Processo indiziario alle Assise criminali di Lugano. La pp Lanzillo ha chiesto 8 anni di carcere per un cittadino albanese. Domani la sentenza
È accusato di aver trafficato complessivi 7,2 chili di eroina e mezzo chilo di cocaina dapprima a Berna e Zurigo e poi nel Luganese. Non solo: è sospettato di aver fatto parte di una banda di riciclatori e di aver girato in Albania 56mila franchi, il provento della droga secondo gli inquirenti, ma lui nega tutto. Protagonista un muratore di 45 anni e agente di sicurezza in un negozio, cittadino albanese, rintracciato dagli inquirenti e arrestato in Serbia il 29 ottobre dello scorso anno su mandato di cattura internazionale ed estradato in Ticino, dove si trova in stato di detenzione. L’uomo è approdato stamane davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano (presidente, la giudice Francesca Verda Chiocchetti, giudici a latere Giovanna Canepa Meuli e Aurelio Sacchi) e composta dagli assessori giurati.
Il "colpo grosso" per gli inquirenti che hanno indagato sul traffico – titolare, la procuratrice pubblica, Margherita Lanzillo – e che ha già visto diversi spacciatori condannati negli ultimi tempi dalle Corti ticinesi, è arrivato il 12 febbraio 2021, quando a Castagnola nell’abitazione di una presunta acquirente del 45enne (le avrebbe fornito oltre 6 chili di eroina), la polizia ha sequestrato 622 grammi della stessa sostanza stupefacente. Ma non è tutto. Durante la perquisizione è spuntata un’arma da fuoco: una pistola, della quale il 45enne ha negato il possesso. Intanto, stamane davanti ai giudici, l’imputato ha ammesso unicamente di aver «preso 200-240 grammi di eroina e averli solo passati di mano alla donna. Consegnavo a Castagnola buste dosi di 5 grammi, a suoi amici a casa sua a Castagnola». Il 45enne albanese ha fatto anche i nomi e i cognomi di un paio di persone alle quali ha venduto la droga, ma quantitativi minimi, ben lontani da quelli indicati nell’atto d’accusa.
Germania, Italia, Albania, Svizzera sono stati i luoghi di spostamento dell’imputato, che lui oggi in aula ha attribuito fra l’altro a motivi di lavoro nel campo edile, ma per la pubblica accusa le ragioni sarebbero riconducibili al traffico di droga. «Sono state trovate sue impronte digitali su un sacchetto di plastica e tracce di Dna, dove erano contenuti 300 grammi di eroina. Come se lo spiega?», ha prospettato la presidente della Corte all’imputato. «Può essere stato in cucina quando ero in un alloggio comune a Berna nel maggio 2016. Io di droga in quell’appartamento non ne ho vista» – si è giustificato il 45enne. Ma anche in relazione a un’altra tranche di traffico – 450 grammi – un mese più tardi a Zurigo sono spuntate le sue impronte, eppure l’imputato si è nuovamente detto estraneo.
«Oggi si giudica un vero trafficante di droga. Non uno spacciatore di strada, bensì una persona che operava a un livello più alto, che ha agito al solo scopo di lucro. Era il referente della sostanza stupefacente, girava fra più nazioni, aveva contatti capillari, coinvolgendo diverse persone». Così la procuratrice pubblica, Margherita Lanzillo, ha evidenziato nella sua requisitoria, sottolineando gli elevati quantitativi di droga commerciati: 7,2 chili di eroina e oltre mezzo chilo di cocaina. «L’imputato nega, ma non ha saputo portare argomenti validi per contestare il suo coinvolgimento e le prove. Ha fornito versioni al limite del fantasioso. Tutte le chiamate di correità convergono, riconducendo il traffico all’imputato. Le impronte ritrovate lo hanno incastrato. L’imputato faceva parte di una organizzazione criminale». La droga, ha spiegato, proveniva da oltre Gottardo, tanto che due correi sono stati arrestati sulla tratta Zurigo-Ticino. La pp Lanzillo ha proposto una pena di 8 anni di carcere e l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni.
La difesa, rappresentata dall’avvocato, Alain Susin, ha dal canto suo messo in dubbio l’attendibilità della donna che ospitava nella sua abitazione di Castagnola l’imputato, la quale chiama in causa il 45enne per il maggior quantitativo di droga contenuto nell’atto d’accusa: una vendita di oltre 6 chili di eroina. Il legale ha preso in esame alcuni verbali della donna, evidenziando dichiarazioni contrastanti, sottolineando la «sua poca linearità». Il riferimento va dapprima alla pistola, che sarebbe stata detenuta dal 45enne, ma in particolare ai quantitativi della droga, che a mente della difesa vanno radicalmente ridotti. L’avvocato Susin ha chiesto in conclusione una massiccia riduzione della pena. La sentenza è stata annunciata per domani alle 15.