Un falso fiduciario condannato in contumacia alle Assise Criminali di Lugano a 3 anni di detenzione ed espulso. ‘Ha ignorato il diritto societario’
«È appena rientrato ieri sera da Mariupol, dove si trova la famiglia della sua compagna, e non se l’è sentita di presentarsi stamane a processo». Così l’avvocatessa Deborah Gobbi, legale di un cittadino italiano 60enne, ex amministratore unico di una società radiata dal registro di commercio, che per anni ha svolto l’attività di fiduciario senza autorizzazioni, atteso oggi in aula dalla Corte delle Assise criminali di Lugano, ha prospettato l’assenza del proprio assistito al presidente, Siro Quadri. Trattandosi della seconda citazione – già lo scorso 14 marzo aveva disertato l’aula perché si trovava in Ucraina, invasa e bombardata dalla Russia –, la Corte ha disposto di dare avvio al processo in contumacia come prevede la procedura.
La parola è passata direttamente al procuratore pubblico, Daniele Galliano, che ha proposto nei confronti dell’imputato 3 anni di carcere, dei quali 18 mesi sospesi con la condizionale per un periodo di prova di tre anni e la rimanenza da espiare e l’espulsione dalla Svizzera per 7 anni. Il magistrato ha richiesto la conferma integrale dell’atto d’accusa per i reati di ripetuta amministrazione infedele, cattiva gestione, falsità in documenti, omissione della contabilità, inganno nei confronti dell’autorità e ripetuta appropriazione indebita di imposte alla fonte. «È venuto in Svizzera solo per combinare disastri e poi se n’è andato lasciando la società in un sacco di debiti» – ha evidenziato nella sua requisitoria il procuratore pubblico. Per il magistrato, il 60enne era in palese conflitto di interessi, ha svuotato una società per salvarne un’altra, compiendo falsità in documenti e falsificando i libri contabili». L’avvocatessa di difesa si è dal canto suo rimessa sostanzialmente ai giudici per la commisurazione della pena, richiedendo alla Corte di tenere conto del difficile momento patito dal suo assistito a causa della guerra.
Il giudice Quadri ha confermato in toto la richiesta del pp Galliano e la proposta di pena da lui formulata. E in sede di sentenza ha commentato: «L’imputato è stato in Svizzera a occuparsi per tre anni di finanza e ha ignorato tutto quanto del diritto societario. Quando si è amministratori unici bisogna assumersi precise responsabilità e salvaguardare le società. I reati dell’atto d’accusa si confermano completamente. La colpa dell’imputato è grave perché ha approfittato della fiducia di un amico che gli aveva affidato carta bianca nella gestione della società. L’imputato ha prodotto due milioni di franchi di danni nell’arco di diversi anni, tra il 2016 e il 2020».