Anche oggi l'imputata italiana non si è presentata in aula, la Corte ha pertanto proceduto in sua assenza. Dodici mesi sospesi per reati patrimoniali
Neppure oggi si è presentata a processo, così come era avvenuto lo scorso 7 giugno quando aveva presentato un certificato medico ritenuto incomprensibile dalla Corte. Pertanto il giudice - a fronte di una nuova impossibilità a presenziare dell'imputata, questa volta giustificata da un lutto familiare - ha dato via al dibattimento senza l'accusata, la quale è stata giudicata assente giustificata. Protagonista, un'imprenditrice napoletana 49enne, accusata di aver fatto carte false nel trasferire la sua società di editoria e di eventi dall'Italia al Ticino, tra il 2016 e il 2018, lasciando sul campo una miriade di reati patrimoniali e societari: falsità in documenti, conseguimento fraudolento di una falsa attestazione, false comunicazioni alle autorità del Registro di commercio, amministrazione infedele, cattiva gestione.
Il procuratore pubblico, Daniele Galliano, nella sua requisitoria ha evidenziato con stupore come l'imputata, amministratrice unica, sia riuscita a trasferire una società dall'Italia alla Svizzera, segnatamente Lugano, e ad iscriverla al Registro di commercio senza nessun capitale sociale, aggirando la vigilanza. Ha messo per un anno energie in questo raggiro attraverso importi e bilanci fittizi per procacciarsi indebiti profitti.
Il magistrato ha formulato nei confronti della 49enne una pena di 14 mesi posti al beneficio della sospensione condizionale per un periodo di prova di due anni e l'espulsione dalla Svizzera per 5 anni, dal momento che «non ha alcun legame con la Svizzera: in Ticino è venuta solo a commettere reati e a fare pasticci».
L'avvocatessa di difesa, Melissa Bernasconi, ha dal canto suo evidenziato che se è vero che la donna non si è presentata in aula è vero tuttavia che si è sempre presentata ai verbali per rispondere alle accuse. «In Ticino non ha mai ricevuto assistenza per trasferire la sua società dall'Italia alla Svizzera - ha sottolineato la legale, che ha aggiunto: «Non si capisce quali vantaggi economici avrebbe ottenuto». L'avvocatessa Bernasconi ha chiesto in via principale il proscioglimento da tutti i reati indicati nell'atto d'accusa e in via subordinata una riduzione della pena e la rinuncia all'espulsione dalla Svizzera.
Il giudice Amos Pagnamenta ha emesso un verdetto di colpevolezza, infliggendo alla 49enne una pena di 12 mesi sospesi con la condizionale per un periodo di prova di due anni e l'espulsione dalla Svizzera per 5 anni. La Corte ha accolto la quasi integrità dell'atto d'accusa.