Confronto fra l'uscente Roberto Badaracco e tre candidati al Municipio: Rupen Nacaroglu, Fabio Schnellmann e Giovanna Viscardi in vista del 18 aprile
Una sfida appassionante dall'esito incerto. Nella già frizzantina campagna elettorale luganese, un posto al sole in fatto di vivacità lo merita certamente il Partito liberale-radicale (Plr). Dopo una legislatura caratterizzata da un frequente scontro con il partito di maggioranza relativa, la Lega dei Ticinesi, e da altrettante frizioni interne – costate l'addio a sorpresa l'anno scorso del vicesindaco e locomotiva elettorale Michele Bertini –, gli elettori del Plr si trovano ora a scegliere di fronte a una lista particolarmente battagliera. Diversi nomi forti e all'apparenza nessun favorito. E nulla è scontato: se Bertini andrà certamente sostituito e l'altro uscente Roberto Badaracco deve lottare per la riconferma, stando a proiezioni basate sull'esito delle elezioni federali del 2019 il partito rischia addirittura di restare con un seggio solo qualora alla Sinistra riuscisse il colpaccio. Ma dalle Nazionali sono passati ormai quasi due anni, l'onda verde potrebbe essersi esaurita, è in corso una pandemia e ci sono nuovi temi d'attualità. Ne abbiamo parlato con quattro candidati al Municipio. Oltre a Badaracco, Rupen Nacaroglu, Fabio Schnellmann e Giovanna Viscardi.
Lunedì 29 marzo in Consiglio comunale è passato il messaggio sul Polo Sportivo e degli eventi (Pse). Il Plr ne ha dibattuto a lungo, e pubblicamente. In assemblea si è votato su tre scenari e sebbene alla fine sia stata scelta una posizione, il partito è apparso spaccato. Da che parte state su questo tema?
Badaracco: Come capodicastero Sport ho sempre sostenuto il progetto senza se e senza ma. In questi anni ho lavorato duramente assieme ai miei colleghi e a tutta l’amministrazione per raggiungere quest’obiettivo. Il risultato dell’altra sera mi rallegra quindi tantissimo. Finalmente il legislativo ha dato un segnalo chiaro e soprattutto lungimirante. Ora occorrerà la forza di portare a termine l’opera. È un nostro dovere civico fornire strutture sportive adeguate e al passo coi tempi alle associazioni sportive, agli appassionati e a tutta la popolazione.
Nacaroglu: Il Pse ha fatto discutere tantissimo e farà discutere ancora per molto. In Cc ho sostenuto questo progetto. Non ho mai fatto mistero del mio forte scetticismo circa lo spostamento dell'amministrazione dal centro, così come permangono dei dubbi sull'equilibrio tra costi e benefici nel contratto stipulato tra la Città e Hrs, ma i benefici che porterà il Pse sono maggiori rispetto alle criticità. Basti pensare a quelli enormi per le società sportive, e di riflesso per la popolazione, dalle nuove strutture senza dimenticare la riqualifica di un intero quartiere, la porta nord di Lugano, con appartamenti anche a pigione moderata e un enorme parco verde. Non da ultimo, un investimento anticiclico di centinaia di milioni, una manna dal cielo per rilanciarsi dopo una crisi economica storica come quella che stiamo vivendo, soprattutto considerate le garanzie che l'80% dei lavori saranno svolti da ditte locali.
Schnellmann: Assolutamente dalla parte del Pse; se venissi eletto, mi batterò per portare a buon fine questo progetto atteso da tanti, troppi, anni. Oltre all'aspetto sportivo, che va comunque a soddisfare le esigenze di oltre 3'000 giovani, ricordo che andremo a rivalutare tutta la zona nord di Lugano che merita una riqualifica.
Viscardi: Voglio essere chiara: sono e, credo, siamo tutti d’accordo che il palazzetto dello sport e lo stadio debbano essere realizzati al più presto. Ed è proprio per raggiungere questo obiettivo che sembrava ragionevole dare la priorità alla fase 1 del progetto e trattare separatamente l’altra parte comprendente, in particolare, l’edificazione delle due torri. Torri che, unitamente ad altri aspetti, non piacciono a molti cittadini, preoccupati di fronte alla proposta municipale di trasferirvi la maggior parte degli uffici amministrativi, a scapito della vitalità del centro. Il proposito era di evitare possibili referendum e ricorsi, ulteriore causa di ritardo.
Aeroporto. Su quest'argomento invece vi eravate alleati con il Ppd in Cc a suo tempo. Oggi il Municipio ha fatto le sue scelte, ma si trova confrontato con tre ricorsi. Come valutate questa situazione? Si sarebbe potuto fare qualcosa diversamente? Dei due progetti “finalisti”, ce n'è uno che vi sentite di appoggiare?
Nacaroglu: È prematuro pronunciarsi. Va però detto che alla luce dei ricorsi e dei malumori che sono emersi sulla stampa circa la procedura e la scelta dei due gruppi selezionati dal Municipio, qualche problema sembra esserci stato. Avrei senz'altro preferito una decisione secca, su un unico progetto. Detto questo mi auguro sinceramente che si possa ritrovare presto la serenità che permetta all'aeroporto di tornare a operare in tempi brevi. Per il bene del turismo e del mondo economico.
Schnellmann: La prima riflessione che mi viene in mente è che anche su questo tema si è troppo litigiosi. L'aeroporto è certamente importante per Lugano e per una decisione definitiva è giusto appoggiarsi a esperti sul tema; non c'è più spazio per errori.
Viscardi: Sappiamo ancora poco dei contenuti dei due progetti scelti dal Municipio. Sembra, tuttavia, che presentino diversità sostanziali, tali da renderli difficilmente integrabili. Non conosco i motivi per i quali sono stati presentati i ricorsi; forse non vi sarebbero stati, se l’esecutivo municipale, in questa procedura, avesse seguito un linea più chiara e coerente ed esente da contraddizioni. Personalmente ritengo che vada privilegiato e appoggiato il progetto in grado di rispondere celermente alle esigenze di miglioria e di riorganizzazione funzionale, idonee a rendere operativo l’aeroporto a breve termine. È in gioco, penso per l’ultima volta, il futuro di una struttura indispensabile per lo sviluppo dell’economia locale e cantonale, turismo compreso.
Badaracco: Come Municipio abbiamo sottoposto al Cc una proposta chiara: continuare le trattative con i due gruppi da noi giudicati migliori. I ricorsi fanno parte delle procedure e della politica. Ora occorre vagliare se i team ricorrenti potranno trovare convergenze con gli altri due gruppi, superando le procedure ricorsuali. Altrimenti occorrerà trovare un’altra soluzione per non perdere ulteriore tempo prezioso.
Autogestione. Come giudicate l'operato del Municipio? Troppo o troppo poco duro? L'ex consigliere di Stato Pedrazzini ha recentemente ricordato che nel 2002 proprio le capacità di compromesso e di trovare una soluzione di alcuni municipali (Bignasca, Cansani e ovviamente Giudici) permisero di trovare un'alternativa e cinque anni prima grazie fondamentalmente a Martinelli. È importante quindi saper proporre alternative. Vi chiedo quindi: se non all'ex Macello, dove può andare il Molino? O ritenete non spetti all'ente pubblico occuparsene?
Schnellmann: Conosco molto bene il tema. Pure a livello cantonale è ancora pendente una mia mozione, sottoscritta anche da Badaracco e Gianrico Corti, che invitava il Cantone ad assumersi le sue responsabilità sul tema. È evidente che l'autogestione in Ticino è ormai una realtà consolidata. La soluzione è quella di individuare, con tutti gli attori coinvolti, una sede alternativa condivisa, fissare – non come ora – chiare regole, a cui devono peraltro far fronte tutti i cittadini, e sottoporla agli esponenti del Molino.
Viscardi: La questione dell’autogestione si ripresenta e acuisce puntualmente a ridosso delle elezioni. Ho l’impressione che la mancanza di continuità nel dialogo, accompagnata da estemporanee promesse di sgombero, sia la causa principe dell’impossibilità di trovare una soluzione di compromesso. È giusto che vi siano luoghi dedicati all’autogestione e alla cultura nella sua accezione più ampia, e che l’ente pubblico concorra nel trovare alternative all’ex Macello, mettendo a disposizione nuovi spazi. A condizione però che il Molino non solo dimostri di poter gestire responsabilmente se stesso e i suoi fruitori, ma anche tutte le implicazioni (legali, economiche, ecc.) connesse alla propria attività.
Badaracco: La mia posizione all’interno del Municipio è nota. Penso che l’ex Macello non sia il luogo adatto per accogliere l’autogestione. Ciò detto, l’autogestione è comunque un principio tutelato dallo Stato nella Legge cantonale sui giovani e vi è una convenzione fra le parti che esplica ancora oggi i suoi effetti. Di conseguenza, se vogliamo rispettare i patti, bisogna seguire le vie che essa prevede. Sono quindi degli obblighi imprescindibili in primis una disdetta congrua (non certamente 20 giorni) e poi la ricerca di spazi alternativi, come nel 2002 il Municipio aveva promesso. Vi sono alcune ipotesi che devono essere approfondite al più presto per arrivare a proposte concrete.
Nacaroglu: Spetta a entrambe le parti trovare una soluzione equilibrata e ragionevole, rinunciando a ogni forma di prepotenza e di violenza, ovviamente. Oggi l'ex Macello è un simbolo per l'autogestione tanto quanto è simbolico per l'autorità il suo sgombero. Un muro contro muro inconcludente che non porta soluzioni e che acuisce il problema. È necessario essere pragmatici, proporre un'alternativa concreta, in modo da un lato di salvaguardare un'esperienza ventennale di cultura alternativa – che neppure la maggioranza municipale pro sgombero mette in dubbio – dall'altra di sviluppare il progetto di riqualifica dell'ex Macello deciso dal Cc.
Infine, le divisioni interne. Pur essendo sempre stato un partito con diverse anime, come tutti d'altra parte, ritenete che queste riescano a dialogare bene? Per la prossima legislatura come la vedete? Cosa si potrebbe/dovrebbe fare diversamente? Vi sentite ben rappresentati da questo Plr?
Viscardi: Non ho mai ritenuto che le (due) anime del Plr fossero da considerare in un contesto di contrapposizione. Sono tendenze di pensiero che si completano a vicenda e contribuiscono ad allargare gli orizzonti del partito, in un rapporto dialettico idealmente virtuoso. I litigi non derivano dalle divergenze di opinione: piuttosto, come accade anche altrove, da personalismi esasperati o dal desiderio di trovare una rispondenza mediatica, nella cura del proprio interesse e non di quello della collettività.
Badaracco: Il confronto e il dialogo sono il sale della politica. In sé le dinamiche di discussione interna sono positive. Se invece diventano confronti sterili, guerre di religione o attacchi alle persone, possono causare gravi danni. Io mi auguro che il nostro confronto interno rimanga al primo livello evocato, se fosse pervenuto al secondo sarei molto preoccupato per le conseguenze. Per il futuro bisogna essere positivi: confronti aperti e leali all’interno e una posizione univoca verso l’esterno, in modo di non creare confusione verso la popolazione.
Nacaroglu: Sarò sincero. Spero, e mi impegnerò in ogni modo in tal senso, che la prossima legislatura apra una fase di pacificazione e di lavoro costruttivo sia tra le varie forze politiche che all'interno delle stesse. Lugano deve rimettersi a correre, senza più essere ostaggio delle tensioni partitiche, dei bisticci, delle polemiche e degli sgambetti. Questo è quello che pensano e ci chiedono la maggior parte dei cittadini ed è quello che penso e voglio fare anch'io.
Schnellmann: Se fosse dipeso da me, avrai fatto ulteriori sforzi per ricucire lo strappo con Michele Bertini: per la politica, per il Plr ma soprattutto per Lugano, la sua uscita di scena è una perdita. C'è chi sostiene che la divisione del Plr sui temi importanti sia un esercizio democratico; io la ritengo una spaccatura. Come sarà la prossima legislatura dipenderà tanto dall'esito di questa scadenza elettorale, da come ne uscirà il partito e quali saranno gli eletti. Bisogna, una volta per tutte, abbandonare liti, interessi personali ma lavorare per un unico obiettivo: Lugano.