Il direttore delle strutture carcerarie, Stefano Laffranchini: ‘Da metà luglio, ad avvenuta immunizzazione, si procederà finalmente agli allentamenti’
«Il 70% della popolazione carceraria in Ticino è vaccinata. E dall’insorgere della pandemia a oggi non abbiamo avuto nessun focolaio né contagi». Parola del direttore delle strutture carcerarie cantonali, Stefano Laffranchini, che traccia un lusinghiero bilancio sul fronte del Covid-19 e sulla campagna vaccinale in corso: «Proprio tre giorni fa sono state effettuate le seconde dosi a tutte le persone che si sono annunciate, me compreso». Ci sono dunque anche no-vax? «Sì, d’altra parte non possiamo obbligarli. Mentre invece tra il personale c’è pressoché stata un’adesione totale al vaccino».
I numeri. Attualmente al penitenziario La Farera sono 40 le persone in detenzione preventiva, meno della metà della capienza massima che è di 88 posti. Alla Stampa sono invece 137, mentre sono in 31 alla sezione aperta dello Stampino. «In questo momento abbiamo proceduto a introdurre alcuni allentamenti. Ma aspettiamo la metà di luglio a renderli definitivi, quando saranno cioè trascorse le due settimane canoniche dal secondo vaccino affinché ci si possa ritenere immuni». In cosa consistono concretamente? «Per chi si è vaccinato significa che al rientro dal congedo non deve più effettuare la quarantena. Inoltre i detenuti che svolgono i colloqui nella struttura della casetta La Silva a stretto contatto con i familiari non devono più mettersi in quarantena. E anche gli ospiti che ricevono visite da parenti o da persone vaccinate possono beneficiare d’incontri senza l’obbligo d’indossare la mascherina e senza dover mantenere la distanza di sicurezza».
Prima che la campagna vaccinale conoscesse l’accelerazione alla quale stiamo assistendo, le regole all’interno della Stampa non erano certo agevoli in tema di rientro dai congedi. «All’inizio – fa sapere il direttore – la quarantena prevedeva 10 giorni in cella. Poi, in una seconda fase, per chi aveva già effettuato il primo vaccino, abbiamo ridotto a cinque giorni la cella e, al termine, un tampone che certificasse la negatività. E, come detto, ora chi invece è completamente vaccinato non dovrà osservare nessuna limitazione». Significava non beneficiare neppure dell’ora d’aria? «No, quella è obbligatoria ed è stata garantita, naturalmente con tutte le precauzioni del caso. Ricordo che durante la seconda ondata della pandemia i congedi sono dovuti essere sospesi del tutto. Ma le ore perdute da adesso potranno essere recuperate». Ricevere il vaccino gratuitamente è un diritto anche per la popolazione carceraria, sia straniera sia svizzera, sancito dalla Confederazione. Con quale priorità è stato somministrato? «Le strutture carcerarie sono state l’ultima fascia di precedenza, prima dall’apertura a tutta la popolazione, con un vantaggio di circa una settimana» informa Stefano Laffranchini. In termini di vivibilità, quali tangibili vantaggi hanno potuto registrare, dopo un così alto numero di vaccinati, Farera, Stampa e Stampino? «I vantaggi sono il sollievo dopo mesi e mesi di restrizioni. Questo soprattutto per le persone detenute ma anche per il personale. È arrivata l’estate e indossare la mascherina tutto il giorno diventa complesso. Di fronte a una “immunità di gregge” all’interno del carcere, tra i detenuti e chi vi lavora, sarà poi possibile allentare anche l’uso delle mascherine, compatibilmente alle disposizioni cantonali in vigore». Come è stato possibile scongiurare focolai di Covid all’interno delle strutture carcerarie? «Una delle misure decisive – spiega il direttore – è consistita nel disporre la quarantena ai detenuti prima di poter far loro occupare le celle doppie presenti alla Farera e allo Stampino. In questo modo si è evitato il contagio. Per i nuovi detenuti, all’arrivo in carcere, a meno che non possiedano un certificato di vaccinazione totale o un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti, viene comunque ordinata la quarantena d’ufficio». La scorsa settimana due ventenni nomadi provenienti da Bergamo, condannati con pene sospese alle Correzionali di Lugano per furti nelle abitazioni ed espulsi dalla Svizzera, hanno fatto sapere di aver ricevuto la prima dose del vaccino al penitenziario cantonale. Dal momento che hanno riottenuto la libertà perderanno il diritto alla seconda dose? «Per questi casi – risponde Laffranchini – il nostro servizio medico consegna loro il certificato di vaccinazione che attesta l’assunzione della prima dose, la quale ha validità anche in Italia, dopodiché spetta alla loro responsabilità individuale eseguire la seconda dose in uno dei centri della loro città».