Un gruppo di cittadini sta raccogliendo firme contro il progetto del Tcs, sostenuto dal Municipio. Ma Badaracco ricorda: ‘Senza, difficile investire’
Si surriscalda il dibattito sulla riqualifica del centro balneare di Carona, struttura che riveste un ruolo quasi identitario per gli abitanti del quartiere. Da alcuni giorni un gruppo di contrari facenti capo all’associazione ‘XCarona’ ha infatti iniziato a raccogliere firme contro il progetto che, ricordiamo, prevede il risanamento della piscina e degli edifici presenti, oltre all’inserimento di nuovi contenuti: ristorante, sala multifunzionale, spogliatoi, parco giochi, centro wellness e fitness e un villaggio glamping gestito dal Touring Club Svizzero (Tcs). Per chi non lo sapesse, si tratta di una moda all’ultimo grido nel turismo elvetico: tende o casette chic dotate di vari comfort, una sorta di campeggio glamour. Proprio quest’ultimo è l’aspetto criticato. Circa un anno fa il Consiglio comunale (Cc) ha stanziato un credito da 300’000 franchi per l’organizzazione del concorso di progettazione che coinvolge otto studi d’architettura, mentre il bando è dell'aprile scorso.
«Sostengo il progetto perché a Carona c’è poca disponibilità di posti letto e si creerebbe un buon indotto per tutto il paese – sostiene Lucia Minotti, gerente della piscina –. Le casette non sarebbero dotate di cucina: fattore positivo per la ristorazione locale. Il progetto prevede inoltre la costruzione anche di nuove strutture per la popolazione come una sala multiuso, che a Carona non abbiamo». «Riteniamo che questo progetto faccia acqua da tutte le parti, per questo stiamo cercando di sollevare tutte le criticità – l’opinione di Nicola Morellato, membro del comitato di ‘XCarona’ –. Da un lato si tolgono spazi alla collettività riducendo un servizio, dall’altro si privatizza effettuando un investimento non sostenibile per l’ente pubblico».
Come sottolineato dalla consigliera comunale leghista, «è da anni che la piscina ha pochi utenti. Sì, l’anno scorso è andata bene (oltre 30’000 utenti e un clamoroso +21,5%, l’unico dei lidi di Lugano ad aver chiuso con un aumento, ndr) ma è stato per via del Covid. Quest’anno, avendo anche la gestione del bar, posso dire che c’è da piangere. Durante i giorni feriali, anche se fa bel tempo, l’affluenza è scarsa. Meglio va nei weekend, ma è raro che si raggiungano grosse cifre. In più c’è da dire che la struttura è molto obsoleta e questa è l’occasione concreta per rinnovarla». «In effetti – conferma il sindacalista –, tranne due annate negli ultimi vent’anni che hanno chiuso in positivo, la struttura costa dai 100’000 ai 130’000 franchi in media. Ma si tratta di cifre irrisorie per la Città e ciononostante è stata più volte ventilata la chiusura».
«Il numero di casette è stato diminuito su richiesta dei contrari – osserva Minotti –, hanno posto una serie di paletti che sono stati inseriti nel concorso. Nella giuria sono presenti due persone di Carona, sono stati ascoltati dalla commissione di quartiere e da una delegazione del Municipio. Però il progetto continua a non andare. Onestamente non capisco. Ricordo che è da tre anni che si è a conoscenza dell’iniziativa, in Cc è anche passato il messaggio, c’era possibilità di fare ricorso ma questa non è stata utilizzata». «In realtà abbiamo elaborato ancora lo scorso anno uno studio critico che abbiamo inviato al Municipio, ma siamo stati ignorati – sostiene invece Morellato –. Ora ci auguriamo, con la nuova composizione del Cc, di far capire le nostre ragioni e allargare il fronte dei contrari».
Secondo il progetto una parte del centro verrebbe data in diritto di superficie al Tcs per quarant’anni. «Di fatto è una privatizzazione – secondo l’oppositore –, che darebbe al privato la gestione di quasi tutto il terreno, se si osserva l’impostazione e il numero di costruzioni che si desiderano inserire. L’ingresso resterebbe possibile per gli esterni, ma di fatto gli spazi migliori sarebbero occupati dai clienti del glamping». «Non è vero che sarà una privatizzazione – per la fautrice –. La piscina resterà di gestione della Città. Anche sugli introiti che la Città riceverà per il diritto di superficie si rincorrono false notizie, ma di fatto queste cifre non sono ancora state definite. E non è vero che la Città spenderà sei milioni per cedere l’intera struttura al Tcs». Ed è quest’ultimo punto uno dei principali per i contrari: «Di solito il pubblico va dal privato quando non ha i soldi per realizzare. Qui no, è il pubblico che mette i soldi e dà al privato la gestione e per noi è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Inoltre, si leva dai conti un deficit irrisorio, sostituendolo però con un grosso aumento di debito pubblico che sarà difficile da ammortizzare».
Morellato ricorda infine che si tratta di un sito tutelato dall’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere Isos e che «pertanto bisognerebbe essere un po’ più prudenti prima di pianificare degli interventi». A favore del progetto è tuttavia schierato anche il Municipio. «È falso che più della metà della superficie andrà al Tcs – valuta Roberto Badaracco, capodicastero Sport –. La zona è piuttosto limitata e poco utilizzata. Le postazioni sarebbero ben integrate a livello paesaggistico. Non è nemmeno vero che diamo soldi al privato: la parte relativa al glamping (1,5 milioni) è a carico del Tcs, mentre noi riceveremo incassi dal diritto di superficie e dall’affitto per la ristorazione». E precisa: «Potremo garantire ugualmente l’entrata a 1’500 persone circa al giorno, che già ora non raggiungiamo quasi mai. Il timore che non ci sarà spazio per gli utenti locali è ingiustificato. Inoltre, la piscina ora viene utilizzata in estate, mentre il villaggio lo sarebbe quasi tutto l’anno. Il Comune non investe per fare un favore a un privato, ma perché quest’ultimo ha un progetto valido e perché c’è la necessità di effettuare determinati interventi e di rilanciare turisticamente ed economicamente il centro a favore dell’intera comunità». Infine, Badaracco chiarisce un aspetto fondamentale. «L’abbiamo spiegato alla cittadinanza: qualora saltasse questo progetto, saremmo in difficoltà a investire lì. Opponendosi, il rischio è che il Tcs decida di non investire più, sarebbe davvero un peccato».