Gli imputati, a processo da oggi alle Criminali di Lugano, hanno sottratto oltre un milione di franchi. Sentenza attesa per la fine della settimana
Hanno ottenuto illecitamente una serie di crediti Covid e indennità per lavoro ridotto per oltre un milione di franchi gli otto imputati a processo da oggi davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano per rispondere di ripetuta truffa, in via subordinata ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale, e altri reati finanziari. Davanti al giudice Siro Quadri (giudici a latere Emilie Mordasini e Renata Loss Campana) ci sono otto uomini, cinque cittadini italiani e tre svizzeri, legati da rapporti professionali e di conoscenza. Uno di loro è assente giustificato per malattia, mentre il procedimento nei confronti di un cittadino rumeno, attualmente irreperibile, è stato disgiunto. La prima giornata di dibattimento – il processo continuerà almeno fino a mercoledì; la sentenza dovrebbe essere pronunciata venerdì – è servita alla Corte per ripercorrere i reati dei primi quattro imputati. Due di loro, un 50enne e un 49enne, sono in carcere dal 30 giugno e, rispettivamente, dal 30 settembre dell’anno scorso.
Quanto contestato dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, e tradotto in un corposo atto d’accusa – quello principale è composto da 72 pagine, ve ne sono poi altri tre aggiuntivi – è sostanzialmente ammesso dagli imputati, con alcune precisazioni legate alla qualifica giuridica. Tra il marzo e il maggio 2020, approfittando delle loro cariche di amministratori di varie società – più di una ventina quelle riportate nell’atto d’accusa legate principalmente alla gestione di immobili e locali, edilizia e sicurezza – hanno richiesto, e in parte ottenuto, crediti e fideiussioni solidali. Somme che sono poi state utilizzate per scopi privati o riversate nei conti di altre società. Il 50enne, consulente e avvocato attivo a Lugano e Zurigo, ha per esempio ottenuto indebitamente 620mila franchi e tentato di ottenerne 807’400. Il 49enne, invece, ha ottenuto 285mila franchi e tentato di averne altri 242’400.
Tra l’aprile e il dicembre del 2020 tre imputati hanno presentato anche una serie di richieste per indennità di lavoro ridotto destinate al personale di un locale notturno di Lugano, la cui attività della società di gestione era però terminata nel dicembre dell’anno precedente. Sugli appositi formulari sono state annunciate fittiziamente delle ore lavorative perse da personale che già non era più alle dipendenze lavorative della società o che non era mai stato dipendenti della stessa. Il quarto imputato, un avvocato 46enne oggi consulente legale in Svizzera tedesca, lo ha fatto per sue società, e anche per la sua attività. Il nome del legale è comparso in un gran numero di società. «Conoscevo persone che mi chiedevano aiuto vista la mia professione – ha spiegato rispondendo al giudice –. Ho accettato un ruolo che non avrei dovuto accettare». Un atto d’accusa aggiuntivo, a carico unicamente del 46enne per ripetuta appropriazione indebita, ripetuta amministrazione infedele e tentata infrazione alla Legge federale sugli stranieri, è spuntato anche il nome di Adria Costruzioni e in particolare dell’ex direttore operativo Filippo Cambria. Nel corso del 2017, una società dove l’imputato aveva diritto di firma individuale era interessata a rilevare un cantiere di Adria a Besazio. «Sapevo che Cambria aveva avuto problemi, ma erano cantieri che aveva gestito lui e poteva darci una mano per capire la situazione. Non l’ho pagato».
Alla sbarra compare anche un 66enne pensionato del Sopraceneri, che ammette i fatti ma non la qualifica. «Per fare una truffa ci vuole la volontà – ha affermato –. Mi sono fidato di quello che facevano gli altri due imputati». Nella sua veste di amministratore unico, ruolo assunto nonostante i suoi problemi di salute, di una società ha firmato varie richieste di indennità di lavoro ridotto per il citato locale notturno. «L’ho fatto anche per bisogno, come complemento alla pensione facevo qualche lavoretto». Riguardo alla società che amministrava, «per essere sincero ho fatto da prestanome – ha ammesso – mi arrivava la lista, controllavo quello che potevo e firmavo».
L’istruttoria riprenderà domani mattina alle 9 con la ricostruzione dei reati contestati agli altri tre imputati. La parola passerà in seguito alla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti per le richieste di pena. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Valentina Zeli, Yasar Ravi, Eero De Polo, Nadir Guglielmoni, Samuele Scarpelli, Marco Masoni, Fabio Käppeli e Marco Cocchi.