L'animale è stato colpito settimana scorsa da un fucile da caccia fra Lopagno e Roveredo Capriasca. Il proprietario: ‘Era insanguinato, camminava a fatica’
Insanguinato, ferito, affaticato, spaventato. Ma con ancora la forza di volontà di dirigersi verso casa. È stato trovato così Brando, una sera di settimana scorsa, sulla strada Cantonale fra Lopagno e Roveredo Capriasca. A ferirlo, un fucile da caccia che gli ha conficcato fra trenta e quaranta pallini nella coscia della zampa posteriore destra. Oggi il bel pastore maremmano di dieci anni sta meglio, è ancora convalescente ma dovrebbe riprendersi a breve. A raccontarci l’accaduto è il padrone Mirko – che preferisce rimanere anonimo e per il quale utilizzeremo questo pseudonimo –, ancora incredulo di quanto accaduto all’amato animale pochi giorni prima di Natale.
«Siamo usciti, mia moglie ed io, dalla nostra abitazione a Roveredo Capriasca intorno alle 18, per il solito giro serale con i nostri tre cani. Siamo saliti per il paese in direzione monti e alla fine dell’abitato nella parte alta del paese, abbiamo continuato nel bosco salendo fino a raggiungere la strada sterrata che dai monti, attraversando il bosco, scende e raggiunge la strada Cantonale – spiega Mirko –. Verso metà strada, più o meno all’altezza del paese, Brando si è allontanato di colpo ed è rientrato nel bosco. Non ci siamo allarmati perché si tratta di un comportamento abbastanza abituale: si allontana e poi ritorna. Abbiamo continuato verso casa, pensando di ritrovarlo sul cammino. Arrivati alla nostra abitazione senza traccia del cane, abbiamo lasciato gli altri due in casa e siamo ripartiti alla ricerca di Brando».
È a quel punto che sono iniziate le ricerche. «Ci siamo diretti in direzione di Lopagno, quando poco dopo abbiamo sentito due spari. Mia moglie si è un po’ spaventata, ed è quindi rientrata in casa. Io ho continuato a percorrere il sentiero nel bosco e tre minuti dopo mi ha chiamato mio figlio, che stava salendo a Roveredo in auto, dicendomi che c’era Brando insanguinato in strada che stava camminando a fatica. Ho subito preso l’auto e l’abbiamo portato alla clinica veterinaria di Manno». Quando hanno trovato Brando, Mirko e famiglia non hanno compreso subito come si fosse ferito. «Abbiamo fatto diverse ipotesi: che a ferirlo fosse stato un cinghiale, oppure un’automobile sulla strada o, come poi si è rivelato, che c’entrassero gli spari che abbiamo sentito. Questi ci hanno allarmati subito, ma ci sembrava strano che potesse essere un cacciatore: erano le 19 passate, era buio». E per altro, la stagione tardo-autunnale di caccia agli ungulati si era conclusa da pochi giorni.
A Manno, la conferma della terza ipotesi: Brando era stato impallinato. «Per sparargli è stato utilizzato verosimilmente un fucile da caccia caricato con cartucce da lepre. Dalla radiografia si è visto che ha un 30-40 pallini di piombo conficcati nell’arto posteriore destro. Lo hanno curato, gli hanno dato degli antidolorifici e la sera stessa siamo potuti rientrare a casa». La serataccia per l’animale non è tuttavia finita lì: nella notte ha vomitato dei resti di animale. «L’indomani mi ha bussato alla porta un vicino, venuto a interessarsi del cane. Gli abbiamo chiesto come faceva a sapere che non stesse bene e da lui abbiamo scoperto i retroscena dell’accaduto: Brando si è allontanato annusando degli odori provenienti da un sacchetto lasciato all’esterno di una casa nei paraggi del bosco, si trattava dei resti di un cinghiale. Ha iniziato a mangiarli, un uomo l’ha visto, ha preso il fucile e gli ha sparato».
Ma perché hanno sparato a Brando? L’hanno scambiato per un cinghiale? «È bianco, non direi (ride, ndr)». Mirko esclude anche si sia trattato di un ‘regolamento di conti’, non trattandosi di un animale aggressivo: «Quando era giovane qualche problemino lo abbiamo avuto, sono cani territoriali, molto protettivi. Ma negli ultimi anni è diventato un cane molto più tranquillo». E allora perché? «L’uomo che gli ha sparato ci ha raccontato di essersi spaventato, che Brando gli avrebbe ringhiato contro e che non aveva intenzione di colpirlo: sarebbe stato ferito di rimbalzo. Io la penso diversamente, credo che sia una cosa che non si fa quando si è totalmente coscienti. Quanto accaduto fa tristezza».
Dopo l’accaduto settimana scorsa Mirko ha contattato la Polizia Torre di Redde, ossia la Polizia comunale, che l’ha reindirizzato verso la Polizia cantonale. A questa, ieri, lo sparatore si è fatto avanti. «Ci siamo sentiti, si è scusato – conferma Mirko –. Gli ho detto che dovrebbe autosospendersi dalla caccia per i prossimi anni e di consegnare i fucili». E Brando? «Per due-tre giorni non ha mangiato, fa un po’ fatica ad alzarsi e in generale a camminare: ha pur sempre dieci anni. Continuiamo comunque a portarlo a passeggio, il veterinario ci ha consigliato di farlo. I pallini però resteranno nel corpo: si formerà una guaina tutt’attorno. Per fortuna non hanno toccato alcun organo vitale».