. 31 OPT) che indichi le riserve di utilizzazione esistenti all’interno delle zone edificabili, malgrado l’Ordinanza sulla pianificazione del territorio lo stabilisca". Un compendio che sarebbe invece necessario, secondo Ata, "per stabilire il fabbisogno prevedibile o l’eventuale sovrabbondanza delle zone edificabili del comune e poi pianificare con cognizione di causa l’assetto futuro della città. Per concludere e forse per dare l’idea della miopia insita in questa domanda di costruzione ricordiamo che le zone verdi nel nuovo quartiere (che devono essere secondo le norme il 15% della superficie edificabile) andrebbero a trovarsi quasi tutte sui tetti degli edifici. Difficile immaginare come possano essere fruibili dalla popolazione e come possano contribuire a migliorare l’assetto urbano e la qualità di vita delle cittadine e dei cittadini di Lugano". Oggi invece siamo in una situazione di sovrabbondanza di zone edificabili, come ha messo in evidenza l’opposizione della Stan, che ha contestato l’aspetto urbanistico del progetto, che prevede zone verdi previste sui tetti degli edifici e una richiesta di deroga perché la quota di ‘verde’ non sarebbe raggiunta. Invece, come stabilito dalla Legge sulla pianificazione del territorio, "le zone edificabili devono soddisfare il fabbisogno prevedibile per 15 anni e quelle sovradimensionate devono essere ridotte", si legge nell’opposizione.

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