Commetteva furti per garantirsi un elevato tenore di vita. Pena di ventidue mesi sospesa per il giovane
Distributori automatici, bar e ristoranti, alcune aziende del Malcantone e persino il Municipio di Ponte Tresa. Tanti gli obiettivi finiti nel mirino del 22enne italiano residente nel Luganese condannato ieri alle Assise correzionali di Lugano per una serie di furti commessi fra il 2017 e il 2019 a ventidue mesi sospesi condizionalmente per quattro anni e a un’assistenza riabilitativa. Ma più dei reati e della condanna, ad aver fatto clamore in aula è la confessione a sorpresa dell’imputato, che ha dichiarato di essere stato vessato a causa del proprio orientamento sessuale.
«Sono omosessuale – ha detto il giovane – e per questo ho subito degli episodi sgradevoli in carcere. In due mi hanno spintonato verso un luogo non coperto dalla videosorveglianza. Sono grande e grosso anche io e mi sono difeso, ma ho paura e non voglio tornarci». Dichiarazioni non approfondite in aula, ma che hanno fatto sobbalzare sia la sua legale Sandra Xavier, che la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, entrambe ignare, portando la pp a ipotizzare delle indagini per capire di preciso l’accaduto.
Ma in prigione – dove ha trascorso tre mesi e mezzo nel 2019 in carcerazione preventiva –, il giovane per ora non dovrà tornarci. Il giudice Siro Quadri ha deciso infatti di dare una possibilità, «l'ultima», all'imputato sostanzialmente reo confesso, accogliendo di fatto la richiesta congiunta formulata da accusa e difesa. «La pena deve essere idonea all'imputato – ha spiegato il presidente della Corte –. La detenzione è una punizione, ma non la cura. Lei non ha bisogno solo di pensare, ma di essere aiutato. Dovrà seguire un percorso e se non lo farà l'unica soluzione possibile sarà il carcere». Precisazioni dovute, in quanto già nel 2019 nei confronti dell'imputato sono state adottate delle misure sostitutive all'arresto: l'obbligo di avviare una qualifica professionale con il supporto del Patronato; l'obbligo di sottoporsi al Patronato il quale assicurerà la sorveglianza e l'esecuzione delle misure sostitutive oltre ad amministrare le entrate finanziarie; l'obbligo di sottoporsi al trattamento terapeutico presso il Servizio psico-sociale di Lugano. Misure che tuttavia il 22enne «non ha seguito alla lettera», come spiegato dalla pp.
Non è l'indigenza economica ad aver portato il giovane a delinquere, ma una situazione personale complessa: musicista talentuoso e di famiglia benestante, entrato in un giro di cattive amicizie e in seguito a dissapori in famiglia il 22enne ha iniziato a commettere i furti. Rubava di tutto, da cimeli del Comune di Ponte Tresa – dopo essersi appropriato del passe-partout –, a bottiglie di vino nei ristoranti, fino ad attrezzature da dj e persino una lavatrice. Merce in parte rivenduta per garantirsi l'alto tenore di vita e in parte utilizzata privatamente, essendo stato attivo lui stesso nell'organizzazione di eventi. Il valore totale della merce rubata si aggira sui 62'000 franchi. Reati che gli sono costati la condanna per furto aggravato per mestiere, ripetuto danneggiamento, ripetuta violazione di domicilio, ripetuta appropriazione indebita, appropriazione semplice, abuso d'impianto per l'elaborazione di dati, sviamento della giustizia, ripetuto furto d'uso e ripetuta guida senza autorizzazione, truffa, falsità in documenti e contravvenzione alla Legge federale sul trasporto dei viaggiatori.
Una dozzina di reati, ma ciononostante la Corte ha deciso di credere alla buona volontà dimostrata stavolta dal giovane e perorata sia da difesa sia da accusa. «Secondo noi non ha la maturità sufficiente per affrontare la vita da solo – secondo Lanzillo –. Ci vuole qualcuno che lo aiuti a livello psicologico, ma soprattutto nell'amministrazione e nelle cose quotidiane e nella ricerca di un lavoro. Da parte nostra c'è la volontà di dargli l'ennesima opportunità, ma con un coinvolgimento molto rigoroso del Servizio psico-sociale. Siamo aperti a un percorso serio e motivato da parte sua in alternativa al carcere». «È immaturo – ha aggiunto Xavier –. Certamente è stato molto provato durante i quattro mesi di detenzione e questa forse è l'unica lezione che ha davvero avuto. Con molto rispetto per lui, credo che il perito (che ha evidenziato un disturbo narcisistico della personalità, con tratti antisociali e borderline e un rischio di recidiva alto, ndr) abbia centrato le sue problematiche». Per permettergli quindi di seguire il percorso pensato per lui, e anche perché la sua famiglia vive in Ticino, è stato chiesto e ottenuto il caso di rigore: il 22enne non verrà pertanto espulso dalla Svizzera.