Municipio e Commissione della pianificazione aderiscono parzialmente alla richiesta formulata tramite mozione da Lukas Bernasconi
Il Municipio di Lugano intende promuovere le verifiche e le conseguenti modifiche pianificatorie volte a incentivare la destinazione residenziale primaria in centro città e nei quartieri limitrofi. Non solo. Vuole anche approfondire la problematica dell’eccessivo numero di uffici vuoti e la possibilità di riconvertirli in abitazioni. L'esecutivo, nelle osservazioni alla mozione intitolata 'Incentiviamo la trasformazione degli stabili' presentata da Lukas Bernasconi (Lega) parla di studi in corso, "in particolare dai mandati di studio paralleli per il Piano direttore comunale e per il Lungolago+centro, forniranno un’utile base". Pertanto chiede al Consiglio comunale di limitarsi ad accogliere questa formulazione. Il mozionante, invece, si spinge oltre. In sostanza, afferma che la città sta cambiando rapidamente e c'è "una mancanza di abitazioni primarie nel centro a fronte di un eccesso di spazi destinati a uffici, di cui molti vuoti, con conseguenze negative su tutta l’economia del comparto". Ritiene pertanto che la politica debba intervenire, in tre mesi dal voto del Consiglio comunale e "apportare i necessari correttivi in ambito pianificatorio, favorendo una trasformazione in residenziale o turistica degli stabili non più occupati". Ricorda la norma del Piano regolatore che consente già d'intervenire, in particolare l'articolo 47 (cpv. 1) che così recita: "Il Comune ha la facoltà di emanare particolari misure pianificatorie per la promozione degli esercizi alberghieri". Dal canto suo, la Commissione della pianificazione del territorio, "ritiene che la proposta del mozionante sia fondata e trovi riscontro nell’effettiva necessità di offrire delle soluzioni alla problematica legata all’eccessivo numero di uffici vuoti e chiede al Municipio di prendere in considerazione le stesse misure non solo per il quartiere centro ma anche per gli altri quartieri più vicini al centro". Chiede però al legislativo di limitarsi ad accogliere parzialmente la mozione rinunciando alla tempistica di tre mesi.