Luganese

Violenza sulle donne, ‘la rete pubblica non parte’

Mps-Pop e Indipendenti sollecitano il Cantone dopo l’ultimo episodio avvenuto all’autosilo Balestra a Lugano

A mobilitarsi in modo spontaneo sono state le stesse donne
(Ti-Press)
20 dicembre 2021
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Ancora una aggressione, peraltro consumata in un luogo pubblico: l’autosilo Balestra a Lugano. Ma soprattutto una volta di più una donna rimasta vittima del suo ex. Ce n’è d’avanzo per Mps-Pop-Indipendenti per chiamare in causa il Cantone. Anche perché, come segnala il gruppo in una interpellanza, “la Polizia, intervenuta dopo la segnalazione dei due passanti – che hanno prestato aiuto alla ragazza, ndr –, ha allontanato l’aggressore ma non ha accompagnato la vittima in ospedale”, la sua presa a carico al pronto soccorso è avvenuta “soltanto dopo oltre sette ore di attesa e non è stata accompagnata dalla messa in sicurezza della donna aggredita”.

Quello che appare evidente ai firmatari dell’atto parlamentare è che nel sistema burocratico ticinese “la macchina si inceppa e la rete non parte: i vari uffici competenti non si parlano, l’aiuto non parte automaticamente”. In più, aggiungono, “il personaggio violento è stato rilasciato subito ed è stato tratto in arresto solo alcuni giorni dopo l’aggressione”. Mentre la giovane ha vissuto per giorni chiusa in casa, “senza nessun supporto né sicurezza e con il terrore di poter ricevere una visita da parte dell’ex partner, da un momento all’altro”. Un uomo, si ricorda, “già segnalato per violenza domestica in una precedente relazione”.

Per Mps-Pop-Indipendenti si fanno, quindi, strada una serie di domande, girate al Consiglio di Stato. “La Polizia non ha l’obbligo di informare la vittima sull’esistenza dei servizi di cura e di protezione e di informare la vittima su come può ricevere aiuto e sostegno?”. E il Cantone “non ritiene opportuno che la Polizia possa segnalare gli interventi effettuati alle Case delle donne in modo che i Consultori possano ricontattare le vittime per verificare se desiderano un accompagnamento o un posto in una delle case?”.

E nel merito: “Nei casi di violenza quali sono i rapporti tra Polizia e ospedale?”. E nelle strutture ospedaliere sono presenti “figure formate che possono indirizzare le donne verso servizi di protezione e di sostegno? Questo è stato fatto nel caso specifico? Se no come mai questo non avviene?”. Non da ultimo, il governo non pensa che “i recenti casi dimostrino serie lacune nella rete dei servizi che non permettono alle donne di mettersi in sicurezza e soprattutto agli uomini di essere impossibilitati a nuocere?”.

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