Luganese

Scordio non riciclò i soldi della 'ndrangheta a Lugano

L'ex parroco di Isola Capo Rizzuto è stato tuttavia condannato in primo grado per associazione mafiosa a 14 anni e mezzo di prigione

Milioni distratti a favore della cosca (Ti-Press/Archivio)
27 ottobre 2020
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Anche i giudici del Tribunale di Crotone hanno riconosciuto che don Edoardo Scordio, 74enne ex parroco di Isola Capo Rizzuto, non ha riciclato nelle banche di Lugano i soldi che aveva ricevuto per l'assistenza spirituale agli immigrati ospitati al Care, il centro di accoglienza richiedenti l'asilo chiuso a seguito dell'operazione Jonny che nel maggio 2017 svelò le infiltrazioni della 'ndrangheta. A sostenere che il sacerdote aveva riciclato in Svizzera erano stati numerosi collaboratori di giustizia, tanto che nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere (85 gli arrestati nel maggio di tre anni fa) stava scritto che don Scordio avrebbe avuto ''la capacità di riciclare denaro (non meno di mezzo milione di euro, ndr) in Ticino tramite il fratello dimorante a Lugano''. Gli accertamenti della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro non avevano consentito di trovare riscontri ai racconti dei pentiti. I giudici del Tribunale di Crotone hanno tuttavia inflitto a don Scordio una pesantissima condanna. Il sacerdote è stato condannato a 14 anni e 6 mesi per associazione mafiosa e malversazione ai danni dello Stato. Per i giudici di primo grado il prete, che negli anni Ottanta era noto per la lotta alla 'ndrangheta, col tempo sarebbe diventato un ''mammasantissima'' affiliato al clan Arena, arrivando a distrarre a favore della cosca ingentissime somme (36 milioni di euro sui 105 milioni stanziati dallo Stato in 10 anni) destinate all'accoglienza dei migranti. Il sacerdote che dopo sei mesi di carcere è agli arresti domiciliari in un convento a Rovereto dovrà risarcire le Parti Civili, fra cui il Ministero dell'Interno e l'Associazione Libera di don Luigi Ciotti. Una ottantina le condanne per complessivi 900 anni di carcere. Fra i condannati anche Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto che gestiva il Care. Al figlioccio di don Scordio i giudici hanno inflitto 17 anni di carcere.