Il presidente cantonale commenta l'animata assemblea sezionale di lunedì: 'Sono anche deflagrate tensioni che covavano da mesi e da anni'
I liberali radicali a Lugano vogliono voltare pagina. Sono alla ricerca di una persona che sappia ricucire le divergenze esplose nella passata legislatura nella quale, a condurre la sezione, ci sono stati due presidenti. Guido Tognola che, nel giugno 2018, prese il timone da Giovanna Viscardi, nell'assemblea di lunedì sera ha parlato di un male poco oscuro che ha dilaniato il partito portandolo alla sconfitta elettorale dello scorso 18 aprile. Il suo intervento di commiato è stato criticato da alcuni e lodato dalla maggior parte dei delegati (fra i quali Giancarlo Viscardi, non Bruno come erroneamente riferito nell'edizione di ieri). Al presidente cantonale Alessandro Speziali abbiamo chiesto di commentare una riunione parecchio animata, al termine della quale sono stati gettati quei semi che dovrebbero germogliare rilanciando un partito uscito malconcio delle urne.
Dapprima, presidente, come valuta il discorso di commiato di Tognola? «Guido Tognola ha portato avanti il suo progetto con una sua identità e ispirazione, da una parte condivisa e dall’altra avversata. Va però detto che non si è risparmiato in un ruolo assolutamente spinoso. Poi, lunedì sera ci sono stati interventi, alcuni conciliatori, altri abbastanza al vetriolo», risponde il presidente cantonale del Plr. Nell'assemblea ci sono stati pareri pesanti. Alcuni hanno chiesto le dimissioni di tutto l'Ufficio presidenziale... «In generale lunedì sera sono anche deflagrate tensioni che covavano da mesi e da anni. Però ho constatato che sta crescendo anche la consapevolezza che così non si può più andare avanti. Siamo arrivati a un punto in cui, o ci rilanciamo, oppure queste crepe diventano un baratro elettorale dove viene risucchiata sia la città sia di riflesso anche il cantone». Il presidente cantonale ritiene che ci sia una presa di coscienza di questo problema. L'ex consigliera di Stato Laura Sadis nel suo intervento di replica a quello di Aldo Pessina ha però evocato contrapposizioni storiche fra liberali e radicali, in un partito refrattario al cambiamento... «I vecchi rancori rappresentano un freno a mano e un repellente nei confronti di chi vuole avvicinarsi alla politica e impegnarsi. Le contrapposizioni ci possono essere quando sono sinonimo di dibattito. Però questo dibattito non può sovrapporsi a una questione di persone o di cognomi. Davvero, adesso, dopo il risultato delle ultime comunali, ritengo che ci sia una presa di coscienza che in questa maniera davvero non si possa più continuare», sostiene Speziali.
Quali potrebbero essere i rimedi? «Scommettere sulle persone e sui temi che toccano i bisogni e le visioni dei cittadini sono gli ingredienti necessari per creare quell'alchimia vincente». È convinto che si possa guardare oltre e puntare su forze nuove? «Sì. C'è una presa di coscienza della situazione critica, e c'è anche un bel vivaio di persone nuove, giovani e meno giovani, che hanno voglia di fare politica e ricostruire una Lugano liberale. Adesso siamo al punto di svolta: ci si può veramente incamminare lungo un nuovo percorso che porterà al 2023 e oltre». Alcuni delegati hanno parlato della possibilità di una eventuale partecipazione del partito cantonale in supporto alla sezione. Lei cosa ne pensa? «Ora è stato definito questo ufficio presidenziale ad interim che traghetterà la sezione verso la nuova presidenza. Evidentemente la nuova presidenza a Lugano dev'essere specchio della volontà dei liberali luganesi e specchio di un bel progetto che possa rilanciare la sezione, assieme al nuovo capogruppo in Consiglio comunale, Rupen Nacaroglu. Ora siamo, come detto, al punto di svolta. Questa scelta non ha bisogno dell'aiuto del partito cantonale. Naturalmente seguo da vicino ciò che succede a Lugano, perché… La City è la City, ha un peso specifico decisamente importante. Sono fiducioso: sapranno rilanciarsi nei prossimi mesi. È vero che nell'assemblea di lunedì sono emerse tensioni, però è anche emersa la voglia di voltare pagina, altrimenti si 'brucia il libro'».
Quale potrebbe essere, secondo lei, il profilo ideale per il futuro o la futura presidente della sezione Plr di Lugano? «Una persona capace di contagiare d’entusiasmo e mettere il focus sull'idea della futura città di Lugano dove ci sono davvero progetti interessanti, dal Polo sportivo e degli eventi, al Polo congressuale, alla riqualifica urbana, al lungolago. Fare politica in città, per un liberale radicale, dev'essere fonte di passione perché si discutono progetti che riguardano il singolo quartiere, ma anche visioni generali (come il Piano regolatore unico in gestazione) e si può ispirare tutta la popolazione. Dobbiamo scommettere sul vivaio fatto di donne e uomini che ci sono e che hanno voglia di discutere e di lavorare. Ai cittadini piacciono le idee, le proposte concrete e l’olio di gomito». Rispetto ai risultati elettorali, a livello cantonale, il Plr se l'è cavata piuttosto bene, a Lugano molto meno. «A livello cantonale, il partito è andato tutto sommato bene. In tutti i Comuni in cui la sezione aveva la testa libera per lavorare sui temi e i liberali hanno fatto squadra, i risultati sono lì da vedere. Ci siamo invece fatti male nei Comuni dove ci manca quel fuoco sacro che scalda tutti. Quel fuoco sacro su cui il futuro presidente della sezione Plr di Lugano è chiamato a soffiare».