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Guerra in Ucraina, a Lugano storie di donne e del loro riscatto

Testimonianze di ucraine sopravvissute al conflitto e della loro forza in una conferenza tenutasi giovedì sera al Palazzo dei congressi

Tempi duri per le femministe impegnate per i diritti umani in Russia
21 maggio 2022
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Una guerra, tante storie. E molte donne protagoniste. A loro è stata dedicata la conferenza organizzata dal Comitato contro la guerra in Ucraina e dal collettivo femminista Io l’8 ogni giorno tenutasi il 19 maggio al Palazzo dei congressi di Lugano. Ospite speciale della serata in videoconferenza è stata Iryna Sergeevna, un’insegnante e professionista nel campo dell’educazione di Charkiv, fuggita in Francia con la figlia a seguito dell’invasione del suo Paese da parte dell’esercito russo, che ha raccontato la vita di alcune donne sopravvissute alla guerra.

Sergeevna ha testimoniato la resilienza delle donne ucraine, alcune rimaste nella loro terra, altre costrette a fuggire. Per raccontare la situazione delle donne in Ucraina, l’insegnante ha quindi parlato delle proprie amiche, proponendo esempi di donne professionalmente indipendenti e inserite in diverse attività. Più storie, tutte accomunate dalla sofferenza e dal desiderio di tornare alla vita di prima.

Galine e Iryna

Rimaste entrambe a Charkiv, Galine e Iryna, sono colleghe di Sergeevna. Galine ha perso il marito una settimana fa e si ritrova oggi sola con un figlio di 13 anni. «Era molto legata a suo marito ed è disperata, ciò che la salva è che ha potuto continuare a insegnare». Iryna si impegna invece in aiuto dell’armata ucraina portando loro beni di prima necessità. «Ogni giorno fa rapporto di ciò che ha fatto e visto. È molto attiva, nonostante i rischi, in aiuto degli abitanti della città e i dei militari ucraini».

Tatjana

Una donna proprietaria di un negozio al quale si dedicava giornalmente. «Quello che più mi ha scioccato è che Tatjana ha perso la sua casa a causa di un bombardamento, e ha chiesto ai suoi amici su Facebook se qualcuno avesse conservato fotografie di lei perché non ha più alcun ricordo della sua vita prima dello scoppio della guerra. Perdere una casa è emotivamente struggente».

Marina e Livia

Di professione sarta e designer, Marina ha creato un business di vestiti per cani. «Il suo caso è un esempio piuttosto positivo. Ha dovuto abbandonare Charkiv insieme alla figlia, lasciando tutto il suo materiale di lavoro e i suoi beni, ma che, nonostante questo, è riuscita a trovare in Lituania un nuovo lavoro e permettere alla figlia di essere scolarizzata. In Lituania si parla il russo, quindi, riescono ad ambientarsi con più facilità». L’esempio opposto è quello di Livia, ostetrica di professione, che ha trovato asilo in Polonia insieme al figlio adolescente. «Ma purtroppo le sue condizioni di vita restano dure: non parlando né il polacco né l’inglese è riuscita a trovare impiego solo in un’impresa di pulizia. Neanche il figlio riesce ad adattarsi e vivono quindi in una condizione di difficoltà».

Uno sguardo malinconico

«Prima della guerra – ha spiegato Sergeevna – l’Ucraina era una terra di grande libertà per le donne, che avevano la possibilità di inserirsi in attività professionali differenti a seconda delle loro scelte. Se una donna voleva fare carriera aveva la possibilità di formarsi, se voleva avere figli veniva sostenuta dalla legislazione ucraina che concedeva loro un congedo di maternità della durata di 3 anni, con il mantenimento del posto di lavoro. Si poteva vedere di tutto, era una nazione civilizzata in cui le donne potevano scegliere per sé stesse».

Quali le prospettive per il futuro dell’Ucraina?

«Temo che il futuro dell’Ucraina sarà molto duro. Nessuno può prevedere cosa accadrà, ma in base a quello che succede in Donbass, quando la Russia avrà accumulato ancora risorse attaccherà di nuovo. Probabilmente la fase più aggressiva del conflitto si interromperà, ma poi ci sarà il problema della crisi economica da affrontare. Per quanto riguarda la mia città, Charkiv, temo che, essendo a soli 40 chilometri dal confine russo, la situazione si aggraverà. Preferirei morire sotto una bomba piuttosto che vivere sotto l’occupazione russa e rischiare di vedere mia figlia violentata. Sarà un territorio di pericolo permanente anche se dovesse essere stabilita una sorta di pace. Inoltre, ci sarebbe il rischio di dover affrontare ancora le difficoltà che esistevano durante l’Unione Sovietica, che ricordo bene. Non sarebbe più una vita normale e saremmo costretti a fare code infinite per acquistare i prodotti di prima necessità».

‘No al dominio capitalista e patriarcale’

Una situazione, dunque che genera non poca paura. Io l’8 ogni giorno ha solidarizzato dunque con le donne vittime della guerra aderendo da subito al Comitato contro la guerra in Ucraina e si impegna a sensibilizzare e organizzate serate informative per prendere posizione contro il conflitto bellico. «Da femministe ci opponiamo alla politica imperialista e aggressiva del governo russo ma denunciamo anche la responsabilità della Nato e di tutti i Paesi imperialisti in generale – è stato detto durante la serata dalle esponenti del collettivo –. Ci opponiamo a qualsiasi tipo di espressione del dominio capitalista e patriarcale; ripudiamo ogni tentativo di oppressione e di violenza anche perché sappiamo che le prime vittime, se hanno la fortuna di fuggire dai bombardamenti sono le donne, che subiscono ogni momento la pressione maschile. Infatti, il corpo delle donne, inteso in tutte le sue declinazioni, è uno strumento usato per rafforzare il potere maschile e la cultura dello stupro che accompagna le guerre».

Annunciata come ospite, non ha purtroppo potuto prendere parte alla conferenza e portare la sua preziosa testimonianza Nadezhda Kutepova, attivista russa rifugiata in Francia dal 2016 a causa del suo impegno per i diritti umani in Russia. Il Comitato contro la guerra in Ucraina terrà una conferenza dedicata al dissenso nei confronti della guerra l’8 giugno alle 20.30 a La Filanda di Mendrisio con ospiti Giovanni Savino, professore universitario a Mosca e Olga Sedakova, poetessa russa.