Andrea Censi difende le ragioni della sua mozione che chiede di dimezzare il numero di consiglieri comunali dagli attuali 60 a 30
«Hanno avuto paura di perdere il cadreghino». Suona più o meno così la reazione del consigliere comunale Andrea Censi (Lega dei ticinesi), nei confronti dei colleghi, alla luce della quasi scontata bocciatura (martedì sera) della sua mozione che chiede di dimezzare i membri del legislativo da 60 a 30, stroncata da tutta la commissione delle Petizioni. «Il problema non è il costo del singolo consigliere comunale: con la riduzione, migliorerebbero sia la qualità degli eletti che i lavori del legislativo. Ho notato una certa impreparazione. Riducendo il numero di consiglieri comunali si darebbe maggiore responsabilità al singolo che avrebbe anche una maggiore visibilità rispetto ai cittadini», sostiene Censi.
Ma, dimezzando gli esponenti del legislativo, non si rischierebbe di precludere la rappresentatività degli ex Comuni, oggi quartieri della grande Lugano? «Nemmeno 60 consiglieri comunali danno garanzia di rappresentatività – risponde Censi –. Basti guardare la sproporzione attuale: il quartiere più popoloso di Molino Nuovo ne conta solo due, a fronte di Carona che ha quattro rappresentanti. Riconosco che la proposta è provocatoria ma non credo ponga problemi alla democrazia. So che l’esito è scontato: in commissione non sono stati fatti approfondimenti, la metà dei colleghi rischierebbe di non venir più eletta, se fosse accolta la mia proposta». Di più: «Ritengo che determinati lavori di analisi possano essere demandati al Municipio. Ho militato in tutte le commissioni, dall’Edilizia alla Pianificazione fino alla Gestione e soprattutto quando si trattano temi tecnici come crediti di costruzione o progettazione, si perde un sacco di tempo, rallentando le opere, per giungere a un semplice via libera dopo ripetuti incontri e audizioni con i funzionari della Città per farsi spiegare dettagli tecnici. Oltretutto il Consiglio comunale non è l’organo di vigilanza del Municipio (come il Gran Consiglio), di conseguenza alcune competenze si potrebbero ridurre per un buon funzionamento del Comune. Resto convinto che un consigliere comunale dovrebbe prendere decisioni politiche e strategiche non sostituire gli esperti e i progettisti» aggiunge Censi che rassegnerà le dimissioni dalla Commissione della Pianificazione del Territorio per ragioni professionali: «Attendo inoltre che si concretizzi, finalmente, con la modifica del regolamento, un’altra mozione approvata alcuni anni fa, per ridurre il tempo degli interventi in Consiglio comunale». Tuttavia, come detto, la commissione delle Petizioni considera adeguati 60 consiglieri comunali per una città di oltre 65’000 abitanti distribuiti in 21 quartieri. Inoltre, il dimezzamento del legislativo comporterebbe il calo della rappresentanza partitica, penalizzando i più piccoli, un aggravio dell’onere di lavoro e un legislativo per pochi ‘eletti’.