La legale di parte civile: 'in entrambi i casi si è insinuato in un nucleo famigliare per crearsi delle occasioni di abuso'. Domani la sentenza
«L'imputato è reo confesso. Ha ammesso sin dal primo verbale e più di quanto gli è stato prospettato su una delle vittime; mentre sull'altra ha invece vuotato il sacco alcuni mesi dopo». Così l'avvocato Pascal Cattaneo ha aperto la sua arringa al processo per atti sessuali iniziato stamane davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano. Il patrocinatore del 49enne del Luganese, che deve rispondere di ripetuti abusi nei confronti di due bambine, al momento dei fatti di età tra i 5 e gli 8 anni - la prima, figlia della sua ex compagna; la seconda, figlia di una coppia di amici, suoi vicini di casa - ha ripercorso l'inchiesta.
Il legale ha chiesto che il suo cliente venga condannato a una pena di tre anni, se la Corte accoglierà gli episodi non ammessi dall'imputato e di al massimo quattro anni di carcere se invece riterrà come assodato l'atto d'accusa stilato dalla pubblica accusa (il pp Roberto Ruggeri stamane ha proposto 5 anni e 8 mesi di detenzione). Secondo l'avvocato Cattaneo non ci sarebbe ragione, da parte del 49enne, di negare alcuni degli abusi contenuti nell'atto d'accusa e che sul complesso non muterebbero la situazione e pertanto la sua versione va ritenuta credibile. In particolare, l'autore dei gravissimi reati respinge di averli compiuti, per quanto attiene a una delle due vittime, su un arco temporale di due anni, tra il 2004 e il 2006, bensì li limita a un solo giorno. L'avvocato Pascal Cattaneo ha inoltre posto in evidenza come il 49enne, dal giorno del suo arresto, avvenuto l'11 febbraio dello scorso anno, ad oggi, dopo un anno di carcere, abbia maturato maggiore consapevolezza sulla gravità dei reati commessi. «"Provo disprezzo per me stesso" - ha dichiarato a verbale, e inoltre ha preso coscienza di essere un pedofilo». Il legale di difesa ha inoltre sottolineato che l'imputato ha iniziato una cura ambulatoriale con uno psichiatra già in carcere. E ha aggiunto: «Per una giusta commisurazione della pena va presa in considerazione la bassa scolarizzazione del 49enne, la difficile adolescenza col consumo droga, l'incensuratezza, l'abuso sessuale subìto a 9 anni da un ragazzo più grande, che certo non è una scusante».
Il legale ha inoltre evidenziato come il carcere preventivo finora espiato dall'imputato «non sia stato facile come pedofilo. All'interno del penitenziario non è successo nulla, ma questo non significa che non ci siano stati momenti di tensione durante la detenzione». Nella sua arringa, l'avvocato Cattaneo ha inoltre messo in rilievo come negli ultimi anni, prima dell'arresto, non ha più commesso abusi sessuali: «da quando si è innamorato della sua ultima compagna ha avuto un rapporto stabile». Infine, il legale ha concluso: «Quanto andrò a dire ora non giustifica minimamente la gravità dei reati commessi dall'imputato, ma nella cerchia familiare della seconda vittima alcuni si erano accorti che c'era qualcosa di strano - qualche parente aveva notato una foto pedopornografica; qualcuno aveva udito il 49enne dire alla bambina, "la tua vagina è mia" e aveva notato dai suoi pantaloni un principio di erezione dopo che l'imputato aveva tenuto sulle ginocchia la piccola. «Tutte circostanze riferite ai genitori, con la raccomandazione di fare attenzione e tenersi alla larga da lui, ma tutti gli avvertimenti sono purtroppo caduti nel vuoto».
L'avvocatessa Demetra Giovanettina, rappresentante delle accusatrici private, ha messo in evidenza la gravità delle ferite inferte dal 49enne alle due bambine, abusate mentre avevano dai 5 agli 8 anni e come entrambe si siano viste tradite la fiducia che riponevano in un uomo rivelatosi senza scrupoli, che ha agito con egoismo. La legale ha spiegato che, con pressioni psicologiche sulle vittime, il 49enne ha adottato in entrambi i casi un medesimo modus operandi: «si è insinuato in un nucleo famigliare affinché egli potesse crearsi delle occasioni di abuso». L'avvocatessa Demetra Giovanettina ha chiesto complessivamente per le due vittime un risarcimento per torto morale di 20 mila franchi.
L'imputato, al quale i giudici hanno ceduto l'ultima parola prima di riunirsi in camera di consiglio, ha detto: "Vorrei scusarmi. Sono deluso per quanto da me fatto. Loro non hanno colpe, sono io che ho sbagliato. Sono malato, ho iniziato le cure ma ci vorrà tempo. Vi prego di perdonarmi». La sentenza è stata annunciata per domani alle 16.