Il progetto pilota gestito dagli Istituti sociali prevede tamponi salivari giornalieri. Test del sangue su volontari
L’incremento dei nuovi casi di coronavirus in Ticino e in Lombardia ha indotto il Lis, Lugano Istituti sociali (che gestisce le sei case anziani cittadine) a lanciare un progetto pilota di test salivari a tappeto, cui sono stati sottoposti almeno una volta tutti i collaboratori delle strutture. Il risultato è confortante: nessuno dei circa 700 dipendenti è risultato positivo, dopo 8 giorni di controlli dall'7 marzo a oggi. I test vengono effettuati da 5 addetti con appositi kit, e i risultati arrivano entro le 24 ore grazie alla collaborazione del Laboratorio Risch di Pregassona, e vengono ripetuti di regola ogni 5 giorni, come spiega un comunicato del presidente Lorenzo Quadri e del direttore Paolo Pezzoli.
Il Lis premette da una buona parte degli ospiti e dei collaboratori hanno già ricevuto il vaccino. A chi potrebbe sollevare obiezioni sull'attendibilità dei test salivare, risponde che "In riferimento al test la letteratura riporta una buona sensibilità, specificità e concordanza con l’analisi molecolare di laboratorio ottenuto con il tampone nasofaringeo e risulta meno fastidioso per chi lo subisce e annulla il rischio di contagio al professionista che deve eseguire".
Per quanto riguarda invece il fronte delle vaccinazioni, nelle sei case per anziani (Casa Serena, Residenza Gemmo, Residenza al Castagneto, Centro la Piazzetta, Residenza alla Meridiana, Centro l’Orizzonte) a oggi abbiamo garantito la somministrazione di 1370 dosi proteggendo 685 persone. Tra due/tre settimane un’ulteriore fornitura di vaccini permetterà di terminare la campagna vaccinale per garantire a tutte le persone che lo desiderano la protezione immunitaria.
Vi è inoltre in corso un test sierologico: avviene in questi giorni la raccolta del terzo campione di sangue a tutti i volontari, residenti e collaboratori che hanno aderito allo studio scientifico COVRISK organizzato dall’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) e dall’ Università della Svizzera italiana (USI). La partecipazione a questo studio oltre ai risultati che saranno resi disponibile al termine, in questa fase ci permetterà di riconoscere coloro che sono protetti da immunità naturale o da vaccino, ma soprattutto le persone che sono tuttora negativi e maggiormente esposti al rischio di contrarre il Covid. Allo studio hanno partecipato 766 persone tra residenti e collaboratori del LIS.