Vivi Breganzona ha dato mandato a uno studio esterno per analizzare la vivibilità del quartiere, chiedendo al Municipio di intervenire nelle criticità
Se si pensa ai quartieri problematici della grande Lugano, Breganzona non è certamente il primo che viene in mente. Eppure, anche in collina di cose da migliorare ce ne sarebbero. E il Municipio non starebbe facendo a sufficienza. Ne è convinto Rolf Endriss, presidente di Vivi Breganzona. «Abbiamo un po' la percezione che qui ci sia la nostra tana, ma che il nostro tempo libero lo trascorriamo fuori dal quartiere. Durante il lockdown abbiamo riscoperto il chilometro zero, ma allo stesso tempo ci siamo resi conto delle lacune sul territorio e di quanto potrebbe offrire di più rispetto a oggi». Per questo, l'associazione nata dopo l'aggregazione con Lugano per valorizzare l'ex comune ha voluto analizzare gli ambiti dove si potrebbe fare di più, dando mandato allo studio Comal.ch. «Desideravamo avere un'analisi più 'scientifica', con basi solide per avviare un dialogo con il Municipio».
«Negli ultimi decenni c'è stato un importante sviluppo edificatorio, ma per gli spazi comuni si è fatto poco – osserva Endriss –. Non si vive più il paese: è diventato una periferia, un dormitorio anche se è un'espressione che non amo. Un centro paese vero e proprio non c'è, come non ci sono una piazza né i presupposti per creare gli incontri, il dialogo quotidiano al di fuori degli eventi». E in effetti, proprio il nucleo di Breganzona e la piazza Chiattone sono risultati uno dei luoghi più critici secondo lo studio sotto diversi punti di vista: protezione e sicurezza, comfort, vivibilità. Criteri cardine applicati ai principali spazi pubblici del quartiere, che sono stati tutti oggetto di sopralluoghi. Risultato? Alcuni sono stati integralmente o quasi promossi, altri solo parzialmente, e altri ancora risultano i più problematici. Oltre al nucleo, anche la zona del centro civico, le scuole elementari est e via Visano.
Per quanto riguarda protezione e sicurezza, si è tenuto conto di fattori legati al traffico, ma anche più pratici quali ad esempio i ripari contro la pioggia e il vento. Nell'ambito della vivibilità è il verde pubblico a farla da padrone, ma anche la manutenzione degli elementi che caratterizzano gli spazi pubblici. L'accessibilità è invece al centro dei criteri legati al comfort, con l'esigenza di avere spazi accessibili ad anziani, famiglie con passeggini, disabili. Per quanto riguarda il primo punto, un grosso punto critico in molti spazi è l'assenza di illuminazione, che unitamente all'assenza di attività notturne contribuisce alla percezione di scarsa sicurezza serale. Passando al verde, il giudizio "è globalmente positivo". Tuttavia, non sempre il verde è ben accessibile e fruibile, perché impervio o inadatto come in piazza Chiattone. Ma la situazione peggiore riguarda il nucleo di Biogno, che è interamente asfaltato e senza elementi verdi. Infine, l'accessibilità: "La maggior parte degli spazi presenta dei problemi". Scalini, bordature importanti, pendenze eccessive: gli ostacoli non mancano. In particolar modo, secondo lo studio risulta che quasi la metà della popolazione di Breganzona (il 48%), residente in particolare a est e a nord, non è servita da aree accessibili nel raggio di 300 metri.
Un capitolo a sé lo merita poi il bosco. «A me quest'estate è capitata una cosa mai successa – ci dice il presidente della pro loco –: vedere nei boschi di Breganzona turisti romandi o svizzerotedeschi». Anche lo studio riconosce che "è molto raro per un quartiere urbano e posizionato al centro di un agglomerato poter beneficiare di una superficie boschiva così ampia". Ottime potenzialità, per residenti e turisti, quindi. Ma? Soprattutto nel parco naturale Bosco al Perato "si è tuttavia constata una mancanza di cura negli elementi, che ne diminuiscono purtroppo l'attrattività". E i punti critici non finiscono purtroppo qui: ci sono sette parchi gioco ma la loro distribuzione sul territorio non è omogenea; non vi sono spazi dedicati alle grigliate; non vi sono servizi igienici pubblici; solo una minima parte delle ampie superfici verdi è a uso pubblico; c'è carenza di posteggi per biciclette e in generale di infrastrutture per le due ruote come ad esempio di postazioni bikesharing; non ci sono zone d'incontro, ossia dove il limite di velocità è di 20 chilometri all'ora.
Lo studio propone anche una serie di soluzioni. In primis, l'allestimento di nuovi spazi pubblici in quattro aree: via San Carlo, via Lucino/via Rovere, via Lucino/via Casarico, via al Perato. Secondariamente, il miglioramento degli spazi attuali: illuminazione in tutte le aree sprovviste, maggior accessibilità, infrastrutture per lo svago (panchine con tavoli, postazioni per il grill), più parchi gioco e posteggi per biciclette. Infine, una messa in rete delle aree verdi. Pur disponendo Breganzona già di una buona rete pedonale, questa andrebbe ulteriormente migliorata grazie a interventi puntuali, come l'aggiunta di attraversamenti pedonali. «Abbiamo fatto questo studio, non per avere uno scontro con le autorità cittadine, ma per dare credibilità alle nostre tesi – sottolinea Endriss –. È stato fatto un investimento importante, che andava fatto se desideravamo che questi argomenti entrassero nell'agenda politica del Comune. Noi cerchiamo il dialogo».
Un dialogo che l'associazione ha già cercato con l'esecutivo, che tuttavia «ha dimostrato una certa latitanza». «Abbiamo avuto un'ottima prima interazione, ma purtroppo senza alcun seguito. Abbiamo presentato delle piccole richieste, ma senza un riscontro. Come associazione non ci sentiamo molto ascoltati, come anche la commissione di quartiere, che viene a conoscenza di importanti decisioni riguardanti il territorio a giochi fatti». L'ex consigliere comunale valuta che «l'attenzione non è focalizzata in questa zona. Bisogna invece valorizzare anche le periferie, fare un cambio di paradigma: se vengono dati i presupposti per creare contatto, dialogo, movimento, automaticamente investono anche i privati con negozietti, attività, che fanno vivere il quartiere».
Di questa stimolante iniziativa nata dal basso si parlerà in un evento in streaming che Vivi Breganzona ha organizzato per domani, mercoledì 18 novembre, fra le 18 e le 19.30. Sono previsti, fra gli altri, gli interventi di diversi municipali: Marco Borradori (sindaco e capodicastero Istituzioni), Michele Bertini (vice e capodicastero Sicurezza e spazi urbani), Angelo Jelmini (capodicastero Sviluppo territoriale). «Ci aspettiamo una presa di posizione sullo studio che abbiamo fatto e poi capire se daranno seguito agli spunti emersi e se verremo coinvolti, per rafforzare questo dialogo che sembra esserci sulla carta ma è poco efficace».