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Mario Borradori: 'Marco si era vaccinato oltre 2 mesi prima'

Il fratello del sindaco silenzia le speculazioni dei No vax che insinuano legami tra il vaccino e la morte del sindaco. L'autopsia completa non è ancora arrivata

Mario Borradori davanti a Palazzo civico adornato di omaggi per il fratello
9 settembre 2021
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«Lui la seconda dose l'aveva fatta oltre due mesi prima dell'accaduto. Ne sono certo perché me lo aveva detto. Assolutamente non c'è nessuna correlazione tra il suo decesso e il vaccino. Sono parole improprie chi le sostiene». Così dichiara da noi raggiunto nel suo studio di avvocatura, Mario Borradori, fratello del sindaco di Lugano, silenziando le speculazioni dei No vax che insinuano legami tra il vaccino e la morte del sindaco. Fra questi, il dottor Werner Nussbaumer - come pone in rilievo oggi in un articolo il portale web di Tio, riprendendo le affermazioni del medico martedì sera alla trasmissione di Teleticino, Matrioska: "Probabilmente, c'ho delle prove quasi certe che Borradori si era vaccinato pochi giorni prima». A microfoni spenti, poche ore dopo la morte di Borradori, avvenuta l'11 agosto, all'indomani di un arresto cardiaco durante una corsa alla Tenuta Bally di Vezia, lo stesso vice-sindaco e candidato a ereditare la funzione del collega di partito, Michele Foletti, aveva buttato là una frase che oggi suona profetica: «Vedrete che i No vax diranno che Marco è morto a causa della vaccinazione». 

Gli ultimi mille metri 

Intanto, lo stesso articolo pubblicato da Tio rivela come dall'autopsia sarebbero emerse - citiamo - "tracce di piccoli infarti precedenti sul cuore del sindaco". «Che io sappia no. Non mi risulta» - risponde l'avvocato Mario Borradori. «Io d'altro canto non ho il referto e nemmeno uno parziale, anche se è già trascorso un mese dal decesso. Io ho richiesto di conoscere il rapporto, anche se non sono erede ma familiare stretto. Penso che arriverà. Poi magari ci sono già gli atti della perizia e qualcuno li ha visti. Questo è verosimile». Secondo le stesse indiscrezioni giornalistiche, la corsa di Marco Borradori alla tenuta Bally di Vezia sarebbe durata due minuti e mezzo, un tempo che appare insufficiente a sostanziare l'affaticamento. «So che la polizia ha esaminato l'orologio Garmin che Marco aveva al polso, ma io non conosco ancora il risultato. So che al momento del ritrovamento l'orologio era scarico e che dovevano procedere a una ricostruzione. Girava anche la voce che mio fratello avesse corso per 10 chilometri. Difficile dirlo al momento». Dalle ricostruzioni appare invece che Borradori non abbia potuto correre che un chilometro scarso, ossia la distanza che sepera il posteggio delle auto al punto in cui il suo corpo è stato rinvenuto a terra e dove è stata posta una foto in sua memoria. Lei, avvocato Borradori, quando ha visto suo fratello per l'ultima volta? Risponde il nostro interlocutore, con animo pacato e gentile: «L'avevo visto un mese prima, era un po' che non lo incontravo. L'ultima volta è stato per un caffè in un bar della piazza, dopo pranzo.  Quando è successo io ero assente, ero in vacanza a Riccione. Io e Marco - prosegue il fratello minore, che con il sindaco ha condiviso gli studi in giurisprudenza a Zurigo - eravamo in ottimi rapporti, anche se poi ognuno aveva la propria vita. Abbiamo condiviso la politica nella Lega, quando ero in Consiglio comunale a Lugano, dove sono rimasto per dodici anni. Poi sono uscito». Intanto, da noi interpellato, il Ministero pubblico fa sapere che «l'autopsia completa non è ancora arrivata», ricordando come il referto sia stato ordinato come da prassi, dal momento che l'arresto cardiaco è avvenuto senza la presenza di testimoni. Come noto, il sindaco di Lugano si stava allenando per partecipare alla maratona di New York il prossimo 7 novembre. 

'Andiamo a New York. Ci inventeremo qualcosa per Borradori'

Proprio su quel sogno che Borradori cullava di correre alla manifestazione statunitense, Fabio Schnellmann, tra i partecipanti alla spedizione che avrebbe dovuto riunire quattro amici, sindaco incluso, dichiara: «Proprio la settimana scorsa abbiamo disdetto l'iscrizione di Marco, dopo aver chiesto ad altri se avessero voluto prendere il suo posto, ma non abbiamo trovato nessuno di disponibile. Noi comunque abbiamo deciso di partecipare. Qualcosa per ricordare il sindaco ce lo inventeremo». Vi allenavate insieme in vista della maratona di New York? «Proprio la sera prima dell'incidente, Marco mi aveva chiesto se l'indomani mattina venivo anch'io a correre alla Tenuta Bally, ma gli ho risposto di no, perché io mi allenavo quella sera stessa. Ogni tanto mi viene il rimorso e penso, magari se ci fossi stato... Anche se con il senno di poi non vai da nessuna parte». «A New York - prosegue il deputato Plr in Gran Consiglio - avremmo già dovuto andarci l'anno scorso, sarebbe stato il 50esimo della maratona di N.Y, ma poi è stata annullata a causa della pandemia. Io ho già partecipato nel 1988, per Marco quest'anno sarebbe stata la sua prima edizione. C'è da dire che lui andava. Correva forte, salvo un breve stop per problemi alle ginocchia. Non c'era nessun segnale contrario...». 

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