Luganese

Lugano, la polizia sgombera l'ex Macello

Dopo la manifestazione, alcuni autonomi hanno occupato lo stabile in via Simen, poi abbandonato. Le forze dell'ordine hanno isolato le due aree

Le camionette della polizia lungo via Ciani (Ti-Press)

Ex Macello di Lugano sgomberato verso le 21 dalle forze dell'ordine, dopo che gli autonomi hanno occupato lo stabile ex istituto Vanoni a Molino Nuovo: le forze speciali della polizia cantonale, insieme alla polizia luganese e ad alcuni elementi romandi e di altre unità comunali, hanno sfollato dal centro sociale i pochi presenti, inclusi alcuni bambini, a quanto pare senza violenza. È la stessa polizia a confermare in un comunicato che l'intervento "si è reso necessario a fronte della situazione venutasi a creare nel contesto della manifestazione di protesta di questo pomeriggio, in particolare dopo che oltre un centinaio di partecipanti al corteo si è introdotto illecitamente in uno stabile situato in via Simen, attualmente in disuso e di proprietà di una fondazione privata". Stabile nel quale al momento rimane un presidio di una quarantina di persone.

Insomma, ha decisamente preso una piega diversa da quello che ci si attendeva la manifestazione pacifica di qualche centinaio di simpatizzanti del centro sociale in piazza Manzoni nel pomeriggio di oggi. Il corteo si è prima diretto verso il quartiere di Molino Nuovo e alcune decine di persone sono poi entrate nello stabile – in stato di abbandono da alcuni anni – che ospitava l'istituto ex Vanoni. L'ingente dispositivo di polizia dispiegato è intervenuto con la forza. Le persone che sono entrate all'ex Vanoni sono state accerchiate dai numerosi agenti presenti. Massiccia la doppia azione delle forze dell'ordine su ex Vanoni e Macello. Durante l'operazione, l'accesso a via Ciani è stato chiuso dalle forze speciali da entrambe le parti. In entrambi i luoghi è presente una decina di camionette delle forze dell'ordine che presidiano le aree e ne impediscono l'accesso. 

Il ‘vaffanbagno’ del sindaco

Verso le undici e mezza è apparso anche il sindaco di Lugano Marco Borradori, che alle critiche e ai lanci di oggetti dei manifestanti – "Sei venuto per provocare?" – ha risposto con un "vaffanbagno" prima di allontanarsi. All'ex Vanoni si sta ora svolgendo un'assemblea. Ai microfoni della Rsi il sindaco ha dichiarato che lo sgombero "non era assolutamente previsto". "Devo dire che contrariamente a quanto si sente dietro di noi, prova di notevole inciviltà – ha aggiunto il sindaco tra le urla –, il tutto è riconducibile alla manifestazione che è derapata". Lo stesso Borradori aveva confermato in prima serata una soluzione pronta sul tavolo per l'occupazione, con l'individuazione di una sede alternativa in una zona discosta del comune. "Non capisco perché andare a occupare uno stabile quando ne avevano già un altro", ha stigmatizzato il sindaco confermando comunque la volontà di dialogo: "Siamo pronti a confrontarci con chiunque, però non sono pronto a sentirmi dare del fascista".

L'apertura al dialogo è confermata alla Regione dalla capodicastero Sicurezza e spazi urbani Karin Valenzano Rossi: "Sono andata proprio lunedì al Molino insieme a Filippo Lombardi (capodicastero Sviluppo territoriale, ndr) per aprire un canale di dialogo. La loro indisponibilità al confronto è sfociata ora nell'occupazione illegale di un sedime privato, per cui in questo momento diventa inutile approfondire l'ipotesi di una collocazione alternativa: in ogni caso non possiamo tollerare disordini".

Socialisti contro

Critica è la posizione del copresidente del Partito socialista Fabrizio Sirica: "La mia impressione a caldo è che stiamo assistendo a un'escalation dovuta a un intervento muscolare della polizia. Condanno il fatto che per provocazione si sia decisa l'occupazione simbolica dell'ex Vanoni, ma penso che il dialogo non sia aiutato da questo intervento che getta benzina sul fuoco". Anche la consigliera comunale Ps Mattea David manifesta perplessità "a guardare il contingente di agenti presenti, inclusa la polizia del canton Vaud della quale bisognerà chiarire se sia stata chiamata appositamente o per altri motivi" (parte della polizia cantonale era impegnata a fornire assistenza alla tappa del Giro, ndr). "Si poteva e si doveva agire diversamente. Penso sia stata una prova di forza, pur approfittando oggettivamente di uno sbaglio come l'occupazione di uno stabile vuoto. Bisognerà assolutamente capire i tempi, se cioè il Macello sia stato sgomberato prima o dopo l'occupazione dell'ex Vanoni. Domani bisognerà raccogliersi e porre le giuste domande al Municipio su come è stata gestita la situazione, domande da porre alle persone che oggi qui non sono presenti, e che invece avrebbero dovuto esserlo". Dello stesso tenore un comunicato del Ps che parla di "un clima politico surreale che misconosce le realtà culturali alternative e calpesta il principio della proporzionalità delle azioni in questo ambito, al contrario di quanto avviene nelle città svizzere. Un agire foriero di scontri e violenza".

‘Un gioco delle parti’

Dal raduno giungono anche le parole di Sergio Roic per l'Associazione idea autogestione, che difende l'esperienza molinara: "Fa un po' specie che coloro che vogliono fare cultura di autogestione, cosa possibile in tutto il Paese, non possano invece farlo in Ticino e soprattutto a Lugano".  A lui quello di stasera "è sembrato un po' un gioco delle parti: alcuni politici ora giustificano lo sgombero del Molino – per il quale anche una commissione del Gran consiglio stava cercando una soluzione – perché gli autogestiti hanno occupato il palazzo Vanoni. Ma gli autogestiti hanno solo affisso poster e striscioni sul palazzo: non mi risulta – l'ho visto io stesso entrando col permesso della polizia – che ci fosse qualcuno che occupava alcunché. Erano solo lì davanti, sulla strada". Per Roic "ancora una volta assistiamo a un'escalation, ogni scusa è buona per azzerare l'autogestione luganese". Ora si aspetta il sindaco Borradori: "Mi pare che in tempi non sospetti abbia promesso di aver già trovato una sede alternativa, aspettiamo dunque con impazienza che ci dica dov'è e che il Cantone prenda posizione. Lo stesso Cantone mi pare abbia fatto capire che non avrebbe gradito dover sorvegliare la città di Lugano ricorrendo alla polizia, presumo dunque che ora si muoverà politicamente per cercare una soluzione".

 

 

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