Luganese

A Lugano tornano i bocconi avvelenati: la storia di Nina

Dopo i casi emersi nel Mendrisiotto, anche nel Luganese torna il fenomeno che prende di mira gli animali domestici. Il caso di un cane a Pregassona

Nina è una meticcia e ha quasi 14 anni
3 dicembre 2020
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Sguardo vivace e indole giocosa. È Nina, una cagnolina di quasi 14 anni, vittima di una delle piaghe più temute dai possessori di animali domestici: i bocconi avvelenati. Un problema tornato per altro recentemente alla ribalta a causa di quanto accaduto nel Mendrisiotto, dove due gatti e un cane sono stati purtroppo trovati morti. Lo diciamo subito: la dolce meticcia luganese sta fortunatamente bene. Ma lo spavento è stato tanto. Ci siamo fatti raccontare cos'è successo da Wanda e Marinella, le proprietarie.

Ad accorgersi, una passante

«Abbiamo un grande orto di famiglia a Pregassona, nei pressi della clinica Viarnetto. Accanto passa un sentiero sterrato che porta a Pregassona bassa (si tratta dell'ex tracciato della ferrovia Lugano-Cadro-Dino, ndr). Eravamo entrambe al lavoro, quando ci ha chiamate nostro padre per dirci che la Nina aveva ingoiato un pezzo di salsiccia con dentro veleno per topi». Ad accorgersi di quanto stava accadendo, una passante. «Una donna stava casualmente transitando da lì e ha visto che la Nina stava mangiando questa cosa ma non ha potuto levargliela proprio perché era all'interno, però è riuscita a spaventarla e si è allontanata dal resto della salsiccia. È stata lei ad avvisare nostro padre, che stava lavorando a metà orto, e a quel punto lui ci ha chiamate: siamo subito venute a casa, abbiamo preso la Nina e l'abbiamo portata dal nostro veterinario. Siamo stati molto fortunati che questa signora se ne sia accorta. Se non fosse stato per lei, sarebbe potuta andare molto peggio».

Salva grazie a una pronta reazione

Una volta venute a conoscenza dell'accaduto, Marinella e Wanda sono quindi subito intervenute. E una pronta reazione in casi come questi fa la differenza. «No, la Nina per fortuna non è stata male, anche perché abbiamo reagito molto velocemente. Se si interviene entro un'ora dall'ingerimento si possono somministrare al cane dei medicamenti per indurre il vomito e così è stato. Poi ha dovuto prendere delle altre medicine per tre giorni, ma niente di che per fortuna». La cagnolina sta quindi benone, ma qualcosa nella sua quotidianità è cambiato: «La portiamo all'orto in modo un po' più limitato rispetto a prima, con una museruola e la teniamo più d'occhio».

'Forse ha disturbato qualche vicino di casa'

Chi abbia tentato di fare del male a Nina e per quale motivo resta per ora un mistero. «Ci siamo fatte parecchi pensieri a riguardo – svelano le sorelle –. Potrebbe essere una persona che non ama gli animali e che magari ha agito così già altre volte. Ma il nostro orto è recintato e questo boccone è stato buttato all'interno, non è stato lasciato sul sentiero comunale come di solito tendono a fare questi malati di mente. Quindi era proprio indirizzato a lei. Per questo, l'ipotesi forse più plausibile è che la Nina, che ama giocare e abbaia tanto, possa aver disturbato qualche vicino di casa». Sia come sia, Wanda e Marinella andranno alla Polizia comunale a sporgere denuncia: «È importante. È molto grave che succedano queste cose. Inoltre si tratta di una zona dove purtroppo queste cose sono capitate anche altre volte. Sono stati trovati bocconi avvelenati ai bordi strada o sotto le siepi. Ed è una zona molto battuta, passano tantissimi cani da lì. Bisogna prestare la massima attenzione».

La veterinaria cantonale aggiunta: 'Se potete, portate le prove'

Abbiamo contattato le polizie Cantonale e Comunale di Lugano per capire se alla luce di questi ultimi casi sia in atto un trend di aumento dei casi, ma non è stato possibile ottenere statistiche a riguardo: le denunce per bocconi avvelenati rientrano sotto il cappello generale dei maltrattamenti degli animali e pertanto non vi sono cifre specifiche a riguardo. «Quando ci vengono riferite queste situazioni diamo sempre l'indicazione di rivolgersi alla Polizia cantonale o direttamente al Ministero pubblico» consiglia comunque Chiara Menegatti, veterinaria cantonale aggiunta alla quale abbiamo chiesto qualche consiglio. «Appena si ha il sospetto che il proprio animale domestico abbia assunto una sostanza tossica, bisogna sempre rivolgersi al veterinario di fiducia o a quello di picchetto se capita durante festivi o fuori dall'orario di lavoro. Se si hanno le prove che si sia trattato di avvelenamento, queste sono sempre da prendere e da portare con sé, affinché il veterinario possa avanzare delle ipotesi più circostanziate sui principi attivi utilizzati».

Dal veleno per roditori alla stricnina

Le cause e conseguentemente le terapie possono infatti essere anche molto diverse a seconda della sostanza. «Le più frequenti sono i veleni per roditori, classicamente anticoagulanti, che possono portare al decesso per dissanguamento. È una brutta morte, perché spesso il sanguinamento inizia dai polmoni o da altri organi interni. Gli animali possono sviluppare poi difficoltà a respirare o perdite di sangue dal naso, dalla bocca, dall’ano. A seconda degli anticoagulanti, possono passare da poche ore a diversi giorni tra l’avvelenamento e il decesso: quando vediamo questi sintomi può darsi quindi che il veleno sia stato assunto da poche ore o da giorni». Altre sostanze, come stricnina, metaldeide o altri alcaloidi possono causare più spesso sintomi neurologici: «Hanno azione immediata e sono letali in un’altissima percentuale di casi. I sintomi sono neurologici: l’animale sbava, vomita, fatica a muoversi». Menegatti ricorda inoltre che sono numerosi i casi di avvelenamento non per dolo, ma per incidente. «Capita ad esempio con il liquido anti-gelo: ha un sapore molto dolce e a cani e gatti piace molto, ma causa danni renali molto gravi che possono portare alla morte». Chi utilizza sostanze tossiche, quindi, deve assicurarsi che non vi sia pericolo per gli animali, ad esempio collocandoli in modo adeguato e inaccessibile.

Tornando ai bocconi avvelenati, la veterinaria ci ricorda che «abbandonare sostanze pericolose per l'animale è un reato, punito dall'articolo 26 della Legge sulla protezione degli animali con pene detentive anche fino ai tre anni o pene pecuniarie».