Luganese

Delitto Cantoreggi, partita l'istanza di ricorso in Appello

Pubblica accusa e accusatore privato hanno deciso di rivolgersi alla Corte di secondo grado dopo la sentenza pronunciata ieri alle Criminali

Il caso rimane aperto
(T-PRESS)
20 maggio 2021
|

All'uscita dell'aula era un'eventualità, ora è divenuta una certezza. All'indomani della sentenza pronunciata dalla Corte delle assise criminali di Lugano, composta da giudici e assessori giurati, la procuratrice pubblica Valentina Tuoni e l'avvocato Stefano Pizzola, rappresentante dell'accusatore privato (la famiglia della vittima), hanno convenuto stamane di ricorrere contro il verdetto davanti alla Corte di appello e revisione penale. La dichiarazione d'istanza alla corte di secondo grado è già partita. Poi, una volta che giungeranno le motivazioni della sentenza, le due parti ricorrenti avranno venti giorni per presentare il ricorso in forma scritta. Il caso giudiziario sul pestaggio avvenuto il 17 dicembre 2019 alla pensione La Santa di Viganello per mano del 35enne austriaco e sfociato nella morte di Matteo Cantoreggi, giungerà dunque all'attenzione di una seconda Corte.  

Il caso destinato a fare giurisprudenza

La vicenda è destinata a fare giurisprudenza. Ricapitoliamo i punti essenziali. L'imputato 35enne, in carcere da un anno e mezzo, è stato rinviato a processo in via principale per il reato di assassinio, subordinatamente per omicidio intenzionale. Il magistrato, martedì al termine della sua requisitoria aveva chiesto una condanna nei confronti del cittadino austriaco di 17 anni di carcere ed espulsione dalla Svizzera per 15 anni. La Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, accogliendo integralmente la richiesta dell'avvocatessa di difesa, Letizia Vezzoni, ha invece ammesso il reato di omicidio colposo per omissione e condannato l'imputato a 4 anni e 3 mesi e rinunciato al pronunciare l'espulsione, poiché il 35enne è nato e cresciuto a San Gallo. La Corte delle assise criminali non ha ravvisato la premeditazione. L'impianto accusatorio si è così sgretolato: sono caduti l'assassinio, l'omicidio intenzionale, l'intenzionalità e il dolo eventuale. La Corte ha messo in evidenza come "colpire più volte con dei pugni in faccia non dimostra ancora un intento omicida nell'imputato" e, accogliendo le conclusioni del medico legale, ha sottolineato come Cantoreggi non sia deceduto per i colpi inferti dal 35enne, bensì per soffocamento dopo che il sangue prodotto dalle ferite è finito nei suoi polmoni. Sempre i giudici e gli assessori giurati hanno inoltre ritenuto assente l'elemento soggettivo del reato principale prospettato dalla pp Valentina Tuoni ed escluso che il 35enne volesse dare una lezione alla vittima. Una lettura, questa, che non trova concordi né magistrato né accusatore privato. 

Leggi anche: