Fa autocritica il 68enne a processo per il buco da 24 milioni. La sentenza slitta a settimana prossima
Arriverà la settimana prossima la sentenza sul grosso dissesto nell’ambito degli investimenti immobiliari, che ha visto coinvolte società lussemburghesi e svizzere facenti capo alla M&A investors per un ‘buco’ da 24 milioni di franchi, sui 36 rastrellati presso investitori attirati dagli alti interessi promessi loro. Investimenti non andati a buon fine, interessi troppo elevati da pagare sulle obbligazioni e distrazioni di denaro per altri scopi hanno prodotto questo grave ‘crac’ finanziario. Due uomini alla sbarra: il titolare di queste società, un imprenditore 68enne italiano residente in Ticino, e un ticinese 58enne che operava come consulente finanziario. La posizione del primo è abbastanza pacifica, essendoci l’ammissione dei fatti – in particolare la ripetuta appropriazione indebita, mentre viene respinta l’accusa di ripetuta truffa per mestiere –, il lavoro per la Corte presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchietti è dunque relativamente semplificato. La procuratrice pubblica Chiara Borelli ha chiesto per lui una condanna a 6 anni e mezzo, il difensore Elio Brunetti invoca un massimo di 4 anni. L’uomo è in carcere dal 22 settembre 2020 ed è in esecuzione anticipata della pena.
Più ingarbugliata la situazione del 58enne ticinese: l’avvocato Michela Pedroli ne invoca l’assoluzione, o eventualmente una condanna per un massimo di 247 giorni, quelli già sofferti in carcere dal momento del suo arresto nel settembre 2020. La Procura chiede invece 5 anni e 5 mesi. Nella sua arringa, la difesa ha evidenziato il fatto che in quanto subordinato, egli non poteva essere al corrente del dissesto che stava maturando. Nel ‘vendere’ questi prodotti si basava su prospetti, opuscoli "si è sempre attenuto alle istruzioni del suo superiore. Non aveva accesso alle informazioni finanziarie della società". Insomma "poteva solo parlare di difficoltà finanziarie momentanee, di ritardi, di posizioni che si sarebbero sistemate. Non aveva accesso informatico ai dati contabili". A sostegno di questa posizione, la legale ha citato diverse testimonianze raccolte durante l’inchiesta. Non ha avuto la consapevolezza di ingannare gli acquirenti, per altro professionisti coscienti dei rischi connessi a questo tipo di titoli privi di ‘rating’ quindi dal rischio intrinseco. Il suo cliente, ha aggiunto, è incensurato, ed è stato collaborativo nel chiarire i fatti che conosceva.
Infine, la parola agli imputati. Lunga e articolata quella del 68enne: "Sono un finanziere, nella vita ho gestito una grande massa di denaro e non sono mai giunto a una situazione di stress come questa che ho vissuto. Ho commesso degli errori, ho reagito in ritardo e con delle modalità superficiali. Solo quando i miei direttori finanziari hanno suonato il campanello d’allarme ho cominciato a ‘tagliare’ le cedole, nel 2017, ma non sono riuscito a portare a termine questo compito. Il tempo non è bastato. Convivevo con un tumore maligno, ma ho posto le basi per ristrutturare l’intero gruppo. Speravo che il mercato immobiliare ripartisse, ma così non è stato. È vero che ho tappato dei buchi, ma non ha funzionato. Accetto la mia pena, lamento di non aver trovato sulla piazza un consulente che mi accordasse cinque minuti di tempo. Quanto al 58enne, ha ammesso di aver ripensato a tutti gli investitori danneggiati, "alcuni li ho rivisti qui a Lugano, dove ho ritrovato lavoro, ci siamo detti belle parole, non sono dovuto scappare da nessuno".
La sentenza è attesa verosimilmente verso la fine della prossima settimana, e verrà comunicata alle parti senza udienza pubblica, cosa che l’avvocato Brunetti ha detto di accettare "a denti stretti".