Il Consiglio di Stato ha respinto il rincorso presentato contro la posa del manufatto che rappresenta il suicidio della celebre poetessa
“Non si vede invero quale altro luogo del comprensorio comunale meglio si presti alla commemorazione di tale illustre personaggio”. Per il Consiglio di Stato (Cds) non ci sono dubbi: il luogo scelto dal Municipio di Capriasca per posare la statua di Alfonsina Storni è adatto. Non un posto a caso, d'altra parte: la piazza che porta il nome della celebre poetessa argentina di origine ticinese nel nucleo di Sala Capriasca. Il governo ha infatti respinto il ricorso presentato lo scorso febbraio da un gruppo di cittadini del quartiere, che ha impugnato la licenza edilizia rilasciata dall'esecutivo comunale.
La questione ha fatto parecchio discutere lo scorso inverno nella Pieve. Al centro, lei: una statua – alta due metri in totale e con un ingombro di 95x45 centimetri – realizzata in bronzo dall'artista Eva Antonini, denominata ‘Vestida de mar’ e rappresentante il suicidio della poetessa. Storni si è tolta la vita a Mar del Plata nel 1938 e il suo gesto estremo è stato reso immortale nel 1969 dalla canzone ‘Alfonsina y el Mar’, interpretata da uno stuolo di cantanti latinoamericani ed europei. E fra le varie censure degli opponenti, vi è proprio la scelta di immortalare l'atto finale della vita della poetessa. Sono state sollevate inoltre diverse altre questioni di natura più che altro edilizia e in parte procedurale. Oltre a ricorrere, gli scontenti hanno organizzato anche una raccolta firme: la petizione è stata sottoscritta da ottantacinque cittadini e chiedeva sostanzialmente al Municipio di tornare sui propri passi.
Adesso, con sentenza del 25 agosto, a dar ragione all'autorità comunale ci pensa il Consiglio di Stato. Dal profilo formale, si sottolinea che la copia della domanda di costruzione – che i ricorrenti ritenevano invalida in quanto non sarebbe stata sottoscritta dal Municipio ma solo dall'ufficio tecnico – è stata “regolarmente siglata da sindaco e segretario comunale”. Allo stesso modo è ritenuta sufficiente, sebbene stringata, la motivazione data in fase preliminare dall'Ufficio della natura e del paesaggio (Unp) del Dipartimento del territorio. E sarebbe altrettanto “esente da critica” il fatto che il Municipio abbia deciso di posare la statua in un secondo momento rispetto al progetto globale di riqualifica del suddetto nucleo, passato precedentemente in Consiglio comunale. Il Cds sottolinea che la statua è da considerarsi come arredo di una strada, e in quanto tale la procedura da seguire sarebbe dovuta essere quella per un progetto stradale e, pertanto, il legislativo avrebbe dovuto preventivamente determinarsi. Tuttavia, la giurisprudenza ha stabilito che le procedure stradale ed edilizia “sono sostanzialmente assimilabili” e se un'opera è stata approvata in base all'una o all'altra, “non vi sono motivi validi per ripetere l'intero procedimento”.
Respinte anche le questioni legate all'inserimento del manufatto. Da un lato la sentenza evidenzia che “la clausola estetica non deve assumere la funzione di una zona di pianificazione ed essere usata per mettere fuori gioco le prescrizioni edilizie vigenti o salvaguardare la pianificazione futura”, mentre dall'altro ricorda che sia il Municipio sia l'Unp hanno ritenuto adempiuto il principio dell'inserimento ordinato e armonioso. Non accolta neppure la censura inerente la vicinanza dei beni culturali protetti: Casa Lepori, l'unico bene di interesse cantonale nelle vicinanze, è al di fuori del perimetro di rispetto, mentre quest'ultimo “non sussiste per i beni di interesse locale”. “Non ha una portata diretta” nemmeno il fatto che il villaggio di Sala sia censito dall'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere Isos. L'ubicazione della statua, infine, secondo il Cds appare “consona all'arredo già esistente”: “Per aspetto, materiali e dimensioni, il monumento in parola non solo appare insuscettibile di creare alcun contrasto con l'edificato esistente ma risulta altresì inserirsi convenientemente ed ordinatamente nel contesto del nucleo”.
Una vittoria piena per il Municipio di Capriasca, quindi. «Sono contento perché le nostre tesi sono state confermate», ci dice il sindaco Andrea Pellegrinelli. Possibili ricorsi al Tribunale amministrativo cantonale a parte, la vicenda della tormentata statuta non si esaurisce qui però. «Siccome sul progetto non c'è unanimità all'interno del nuovo Municipio e non c'è da parte nostra la volontà di imporre la statua se i residenti del quartiere non la vogliono, intendiamo organizzare un sondaggio fra i residenti di Sala per capire cosa vuole la maggioranza. Non si vuole fare una guerra di religione per una statua. Ci vogliono buon senso e rispetto della cittadinanza. Sarebbe un peccato non metterla lì, ma bisogna rispettare le sensibilità. Un altro posto lo troveremo». E a un luogo alternativo avevano già pensato anche i ricorrenti, secondo i quali il luogo migliore per ospitare l'omaggio alla poetessa sarebbe vicino all'ex casa comunale.