Si dovrà attendere per chiarire i fatti relativi al dissesto finanziario che ha colpito il comune dell’enclave. Rischio di prescrizione per tutti i reati.
È slittato al 26 gennaio 2023 il processo, al Tribunale di Como, che dovrebbe chiarire se ci sono responsabilità da parte dei sindaci e funzionari comunali di Campione d’Italia nel dissesto finanziario del Comune e dell’Ad, del Cda e del collegio sindacale nella chiusura del Casinò. "Nella speranza che entro tale data il processo possa iniziare", il commento della presidente del collegio giudicante Valeria Costi. Il dubbio è dovuto al fatto che davanti al giudice dall’appello di Milano pende il ricorso della Procura di Como alla sentenza pronunciata il 16 giugno dello scorso anno dal gup Andrea Giudici che, al termine dell’udienza preliminare, aveva dichiarato il non luogo a procedere relativamente ad alcuni capi d’imputazione, alleggerendo la posizione dei 18 imputati, fra i quali ex sindaci (Marita Piccaluga e Roberto Salmoiraghi), ex funzionari comunali e vertici del casinò, compreso l’ex amministratore delegato.
Al centro della vicenda giudiziaria la gestione di Comune e Casinò, i cui destini non potevano essere disgiunti, considerato lo stretto legame che li ha sempre uniti: le risorse della casa da gioco tenevano in piedi l’ente comunale. Quando sono venute a mancare, per cause sino in fondo non sondate, hanno generato una montagna di debiti, quasi 200 milioni di euro. Una sorta di Everest che ha portato al dissesto finanziario del Comune e alla chiusura, per oltre tre anni, della casa da gioco e alla cancellazione di quattrocento posti di lavoro, ovvero quattro quinti dei livelli occupazionali dell’enclave. Al centro del processo la gestione del Comune e del Casinò dal 2013 al 2018. All’udienza di questa mattina nessuno degli imputati era presente in aula. C’erano invece i legali delle parti civili che non essendo stato aperto il dibattimento processuale non hanno potuto formalizzare la costituzione di parte lesa, che sono il comune di Campione d’Italia, la società di gestione del Casinò (che chiede danni per 131 milioni di euro) e la Regione Lombardia. L’ente regionale chiede un risarcimento danni (agli amministratori comunali) limitatamente alla gestione del porto. Considerati i periodi in cui si sono verificati i danni c’è il rischio di prescrizione per quasi tutti i reati contestati. Alcuni sono stati già prescritti.